Fare la spesa costa, lo conferma l’Istat che nell’ultimo rapporto evidenzia un’inflazione in crescita. I dati diffusi oggi dall’Istituto fotografano un rincaro generalizzato che, pur contenuto, continua a pesare soprattutto sui generi alimentari e sui beni di prima necessità, alimentando la preoccupazione di famiglie e consumatori.
L’ultima rilevazione di giugno 2025 mostra un’inflazione in lieve risalita, con il tasso annuo che si porta all’1,7% rispetto all’1,6% di maggio. L’indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un incremento dello 0,2% su base mensile. La dinamica tendenziale dell’indice generale, spiega l’Istat, è influenzata principalmente dall’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari, sia lavorati che non lavorati. In particolare, i prodotti freschi passano da un +3,5% a un +4,2%, mentre quelli trasformati salgono dal +2,7% al +3,0%.
Non si tratta solo di alimentari. Anche i servizi legati ai trasporti vedono un rincaro, con i prezzi che passano da un +2,6% a un +2,9%, contribuendo all’inflazione di fondo, che esclude dal calcolo beni energetici e alimentari freschi, salita al +2,1% dal +1,9% di maggio.
Più in generale, la crescita dei prezzi dei beni si accentua, seppur lievemente, dallo 0,8% all’1%, mentre quella dei servizi passa dal 2,6% al 2,7%. Il differenziale tra l’inflazione dei servizi e quella dei beni si riduce leggermente, portandosi a +1,7 punti percentuali rispetto ai +1,8 del mese precedente.
Il caro spesa colpisce il carrello della spesa
A pesare maggiormente sui bilanci familiari è il cosiddetto “carrello della spesa”, cioè la categoria che racchiude beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Anche qui si registra un rincaro, con i prezzi che salgono dal +2,7% al +3,1%. L’Istat sottolinea che sono in crescita anche i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, quelli cioè più abitualmente presenti nei carrelli degli italiani, che passano da un +1,5% al +2,1%.
Rincari che non vengono controbilanciati dai prezzi del comparto energetico, in flessione. In particolare, i beni energetici regolamentati vedono un forte rallentamento, passando da un +29,3% a un +22,7%, mentre la componente non regolamentata amplia il calo dal -4,3% al -4,6%. Complessivamente, i prezzi del comparto energetico su base annua scendono del 2,5%, accentuando la flessione rispetto al -2,0% registrato a maggio.
Nonostante questo, l’inflazione di fondo cresce e secondo le stime preliminari, quella acquisita per il 2025 si attesta a +1,4% per l’indice generale e a +1,8% per la componente di fondo. Anche l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che consente confronti su scala europea, si mantiene stabile: +0,2% su base mensile e +1,7% su base annua.
I consumatori: “Allarme caro vita”
La fotografia scattata dall’Istat accende l’allarme tra le associazioni dei consumatori, che tornano a denunciare come il peso crescente della spesa alimentare incida sulle famiglie, soprattutto quelle a basso reddito. L’aumento del carrello della spesa, che supera il 3%, viene percepito immediatamente dai cittadini, a fronte di stipendi che non crescono in modo proporzionale.
A contribuire al quadro inflazionistico, oltre ai prezzi degli alimentari, anche l’aumento dei servizi legati a tempo libero, cultura e cura della persona, in salita dello 0,8% su base mensile. Sul fronte opposto, si registra una diminuzione dei prezzi dei beni durevoli, con un rallentamento della flessione che passa dal -1,1% al -0,8%.
L’Istat conferma dunque che, sebbene la fiammata inflazionistica sia sotto controllo rispetto ai picchi degli ultimi anni, il rialzo dei prezzi, in particolare su alimentari e servizi essenziali, continua a comprimere il potere d’acquisto.
martedì, 1 Luglio 2025 - 18:08
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