Napoli, cambia il modo di partecipare al processo per chi ha subito un reato: nasce la camera d’ascolto protetta

Il Tribunale di Napoli intitolato al giudice Alessandro Criscuolo

Fino a oggi, chi subiva un reato e partecipava a un procedimento penale poteva essere costretto a farlo in condizioni ambientali e psicologiche spesso non adeguate: a stretto contatto con l’imputato o coi suoi familiari, senza spazi riservati, senza la possibilità di un supporto tecnico e umano all’altezza della delicatezza della situazione.

Ora, nella Corte d’Appello di Napoli, nasce uno strumento pensato per interrompere questo limite strutturale: una camera d’ascolto protetta per le vittime di reato, realizzata grazie a un protocollo d’intesa firmato giovedì 12 giguno dalla Corte d’Appello, dalla Procura Generale e dalla Fondazione Pol.i.s.. L’obiettivo è offrire «un ambiente protetto e rispettoso della dignità personale, in attuazione dei principi sanciti dalla direttiva 2012/29/Ue del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea», si legge nella nota ufficiale che accompagna l’accordo.

Lo spazio, accessibile e riservato, sarà a disposizione non solo delle vittime, ma anche dei loro familiari e di chi è legato da un vincolo affettivo alla persona offesa, in tutti i casi in cui si ritenga necessario fornire supporto. La camera consentirà inoltre di seguire i procedimenti da remoto — tramite videoconferenza — senza la necessità di essere presenti fisicamente in aula, evitando ogni contatto diretto con l’imputato.

«La camera d’ascolto rappresenta un presidio fondamentale per la tutela dei diritti delle persone, innanzitutto quelle vulnerabili, in particolare vittime o testimoni in ambito penale. Il nostro compito, come magistratura, non è soltanto quello di accertare i fatti, ma anche di garantire che il processo si svolga nel rispetto della dignità e dell’integrità psicologica di tutti i soggetti coinvolti», ha spiegato Maria Rosaria Covelli, presidente della Corte d’Appello di Napoli. «Grazie alla camera d’ascolto, si potranno condurre audizioni protette in ambienti sicuri e accoglienti. Ciò consente di ridurre il rischio di vittimizzazione secondaria e di ulteriori sofferenze, evitando che si debba affrontare il processo in condizioni emotivamente insostenibili – ha aggiunto Covelli -. La camera d’ascolto non è solo uno spazio fisico, ma il simbolo di un approccio culturale che mette al centro la persona, soprattutto quando si tratta di soggetti fragili. Il nostro impegno è quello di assicurare che ogni voce possa essere ascoltata».

Sulla stessa linea anche il procuratore generale Aldo Policastro: «L’iniziativa si colloca nella cornice di una giustizia più attenta alla persona. Garantire alle vittime un luogo sicuro in cui essere ascoltate, e fornire loro assistenza, significa rendere il processo penale più equo, accessibile e sensibile. È un impegno che deve vedere unite tutte le componenti della giurisdizione».

Ha partecipato alla firma anche la Fondazione Pol.i.s., da anni impegnata nell’accompagnamento dei familiari delle vittime innocenti della criminalità. «Questa firma conferma la volontà della fondazione di essere al fianco delle vittime non solo nella memoria, ma anche nel percorso difficile della giustizia – ha commentato il presidente don Antonio Palmese -. Offrire loro ambienti protetti e professionisti formati è una forma di tutela che contribuisce a ricostruire fiducia nelle istituzioni e rafforza il diritto a una giustizia realmente inclusiva».

La camera sarà collocata negli ambienti della Corte d’Appello e dotata di un sistema di osservazione e ascolto a distanza, nonché di tutte le tecnologie necessarie per permettere la partecipazione da remoto delle vittime ai momenti rilevanti del processo.

Un’iniziativa che è una scelta di metodo e cultura giuridica. Non modifica i ruoli processuali, ma cambia il modo in cui si può stare nel processo, garantendo condizioni più giuste e rispettose per chi ha già subito un’offesa.

domenica, 15 Giugno 2025 - 00:57
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