Roma, quei corpi di mamma e figlia ancora senza nome a Villa Pamphili: diffuse foto di tatuaggi, speranze dal Dna


Quei corpi non hanno ancora un nome. E la polizia, nel tentativo di uscire dallo stallo in cui l’indagine si è arenata, ha pubblicato anche sui propri canali social le foto di quattro tatuaggi. Sono quelli che la donna trovata morta insieme alla figlioletta nel parco di Villa Pamphili, a Roma, portava impressi sulla pelle. Un appello visivo rivolto a chiunque possa riconoscerli. Le prime segnalazioni sono arrivate al numero di emergenza 112, ora sono al vaglio della Squadra Mobile.

Ma c’è anche un’altra strada che le indagini stanno imboccando e che potrebbero rivelare l’identità di madre e figlia, trovate morte sabato scorso nel parco: il profilo del Dna di madre e figlia è stato isolato, le impronte digitali sono state prelevate. Questo materiale è stato inviato alle banche dati estere nella speranza che un riscontro salti fuori. Si punta verso l’Est Europa o la Scandinavia.

L’unico punto fermo al momento è che quei due corpi appartengono a mamma e figlia, il Dna lo ha confermato. Una certezza genetica che però lascia aperto ogni altro interrogativo. I loro nomi restano ignoti, così come la provenienza e la storia che le ha condotte fino a quel prato nascosto nel verde.

Gli esami sul corpo della donna, tra i 20 e i 30 anni, alta un metro e 64 centimetri, capelli chiari e 58 chili di peso, non hanno rivelato ferite evidenti. Potrebbe essere morta per overdose, forse diversi giorni prima che venisse ritrovata completamente nuda, coperta solo da un sacco nero. La neonata, invece, sarebbe spirata dopo la madre: i primi risultati dell’autopsia parlano di morte per soffocamento. Strangolata, probabilmente, da qualcuno che le conosceva. Forse lo stesso uomo visto da alcuni testimoni nella zona. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, madre e figlia vivevano all’interno della Villa, facendo affidamento su giacigli di fortuna. A contatto con una comunità di senzatetto che popola quella zona di Roma – un gruppo eterogeneo di circa 40 persone censite, a cui si aggiungono decine di presenze non registrate.

Tre minorenni hanno raccontato di aver notato un uomo, con un cappellino a visiera, aggirarsi tra i viali del parco con in braccio un fagotto. Un dettaglio che coincide con quanto riferito da una donna che ha assistito alla stessa scena da dentro la propria auto. Elementi che la polizia considera attendibili e che ha inserito nel mosaico dell’indagine. Non si esclude che l’autore della morte della bambina possa essersi tolto la vita nelle ore successive, e gli investigatori stanno controllando tutte le segnalazioni di suicidio registrate in quei giorni. L’inchiesta, formalmente aperta per duplice omicidio aggravato, resta ancora senza indagati, mentre proseguono i sopralluoghi degli agenti della Scientifica a Villa Pamphili, alla ricerca di ogni traccia utile.

L’ipotesi che la tragedia sia maturata in un contesto di disagio estremo è sempre più concreta. E con essa cresce l’allarme per le condizioni in cui versa il parco storico. Marco Doria, discendente della famiglia nobiliare a cui appartennero i terreni della villa, ha affidato la sua rabbia a parole dure: «Vedere questo posto legato a fatti così tragici mi spezza il cuore. C’è abbandono, degrado, una totale mancanza di controllo». Doria era stato nominato nel 2018 presidente del Tavolo per la riqualificazione delle ville storiche. «Avevo istituito un mio ufficio proprio qui, a mie spese. Chiesi telecamere, un presidio costante, ma mi dissero che non c’erano fondi. Oggi tutto è chiuso, abbandonato». Poi racconta lo scenario notturno: «Prostituzione, tossicodipendenza, accampamenti abusivi nelle serre, rifiuti ovunque. Sotto al ponte che collega le due parti della Villa vive chiunque. È uno scempio, e tutto questo contribuisce a creare un terreno fertile per tragedie come quella avvenuta».

Intanto, la politica reagisce. Alessio D’Amato, segretario romano di Azione, insieme ai consiglieri capitolini Flavia De Gregorio e Antonio De Santis, ha presentato una mozione in Consiglio comunale chiedendo un piano urbano per la sicurezza h24 nei parchi della città. Una risposta, tardiva forse, a un dramma che ha mostrato le crepe profonde nella rete di assistenza e controllo di un luogo che dovrebbe essere rifugio e bellezza, e che invece oggi è teatro di un duplice delitto ancora senza colpevole. E senza nome.

mercoledì, 11 Giugno 2025 - 09:45
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