Lo scontro tra magistratura e governo non si spegne. Al contrario, si fa più acceso. E adesso sfocia in piazza. L’Anm ha infatti annunciato per domani, martedì 10 giugno, una mobilitazione in tre città – Milano, Roma e Bari – in risposta diretta all’accelerazione imposta dalla maggioranza sulla riforma costituzionale Nordio, che punta alla separazione delle carriere tra giudici e pm.
A Milano, cuore simbolico della protesta, i magistrati si ritroveranno in toga e coccarda tricolore, sulla scalinata del Palazzo di Giustizia di Porta Vittoria alle 15.30, con una copia della Costituzione in mano. Un gesto pubblico, teatrale e diretto. All’evento dal titolo “Riformare la magistratura per non riformare la giustizia?” parteciperà il presidente dell’Anm Cesare Parodi. Seguirà, alle 16, un’assemblea nell’Aula Magna Galli-Alessandrini, coordinata dalla giornalista del Sole 24 Ore Raffaella Calandra, a cui parteciperanno il presidente della Giunta milanese dell’Anm Maurizio Ascione, gli interventi dei professori Gian Luigi Gatta ed Enrico Grosso, quindi del presidente Unione nazionale Camere civili Alberto Del Noce e del segretario dell’Associazione nazionale forense Giampaolo Di Marco. Modera la giornalista del Sole 24 Ore Raffaella Calandra.
A Roma, invece, appuntamento alle ore 16 nell’aula Europa della Corte d’appello, con la presenza del segretario generale dell’Anm Rocco Maruotti. Prevista l’introduzione della presidente della Giunta Anm di Roma Daniela Rinaldi, quindi i saluti del presidente della Corte d’appello Giuseppe Meliadò e del procuratore generale Giuseppe Amato. Fra gli interventi quelli del giornalista Lirio Abbate, dello scrittore Giancarlo De Cataldo, del regista Andrea Segre e dei professori Roberta Calvano, Filippo Donati, Agostino Giovagnoli, Enrico Mezzetti e Roberto Zaccaria. Modera la giornalista di Repubblica Conchita Sannino.
«Sono eventi importanti – spiega Cesare Parodi, presidente dell’Anm – perché non siamo solo magistrati a parlare. Abbiamo invitato personaggi del mondo accademico, dell’avvocatura e della cultura per aprire un dibattito ai cittadini. Non strettamente legato solo ai temi della riforma, ma anche al ruolo della magistratura nel Paese e all’immagine che essa proietta». «In gioco – aggiunge Parodi – non c’è il destino della magistratura, ma un modello di giustizia».
Parodi è poi netto nel criticare la linea scelta dal Governo: «Prendiamo atto di questa accelerazione sulla riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario, che secondo noi rappresenta qualcosa di diverso rispetto alle prassi parlamentari. È non usuale la decisione della maggioranza di premere sull’acceleratore rinunciando al dibattito». Non mancheranno le voci dei magistrati in tirocinio, «perché – scrive il direttivo Anm – la giovane magistratura è quella più esposta potenzialmente al peso di questa riforma».
Lo scontro con Carlo Nordio, ministro della Giustizia, è ormai diretto. E la partita, anche mediatica, si giocherà nelle prossime settimane. «Il dato di un sondaggio che indica il 59% di favorevoli alla riforma non ci fa piacere, ma la partita è ancora aperta – dice Parodi -. Formalmente la campagna referendaria non è ancora iniziata, ci sarà il momento per cercare di convincere. Non sono preoccupato, ma particolarmente impegnato».
In un documento approvato a maggioranza nella giornata di ieri dalla Giunta esecutiva centrale, l’Anm lancia l’allarme su quanto sta accadendo: «Siamo consapevoli che il cammino è ancora lungo. Il tema è complesso: occorre contrastare non solo cadute deontologiche individuali, ma anche i meccanismi culturali e giuridici che possono favorirle, per recuperare la fiducia dei cittadini e respingere i molteplici attacchi strumentali diretti a delegittimare la giurisdizione».
L’Associazione rivendica di non essere rimasta inerte: «Abbiamo intrapreso un percorso di rinnovamento, passato anche attraverso l’irrogazione di numerose sanzioni per le violazioni previste dal Codice etico, e oggi proseguito con il mandato alla Commissione modifiche statutarie di elaborare le proposte necessarie a raccogliere le sollecitazioni pervenute dal collegio dei probiviri uscenti».
Particolarmente delicato il nodo delle nomine. «È il tema più scivoloso, ma non esaurisce la questione, rappresentata dal rapporto di ciascun magistrato con la propria carriera – si legge nel documento -. Se alcuni aspetti possono essere risolti dal legislatore con norme primarie, o dal governo autonomo con la normativa secondaria, altre sollecitano il senso di responsabilità di ognuno di noi».
In concreto, l’Anm dà mandato alle Commissioni Testo Unico Dirigenza e Ordinamento Giudiziario di elaborare proposte. E invita i consigli giudiziari a garantire «la massima trasparenza e pubblicità dei lavori, curando che la segretezza permanga solo nei casi obiettivamente giustificati».
La battaglia, dunque, si gioca su due piani: uno tecnico e interno alla magistratura, l’altro pubblico e politico. L’obiettivo dichiarato è chiaro: «Evitare che il confronto delle idee si trasformi in logiche di appartenenza e di clientela, nonché di impedire qualsiasi collateralismo politico».
lunedì, 9 Giugno 2025 - 12:41
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