Celle da 9 e più persone, soffitti umidi, droga e cellulari in circolazione. E, poi, educatori, psichiatri e guardie mancanti. È un ritratto a tinte fosche quello della casa circondariale di Poggioreale a Napoli che, ancora una volta, viene tratteggiato dopo la visita istituzionale in diversi padiglioni effettuata dal Garante campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Samuele Ciambriello, e dai componenti (sociologi ed avvocati) dell’Osservatorio regionale sulle condizioni delle persone private della libertà. «Abbiamo visitato diversi padiglioni, dall’Avellino al San Paolo, tra cui quelli dedicati ai malati e ai tossicodipendenti e la situazione è drammatica», denuncia Ciambriello al termine della visita nell’incontro coi giornalisti. «Ci sono detenuti di Serie A e di Serie B», insiste.
Su 600 detenuti tossicodipendenti, infatti, solo quelli assistiti dall’Asl Napoli 1 hanno modo di accedere a misure alternative, dato che Napoli 2 e 3 non hanno finanziamenti. Eppure, sostiene il Garante, «il diritto alla salute si dovrebbe coniugare anche con il diritto all’uguaglianza». In più, durante la visita istituzionale, Garante, avvocati e membri dell’Osservatorio hanno scoperto la presenza nel carcere di due soli psichiatri per circa 400 detenuti con patologie mentali (di cui 80 psicotici), nella piena mancanza di rispetto della delibera della Regione Campania che, indicata nella Relazione annuale del Garante, prevede un rapporto minimo di uno psichiatra ogni 500 detenuti.
A fare difetto è anche la pianta organica degli agenti della Polizia penitenziaria. «Qui dentro mancano 300 agenti, dopo le 16:00 in alcuni reparti si arriva ad un solo agente che rischia di dover guardare 150 detenuti e a 20 educatori che ne hanno in carico 2000», denuncia Ciambriello. Invece il numero dei detenuti è assolutamente in eccesso. «Poggioreale ospita oggi 2108 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di circa 1300 posti, con un tasso di sovraffollamento che supera il 160%», fa presente Ciambriello. Il surplus di detenuti si trascina dietro diverse disfunzioni, come fa notare Anna Malinconico, sociologa dell’Osservatorio: «È il numero elevatissimo di ospiti e di reclusi che rende impossibile qualsiasi forma di organizzazione, sia della prestazione sanitaria, sia assistenziale, sia degli spazi fisici». Insomma, un unico problema – il sovraffollamento – ma innumerevoli conseguenze, non solo per i detenuti. «Ogni anno vengono perse circa 1000 visite mediche prenotate, perché non ci sono agenti disponibili per accompagnare i detenuti presso le Asl», spiega l’avvocato Elena Cimmino, vicepresidente dell’associazione Il carcere possibile onlus. «Questo non solo toglie il diritto alla salute ai detenuti, ma – aggiunge Cimmino – priva anche i cittadini liberi di prestazioni, dato che il sistema di prenotazione del Cup è unico». Non è tutto. L’esiguo numero di personale in servizio si riflette anche sui colloqui detenuti-parenti. Dalle 7:30 alle 12:30 più di 600 familiari – questa mattina – erano in attesa di colloqui, a causa dell’insufficiente personale di controllo.
Altro capitolo è quello dell’introduzione nel penitenziario di stupefacenti e cellulari. «La droga entra in carcere, come fa ovunque, persino in Parlamento, e l’assenza di controlli aggrava la situazione», chiarisce il Garante. Il presidente di Antigone Campania, Paolo Conte, si è invece soffermato sull’uso improprio dell’isolamento disciplinare: «Su 18 detenuti in isolamento, solo 2 stanno scontando una sanzione». Gli altri 16 si collocano in quella nuova categoria, informale, definita da Conte come quella degli ‘incollocabili’: detenuti che non potrebbero legalmente essere allocati nelle sezioni di isolamento disciplinare e che quindi «restano in cella singola per 22 ore al giorno senza una base giuridica».
Persino chi è incaricato di tutelare i diritti delle persone detenute, con il controllo dell’esecuzione delle pene e delle misure alternative alla detenzione, si trova ad essere, ad oggi, privo di supporto. «Abbiamo 250 magistrati di sorveglianza in tutta Italia per oltre 62.000 detenuti», illustra Alessandro Gargiulo, avvocato e coordinatore del Dipartimento carceri di Movimento Forense. La sua conclusione allarmante è che «il sistema è al collasso».
L’immagine che più rappresenta la necessità di pronti provvedimenti è quella disegnata dall’avvocato Cimmino: «Abbiamo visto celle con 9 persone e neanche un ventilatore, 9 brandine di cui l’ultima in cima al soffitto umido». Insomma, il sovraffollamento causa malattia, la malattia è incurabile per problemi organizzativi, l’assenza d’organizzazione deriva dalla mancanza di personale, incapace di gestire il surplus di persone. Un circolo vizioso per uscire dal quale, dicono il Garante e i componenti dell’Osservatorio regionale sulle carceri, occorre un provvedimento urgente da parte del ministero della Giustizia prima dell’estate. La proposta più concreta, come sottolineato dall’avvocato Cimmino, resta l’approvazione della liberazione anticipata speciale, la cosiddetta “legge Giacchetti”, da troppo tempo rinviata.
giovedì, 19 Giugno 2025 - 21:34
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