Dalla Cisl al Governo: Sbarra scelto da Meloni come nuovo sottosegretario al Sud

Luigi Sbarra
Luigi Sbarra

La notizia ha già fatto storcere il naso a qualcuno. La premier Giorgia Meloni ha proposto l’ex segretario della Cisl, Luigi Sbarra, come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega al Sud, una delle aree più delicate dell’agenda politica nazionale, da tempo orfana di una guida dedicata dopo l’uscita di Raffaele Fitto per Bruxelles. Lui, già nel pomeriggio, a Palazzo Chigi, ha già affrontato la cerimonia di giuramento.

«Ora forse è più chiaro il motivo per cui si schierò con forza per il no al salario minimo due anni fa», attacca sui social il deputato Arturo Scotto capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera. Gli fa eco su X la deputata e vicepresidente del M5S Chiara Appendino: «La nomina dell’ex leader Cisl Sbarra a sottosegretario al Sud è sconcertante. Un ‘premio fedeltà’ per la connivenza a un Governo che sta passando nel tritatutto i diritti dei lavoratori. Dopo anni di allenamento siamo certi che eseguirà alla lettera gli ordini di Giorgia Meloni».

Sessantacinque anni, calabrese di Pazzano (un piccolo centro della Locride), Sbarra ha ha lasciato la segreteria della Cisl il 12 aprile, per raggiunti limiti d’età. È cresciuto dentro il sindacato, partendo dal basso. Da giovane alternava il lavoro in uno studio tecnico con l’attività di formatore nei corsi regionali per operai forestali. Proprio lì, a contatto con quei lavoratori, ha incrociato la Fisba, la federazione Cisl che organizzava braccianti e idraulico-forestali, e non ne è più uscito. Negli anni Ottanta e Novanta è stato il volto sindacale più riconoscibile in Calabria. Tra i dossier che lo hanno visto protagonista: il Patto territoriale della Locride, il Contratto d’area di Gioia Tauro, gli accordi per le aree industriali reggine e le Saline Ioniche.

Nel 2009 è stato chiamato a Roma nella segreteria confederale, dove ha seguito industria, terziario, trasporti, contrattazione e rappresentanza. Sono stati gli anni del dopo crisi, in cui il sindacato ha cercato un nuovo equilibrio con il governo e le imprese. Sbarra si è distinto per un approccio pragmatico, spesso meno rigido rispetto ad altri fronti sindacali. Nel 2015 ha guidato la Fai-Cisl, la federazione di agricoltura e ambiente, occupandosi di forestazione, pesca, consorzi agrari, difesa del suolo e rinnovo dei contratti nazionali. È stato uno dei primi a parlare di “forestazione produttiva e protettiva”, una visione che ha cercato di unire lavoro e sostenibilità.

Nel 2018 è stato eletto segretario generale aggiunto della Cisl, raccogliendo da Annamaria Furlan le deleghe più “pesanti”: lavoro, industria, contrattazione. Si è opposto al salario minimo legale e ha puntato sull’estensione e l’adattamento della contrattazione ai nuovi lavori emergenti, dallo smart working ai rider. Durante la pandemia, è stato tra i protagonisti dell’elaborazione dei protocolli di sicurezza firmati con Confindustria che hanno permesso la riapertura degli stabilimenti industriali.

Nel 2021 è diventato segretario generale della Cisl. Sotto la sua guida, il sindacato ha mantenuto una linea autonoma rispetto a Cgil e Uil, anche durante i governi Conte, Draghi e Meloni. Questa differenza si è resa evidente con la scelta di non aderire allo sciopero generale del 2023, generando tensioni ma ribadendo l’identità dialogante dell’organizzazione.

A dicembre ha annunciato il passo indietro, indicando Daniela Fumarola come sua possibile successora, poi confermata dal Consiglio Generale della Cisl. Ma il suo nome è tornato presto nel dibattito pubblico: Giorgia Meloni lo ha chiamato al governo per affidargli la delega al Sud, una responsabilità che lo ha riportato al cuore della sua Calabria. La sfida, ora, è quella di trasformare in politiche di governo le battaglie che per decenni ha portato avanti dal fronte sindacale.

 

giovedì, 12 Giugno 2025 - 19:53
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