Alla leader del Pd Elly Schlein che lo accusa di aver rinnegato i principi garantisti e di aver sposato una linea giustizialista «oltre la legge del taglione», Carlo Nordio replica senza alzare i toni: «Ho stima della collega Schlein che fa bene il suo ruolo di leader dell’opposizione. Detto questo, mi rammarico che non abbia letto i miei libri. Da sempre ripeto le stesse cose: manderò i miei libri, datati del 1997, a Schlein con una dedica». Poi rilancia con fermezza i contenuti della riforma, spiegando che il confronto con l’opposizione e con le categorie interessate è stato tentato, ma senza esito: «Abbiamo ricevuto solo dei niet e siamo andati avanti».
La riforma della giustizia: «Questa è e questa rimarrà»
Dalla manifestazione Taobuk 2025, a Taormina, il Guardasigilli rivendica la legittimità politica della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, in discussione al Senato: «Il Parlamento è sovrano nel decidere cosa fare, ma questa riforma è stata voluta dagli elettori, era nel programma di governo, e l’abbiamo messa in cantiere subito». E sottolinea pure che il Governo ha cercato un «dialogo con l’opposizione, la magistratura e l’avvocatura» per provare a fare sintesi ma «ognuno la vede secondo la propria lente dei propri interessi». «Abbiamo ricevuto solo dei niet e siamo andati avanti», incalza. E avanti si andrà, senza più rispondere alle “chiamate” di chi è contrario alla riforma. «Una riforma costituzionale ha dei tempi: anche ora quelli che dicono cerchiamo di riprendere il dialogo, significa che non la vogliono in toto, non ci sarebbero i tempi. A questo punto – taglia corto Nordio – possiamo rispondere solo dicendo che questa è e questa rimarrà». Il ministro precisa, quindi, che l’obiettivo non è colpire la magistratura, ma allineare il sistema al codice accusatorio: «La riforma non è assolutamente punitiva. Tende ad attuare i principi del codice degli anni Ottanta. Abbiamo già ridotto l’arretrato secondo anche i piani predisposti per il Pnrr. Per quanto riguarda la digitalizzazione e l’informatizzazione del processo siamo a buon punto. Il confine che noi vogliamo rendere omogeneo è quello tra la Costituzione e il codice di procedura penale». Adesso non resta che attendere il corso della riforma:«Ci sono tempi definiti per la riforma della giustizia, nel senso che entro la fine dell’anno è necessario sia approvata in doppia lettura e questo avverrà. Poi ci sarà il referendum, presumo agli inizi dell’anno prossimo o massimo in primavera, perché questo vuole la Costituzione», spiega Nordio.
Responsabilità civile dei magistrati, i dubbi di Nordio
Se il Governo ha le idee chiare sulla separazione delle carriere, c’è invece più perplessità sulla responsabilità civile dei magistrati. Nordio dice di «non essere d’accordo a toccare il magistrato nel portafoglio» ma in caso «va colpito nella carriera: qualche volta deve cambiare mestiere. La responsabilità in quanto tale, chi sbaglia paga, non solo la vedo difficile o impraticabile, ma anche inutile e dannosa. E farebbe perdere serenità ai magistrati». «Nei processi – spiega – c’è una tale dialettica per cui non riesci a capire dove sia l’errore. Prendiamo il caso Garlasco, non sappiamo come finirà, ma se qualcuno ha sbagliato non possiamo sapere chi. Per di più l’attività giudiziaria è così difficile per cui l’errore è sempre in agguato. In tutti i Paesi democratici si prevede un appello o addirittura un terzo grado proprio perché la possibilità di errore esiste».
Quindi Nordio tocca altri temi, come la giustizia lenta: «La giustizia si ingolfa perché tanti processi vengono fatti a vanvera. Ma vi pare che sia possibile che il vostro sindaco (Cateno De Luca, ndr) abbia avuto 15 anni di processi per la fine a essere assolti? Che il generale Mori, che è stato un’icona dei Ros, abbia dovuto subire anni e anni di graticola? Che il processo contro Andreotti sia concluso nel nulla dopo vent’anni? E il processo Stato-mafia che è stato un fallimento totale? Quello sì ha occupato tempo, risorse e altro: allora cominciamo a dire che bisogna fare una selezione rigorosa sui reati da portare a processo». «Un bravo pm – prosegue il ministro – non manda una persona a processo se non ha una ragionevolissima probabilità di farlo condannare, altrimenti, come accaduto in tutti questi casi, crea un tale patrimonio di sofferenze e rallentamenti e paure nell’amministrazione che poi diventano uno svantaggio per tutti».
