Trans stuprata in carcere a Ferrara, la procura apre un’indagine. Cucchi “interroga” Nordio, protestano i penalisti

Cella Carcere
di Lisa Simeone

L’onda di indignazione nel mondo politico cresce, mentre la procura della Repubblica di Ferrara ha inevitabilmente aperto un fascicolo di inchiesta. La denuncia sporta da una trans su uno stupro subito nel carcere di Ferrara ha un’eco ancora forte, e non potrebbe essere diversamente. La transgender di 43 anni, reclusa nel carcere di Ferrara dallo scorso aprile, ha riferito di essere stata attirata in una cella con la scusa di un caffé e poi di essere stata violentata da quattro detenuti uomini. A Ferrara non esiste una sezione dedicata alle persone transgender, come invece presente nel carcere di Reggio Emilia, da cui la detenuta proviene.

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Il fascicolo aperto per violenza sessuale è al momento contro ignoti, ma gli accertamenti sono in corso: il pm Ombretta Volta ha delegato le indagini alla polizia penitenziaria. Le immagini delle telecamere interne, soprattutto nei corridoi, sono ora al vaglio degli inquirenti per ricostruire l’accaduto. La denuncia è arrivata il 24 giugno scorso, quando la reclusa si è presentata in infermeria raccontando l’accaduto. Trasportata al pronto soccorso, sono state avviate le indagini e un accertamento interno da parte della dirigenza dell’istituto penitenziario. La 43enne, originaria di Cosenza, con fine pena previsto nel 2027, aveva già manifestato paura per la sua sicurezza, segnalando episodi di molestie nei corridoi e chiedendo il trasferimento.

L’episodio ha acceso il dibattito politico e la protesta delle associazioni. La Camera Penale di Ferrara ha annunciato un incontro con la direttrice del carcere previsto per il 3 luglio. «Questo ennesimo e gravissimo episodio di violenza mette in luce i problemi che affliggono il sistema carcerario italiano», si legge in una nota dei penalisti. «Nei penitenziari italiani sono ristrette almeno 72 persone transgender e, secondo il rapporto Antigone, subiscono discriminazioni specifiche dovute alla collocazione in sezioni maschili o femminili».

I penalisti ricordano anche il dramma del sovraffollamento e delle carenze strutturali: «Il sistema carcerario è al collasso; ai problemi di sovraffollamento si aggiungono la cronica carenza di personale e le temperature roventi delle celle», scrivono, ricordando i 90 suicidi dello scorso anno e i 30 già registrati nel 2025. «Lo Stato deve tutelare i diritti dei detenuti, troppo spesso calpestati”, conclude la Camera Penale, che ribadisce l’impegno per cercare soluzioni “affinché simili drammi non si ripetano».

Durissima la reazione politica. Il deputato ed europarlamentare Alessandro Zan (Pd) ha parlato di «vergogna per un Paese che si definisce civile». «È inaccettabile che direttori di carcere mettano donne trans nei reparti maschili. Una donna è una donna. Punto», ha dichiarato Zan, che ha invocato «una revisione delle regole carcerarie per le persone trans e una legge sul riconoscimento dell’identità di genere e contro i crimini d’odio».

Critica anche la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi, che ha presentato un’interrogazione urgente al ministro Nordio: «Quello che è successo è il fallimento dello Stato di diritto in un sistema carcerario al collasso», ha dichiarato. «Ancor più grave è che la detenuta avesse già segnalato molestie. Chi ha deciso di metterla in un istituto di soli uomini?». Cucchi insiste e tira per la giacchetta la premier Giorgia Meloni: «Ancora una volta chi ha chiesto protezione è rimasto inascoltato, perché i diritti, per qualcuna e qualcuno, valgono di meno. Chi è privato della libertà è sotto la responsabilità dello Stato che deve garantire sicurezza, dignità e diritti fondamentali. Questo non è accaduto. E il silenzio del governo Meloni è sempre più intollerabile».

Annalisa Corrado, europarlamentare Pd, parla di «vergogna istituzionale e politica che grida vendetta” e ricorda che “le proteste contro il trasferimento dal carcere di Reggio Emilia, unico in regione con sezione trans, sono rimaste inascoltate. Il sistema carcerario è al collasso, il governo tace mentre nelle carceri si consumano violenze».

Anche Simona Larghetti, consigliera regionale Avs in Emilia-Romagna, chiede tutele: «Serve un’interlocuzione con il ministero per evitare il trasferimento di persone trans in istituti inadatti ad accoglierle».

Dure le parole della garante comunale Manuela Macario: «Come è stato possibile mettere una donna trans in un istituto per soli uomini? Una vergogna, un fatto gravissimo, segno di grande cecità istituzionale».

Il garante regionale Roberto Cavalieri ha sottolineato il tema delle carceri sovraffollate: «Non si riesce a collocare in modo adeguato persone vulnerabili, come trans, disabili, giovani detenuti».

Sullo sfondo resta il tema irrisolto dei diritti, della sicurezza e della dignità nelle carceri italiane.

martedì, 1 Luglio 2025 - 19:27
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