Cinquantacinque iscritti a parlare, in larga maggioranza delle opposizioni, per una discussione generale (che proseguirà la prossima settimana) su una delle riforme più contestate dalle magistratura e dal centrosinistra. Oggi in Senato è arrivato il testo di legge che, tra le altre cose, prevede la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, testo già approvato in prima lettura dalla Camera. La seduta si aperta con la bocciatura delle tre questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni, poi via alle discussioni su un provvedimento che arriva senza mandato al relatore e su cui la maggioranza starebbe pensando al «canguro», strumento parlamentare che accorpa gli emendamenti dal contenuto analogo, consentendo quindi di «saltarne» molti.
«La Commissione che presiedo non è stata nelle condizioni di concludere l’esame del provvedimento e di votare il mandato al relatore, stante l’alto numero di emendamenti ancora da esaminare» ha spiegato in aula il presidente della Commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, che respinge le critiche dell’opposizione sulla strozzatura dei tempi: «Voglio ricordare all’Assemblea che questo provvedimento è stato incardinato il 29 gennaio e che si sono tenute 32 sedute di Commissione e 6 di Ufficio di Presidenza, sono stati auditi 29 soggetti in 6 sedute, si è svolta la discussione generale, anche questa nel corso di 6 sedute, con 27 interventi più le repliche del relatore e del rappresentante del Governo, e sono stati presentati 1.363 emendamenti e 7 ordini del giorno. Nel corso dell’illustrazione degli emendamenti si sono svolti ben 122 interventi nell’arco di 7 sedute e circa 250 interventi in dichiarazione di voto nell’arco di 17 sedute, per un totale di 211 votazioni. Nonostante questo lavoro molto intenso della Commissione, purtroppo, come dicevo prima, non siamo riusciti a concludere l’esame e quindi non è stato conferito il mandato al relatore».
In larghissima maggioranza il contenuto degli interventi è stato di censura al testo. Il senatore del Partito democratico, Marco Meloni, ha annunciato il voto contrario alla riforma perché «quella che discutiamo oggi» «non risolve nessuno dei veri problemi della giustizia: né i tempi infiniti dei processi, né la carenza di organico, né la drammatica situazione delle carceri». «Quella che discutiamo oggi – ha incalzato Meloni – non è una riforma della giustizia: è una riforma contro la magistratura», è il primo tassello di un «disegno chiaro: da tempo la destra sogna un super pm. Oggi lo crea, domani proverà a piegarlo al volere del governo. La conseguenza è la riduzione della libertà dei cittadini». «Con questa riforma costituzionale volete comprimere l’autonomia del potere giudiziario, mentre il potere legislativo lo state già svuotando con prassi che ci hanno condotto a un monocameralismo di fatto e all’immodificabilità in Parlamento di provvedimenti fondamentali, a partire dalla legge di bilancio – ha detto rivolgendosi alla maggioranza -. È evidente ciò che volete fare: ridurre tutti i poteri dello Stato a vantaggio dell’esecutivo». Il senatore Pd Filippo Sensi parla di «un regolamento di conti che somma alla lunga durata del risentimento nei confronti di quello che un tempo si chiamò arco costituzionale, la carica eversiva, lo dico dal punto di vista etimologico, degli anni del berlusconismo nei quali peraltro è maturata l’azione e la formazione politica di gran parte dei leader della attuale destra al governo e della sua classe dirigente, al netto delle solide radici sprofondate a Via Sommacampagna, a Pontida o a Macherio». «Sorprende – conclude Sensi – che la Lega ormai terza forza di maggioranza e orfana della autonomia, ma anche Fratelli d’Italia, con la premier sì, ma tuttora senza premierato, lascino iscrivere nel segno del berlusconismo l’unico risultato possibile di una legislatura che, nelle intenzioni voleva essere costituente», e che «invece non lascerà – meglio eh – traccia alcuna nella vita minuta e concreta delle persone, se non questo tardivo omaggio a Berlusconi, perché di questo, e solo di questo, stiamo parlando qui oggi. A Silvio. Non leopardiano, ma, mi consenta, gattopardesco».