Il carcere tra rieducazione e deflazione
Nordio poi parla a lungo anche di rieducazione della pena, sottolineando il ruolo centrale che ricoprono il lavoro, lo sport e il teatro nel percorso di recupero delle persone detenute. «Quando ho lasciato la magistratura – ricorda il Guardasigilli – ho detto ai giovani colleghi che una tragedia di Shakespeare può insegnare più della lettura di un’intera biblioteca giuridica». Un riferimento che ha introdotto con naturalezza la riflessione sull’importanza delle attività artistiche, in particolare del teatro, nella dimensione penitenziaria. Nel corso del suo intervento, Nordio ha sottolineato come l’arte e la cultura rappresentino strumenti fondamentali per lo sviluppo intellettuale, etico ed emotivo dei detenuti. «L’esperienza teatrale – afferma – non solo educa, ma restituisce dignità e consapevolezza. Portare il teatro nelle carceri è una scelta che produce effetti concreti e misurabili sul piano umano e sociale». Accanto all’arte, il ministro ribadisce il valore del lavoro e dell’attività fisica come pilastri della funzione rieducativa della pena, prevista dall’articolo 27 della Costituzione. «Il lavoro è l’antidoto all’ozio e al bisogno, come ricordava Voltaire. In carcere, il rischio della solitudine e dell’inattività può condurre anche a forme di disagio psichico. Il lavoro fisico, così come lo sport, offre una via di sfogo e al contempo un’opportunità di crescita, disciplina e rispetto delle regole». «Valuto con particolare favore gli sport collettivi, come il calcio o il rugby – prosegue – che rafforzano il senso di squadra e la responsabilità reciproca». Il Ministro ha citato diverse esperienze virtuose, come laboratori musicali e rappresentazioni teatrali promosse in istituti penitenziari, oltre a progetti innovativi come la costruzione di strumenti musicali da materiali di recupero: «Ho visto realizzare violini con i legni delle barche dei migranti, un’attività di grande valore simbolico e formativo».
Brusca, Open Arms e giustizia simbolica
Nordio spende poi una riflessione sulla scarcerazione di Brusca. «I patti vanno rispettati. Se lo Stato ha fatto un patto con un criminale, do ut des, bisogna tener fede all’accordo – dice senza giri di parole -. La legge sui pentiti sulle Brigate rosse è stata fatta da noi magistrati: si prospettò la possibilità che riducendo la pena i brigatisti potessero collaborare. E in effetti ha funzionato, meglio ancora che con la mafia. Brusca è Brusca e ha ucciso Falcone, ma il fatto stesso che Falcone fosse favorevole a questa legge la dice lunga. Si è ritenuto che a un certo punto fosse conveniente per lo Stato fare questo tipo di patto e i patti vanno rispettati”, ha concluso il ministro».
Critiche vengono mosse al processo a carico di Matteo Salvini per il caso Open Arms: «Sono processi che non sarebbero dovuti nemmeno iniziare e che hanno disperso energie finanziarie, professionali, anche politiche, senza ragione. È la classica dimostrazione che si disperdono energie per dei processi inutili». Restando in tema di stranieri, Nordio spiega che «stiamo studiando un sistema per far espiare la pena ai detenuti stranieri nei loro luoghi di origine». «Sarebbe elemento di deflazione – aggiunge -. Se riusciamo a mandarne un quarto-un terzo, sarebbero 3-4 mila persone». Parlando del problema del sovraffollamento in carcere, il Guardasigilli ha spiegato anche che il governo è al lavoro su una riforma della carcerazione preventiva e della detenzione di tossicodipendenti. Sul primo tema ha detto che «dobbiamo evitare che una persona vada a espiare una pena, che spesso non merita, per la quale non c’è alcun risarcimento». Mentre, riguardo ai detenuti tossicodipendenti, conclude Nordio, «stiamo pensando a forme di detenzione attenuata presso le strutture di comunità, senza comunque concedere la libertà».
La stoccata a Md
Infine Nordio punge Magistratura democratica, che oggi aderisce al corteo contro il riarmo, a Roma. «È chiaro che ognuno ha il dritto di manifestare il proprio pensiero. Più il magistrato si espone politicamente, più perde l’immagine dell’indipendenza e quindi è un vulnus, è un male che una parte della magistratura si fa da sola partecipando a queste manifestazioni politiche. Poi se accetta questo rischio, poi non si deve lamentare se i cittadini dicono che la magistratura è politicizzata, almeno in parte».
sabato, 21 Giugno 2025 - 11:28
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