«Abbiamo da fare un lavoro importante, culturale, nel Paese. Perché questa situazione rischia di minare i principi costituzionali, il principio di proporzionalità delle pene, gli automatismi… siamo al di là della legge del taglione». Così Elly Schlein, segretaria del Pd, nel corso dell’incontro “Giustizia secondo Costituzione” organizzato dal Pd a Roma ed aperto all’Unione delle Camere penali italiane, all’Associazione nazionale magistrati e al Consiglio nazionale forense. Schlein ha denunciato un clima repressivo e una giustizia che colpisce i più deboli: «La loro visione del mondo è panpenalismo – ha detto riferendosi alle politiche del centrodestra -, una giustizia forte con i deboli e debole con i forti, pugno di ferro con i deboli e ipergarantismo per gli amici e i colletti bianchi».
L’attacco al governo e a Nordio
La segretaria del Pd ha messo in discussione la coerenza del ministro della Giustizia: «Nordio ormai sembra un caso di omonimia, non sembra più quello della limitazione dei reati, della depenalizzazione. I principi garantisti sono stati rinnegati uno dopo l’altro». Critiche sono state mosse anche al decreto sicurezza, giudicato uno strumento per colpire il dissenso: «Il decreto sicurezza propone 14 nuovi reati e nuove aggravanti e riempie le carceri. Io non sopporto più l’ipocrisia di chi si riempie la bocca parlando di sicurezza e poi taglia i fondi ai sindaci». Schlein ha legato la nuova stretta repressiva al conflitto sociale: «Durante lo sciopero dei metalmeccanici i lavoratori sono stati denunciati perché protestavano. Ecco l’obiettivo del dl sicurezza: non ascoltare il grido dei lavoratori. Ora chi si lamenta viene punito».
La riforma costituzionale
Netta anche la posizione sulla riforma dell’ordinamento giudiziario: «Siamo contrari nel metodo e nel merito. La riforma non affronta i nodi e le criticità del sistema giustizia. Rischia di aggravare i problemi e di dare un colpo duro all’autonomia dei giudici. La destra non vuole separare le carriere, vuole separare le magistrature». Schlein ha accusato il governo di voler ridurre l’autonomia del potere giudiziario: «Si vuole tentare di soggiogare il potere dei pubblici ministeri al potere politico. Si tratta della stessa destra che cerca con il Premierato di creare una sorta di capocrazia».
Il segretario dell’Anm, Rocco Maruotti, ha avvertito: «Il referendum si risolverà probabilmente in un sondaggio sulla magistratura da un lato e sul Governo dall’altro. E si trasformerà in un conflitto istituzionale che nessuno dovrebbe auspicare».
La posizione dell’Ucpi
In difesa della riforma è sceso il presidente dell’Unione delle Camere penali italiane (Ucpi) Francesco Petrelli: «Questa riforma in alcun modo toglie l’autonomia o l’indipendenza della magistratura». «Quando ci sono stati diversi momenti critici di attacco dell’autorità politica alla magistratura, l’Unione delle Camere penali ha difeso l’autonomia e l’indipendenza della magistratura da quegli attacchi», ha detto Petrelli spiegando che i penalisti hanno una posizione «laica, trasversale». Petrelli ha ricordato che l’Unione ha «attaccato il governo sulle carceri, sul decreto sicurezza e non abbiamo mai fatto mancare un sostegno alla magistratura quando è stata colpita». Il presidente dell’Unione delle Camere penali ha però ricordato che «sta scritto nell’articolo 111 della Costituzione che un giudice deve essere terzo. E per essere terzo deve appartenere a un’organizzazione distinta da quella del pubblico ministero».
Le altre voci
Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, ha criticato l’impianto della riforma: «Punta a colpire il ruolo del Csm e l’assetto istituzionale della magistratura. Un Csm di soli pubblici ministeri non va nella direzione dell’equilibrio, ma di una chiusura corporativa».
Debora Serracchiani ha definito la proposta «una separazione delle magistrature, non delle carriere», mentre Michela Di Biase ha rilanciato sulla giustizia riparativa come elemento complementare, non alternativo, al sistema penale.
Sul Csm è intervenuto anche Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense: «Il sorteggio non piace a nessuno, ma dalla magistratura non c’è stata alcuna proposta alternativa. Solo il tentativo di mantenere lo status quo».
venerdì, 20 Giugno 2025 - 20:15
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