Disastro del Faito, parte l’incidente probatorio: pool di periti al lavoro dal 7 luglio. Il sopravvissuto ascoltato dai pm

di Marco Cesario

Adesso non resta che attendere. Questa mattina si è aperta a fase più delicata e tecnica dell’inchiesta sulla strage del Faito, costata la vita a quattro persone: il giudice per le indagini preliminari Luisa Crasta del Tribunale di Torre Annunziata ha ufficialmente i periti di accertare le cause del disastro nell’ambito di un incidente probatorio. Al lavoro, per ricostruire le cause che hanno portato al crollo di una delle due cabine della Funivia, ci sarà un collegio di esperti composto da Antonio Formisano, ingegnere strutturista, Paolo Pennacchi, ingegnere meccanico, e Fabiano Querceto, specialista in informatica forense. I rilievi tecnici inizieranno nei prossimi giorni e si concentreranno sulla testa fusa e sui cavi dell’impianto, mentre le operazioni informatiche partiranno il 4 luglio. Il 7 luglio è prevista l’apertura dei sopralluoghi sul luogo del disastro, che saranno effettuati in maniera contingentata a causa delle condizioni di pericolosità segnalate dai vigili del fuoco. Ai lavori prenderanno parte anche consulenti di parte dei 26 indagati: tra i consulenti figura anche il professore Antonello De Luca, già noto per aver seguito le perizie sulla tragedia del Mottarone. Nel corso dell’udienza per il conferimento dell’incarico peritale, i pubblici ministeri Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio hanno depositato una nota ufficiale che evidenzia i rischi presenti nell’area dove si è verificato l’incidente.

I prossimi passaggi
Il primo incontro operativo si svolgerà il primo luglio nel dipartimento di ingegneria di via Claudio, a Napoli, nell’aula Manfredi. Saranno presenti i periti nominati dalla procura, Nicola Augenti e Renato Esposito, insieme ai consulenti degli indagati e ai legali delle parti coinvolte. Le operazioni sul posto proseguiranno per almeno 90 giorni, termine entro il quale è prevista la consegna della relazione finale, che dovrà fare chiarezza su quanto accaduto. Il giudice ha fissato anche un’udienza intermedia, durante la quale verrà fatto il punto sullo stato degli accertamenti eseguiti e su quelli ancora da svolgere.

La voce della famiglia Suliman
A seguire da vicino ogni fase dell’inchiesta c’è anche la famiglia Suliman. Thabet Suliman, unico sopravvissuto alla tragedia e tuttora ricoverato all’ospedale del Mare di Ponticelli, ha riportato gravi traumi agli arti inferiori e ha già subito cinque interventi chirurgici. «Ci siamo affidati pienamente nelle mani delle autorità giudiziarie italiane e siamo sicuri che i responsabili verranno individuati», ha dichiarato oggi in tribunale Mohammead Suliman, fratello maggiore di Thabet e della giovane Janan, deceduta nell’incidente. Mohammead, presente insieme all’avvocato di famiglia Hilarry Sedu, ha voluto ringraziare il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro, Ciro Verdoliva, per il supporto ricevuto: «Li ringrazio per lo sforzo che stanno facendo: nel nostro Paese non possiamo tornarci perché è in corso una guerra».

La testimonianza del sopravvissuto
Thabet Suliman, il ragazzo palestinese rimasto gravemente ferito, è stato ascoltato dagli inquirenti nei giorni scorsi. Inizialmente non ricordava nulla dell’accaduto, ma i ricordi stanno tornando gradualmente. Nel colloquio con i magistrati, assistito dall’avvocato Hilarry Sedu, il giovane ha ricostruito quanto avvenuto fino al momento in cui la cabina si è fermata per poi precipitare. Il fratello Mohammead ha spiegato che Thabet è ancora provato psicologicamente e si sente responsabile per la morte della sorella, nonostante la dinamica dei fatti non lasciasse margini d’azione ai passeggeri: «Sa che la sorella non c’è più e si sente in colpa per non averla protetta, anche se lì c’era ben poco da fare».

lunedì, 23 Giugno 2025 - 22:31
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