Il capogruppo in Senato del Movimento 5 Stelle Stefano Patuanelli accusa: «Separare le carriere significa trasformare il Pubblico ministero nell’avvocato dell’accusa. Ma lo Stato non è una parte privata. La sua funzione in un processo penale è quella di accertare la verità, non ottenere una condanna a ogni costo». «Questa riforma non risolve i problemi della giustizia, anzi rischia di aggravarli. Fa parte di un disegno più ampio: pezzo dopo pezzo, si vuole concentrare il potere in poche mani. Il premierato, la separazione delle carriere, il possibile controllo politico sull’azione penale e, magari, in futuro, l’elezione del Pubblico ministero sul modello americano, compongono un mosaico inquietante», ha concluso Patuanelli. Elisa Pirro, senatrice M5S, ha lanciato un secco «Vergognatevi» dopo un lungo elenco dei problemi della giustizia e delle carceri a suo avviso non affrontati dal governo. «Ma come fate a guardarvi allo specchio quando state per votare un provvedimento dettato 40 anni fa dalla Loggia P2 di Licio Gelli? Ma che idea avete della repubblica e della democrazia? Voi pensate solo all’autoritarismo, l’accentramento dei poteri, al ‘divide et impera’. Questo è l’obiettivo principe di questi provvedimenti che definirei ‘schifezza’, se voi ci portate tutti questi provvedimenti che starebbero bene nella spazzatura non è colpa mia se non riesco che a definirli ‘immondizia’».
Di tutt’altro tenore, ovviamente, le dichiarazioni del centrodestra. Chiama in causa Giulio Cesare, invece, il senatore Fdi Sergio Rastrelli, secondo cui «possiamo dire oggi che il dado è tratto, perché con questo provvedimento di riforma costituzionale, con la separazione delle carriere, noi stiamo finalmente varando un provvedimento, certo conflittuale, certo divisivo, ma epocale; anzi: divisivo e conflittuale, perché epocale. Noi siamo consapevoli che, nel farlo, stiamo oltrepassando il Rubicone ma non il Rubicone di Giulio Cesare, il confine impalpabile che impediva l’accesso in Italia delle truppe armate, ma un Rubicone più sottile, e ancora più inquinato. Stiamo oltrepassando il Rubicone della giurisdizione mutilata». Il senatore e capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia, Pierantonio Zanettin ha dichiarato che le polemiche delle opposizioni sono «strumentali».
«Gia’ Calamandrei, con parole profetiche – ha aggiunto -, temeva che una magistratura completamente scollegata dalla realta’ istituzionale e sociale potesse diventare un corpo separato, autoreferenziale. Giovanni Leone, ex presidente della Repubblica e grande giurista, auspicava un raccordo tra potere giudiziario e vita della nazione per non correre il rischio di dare al Paese un potere giudiziario che o non fosse sufficientemente indipendente o che lo fosse al punto da restare avulso dalla vita della nazione. Siamo in piena continuita’ con quel pensiero. Le scelte di questo governo sono pienamente legittime, non hanno nulla di eversivo dell’ordine democratico, e si inquadrano in un dibattito dottrinale e politico che ha radici nella Costituzione», ha proseguito.
«Il sorteggio dei componenti del Consiglio superiore della magistratura, tanto contestato, è una soluzione necessaria. Dopo anni di tentativi falliti per superare il sistema delle correnti, questa e’ una strada seria e gia’ prevista in altri ambiti della nostra democrazia. È uno strumento nobile – ha detto ancora -, utilizzato persino nella storia di Atene e della Serenissima. Ed è già presente nel nostro ordinamento, senza alcuna obiezione costituzionale. Forza Italia e’ compatta nel sostenere questa riforma. Lo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiarito che eventuali criticità saranno affrontate nelle leggi attuative. Fermare ora questo percorso sarebbe un errore. Non ci sono motivi validi per fermare questa riforma epocale della giustizia che il Paese aspetta da troppo tempo. Per questo votiamo convintamente contro le pregiudiziali dell’opposizione», ha concluso Zanettin. Si torna in Aula mercoledì prossimo.
mercoledì, 18 Giugno 2025 - 19:46
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