A nove mesi dall’entrata in vigore della nuova circolare sull’organizzazione delle procure, il Csm decide di intervenire. Il plenum ha approvato, a maggioranza, le modifiche proposte dalla Settima Commissione, con un voto che ha visto 8 astensioni, soprattutto dai consiglieri laici, tranne il togato Mirenda e il laico Romboli. La riforma, legata all’ordinamento giudiziario introdotto con la legge Cartabia del 2022, aveva esteso agli uffici requirenti un nuovo assetto tabellare, finora previsto solo per i giudicanti. Ma l’impatto non è stato privo di ombre. «Pur dovendo darsi atto che, allo stato attuale, sul piano statistico, si registra una netta prevalenza delle delibere di approvazione consiliare dei provvedimenti organizzativi adottati dai procuratori all’indomani della nuova circolare», si legge nel documento, «non si può ignorare la presenza di dubbi interpretativi e vere e proprie criticità applicative».
Le cifre parlano chiaro: a metà maggio, il 73% delle delibere organizzative era stato approvato, ma il 23% ha ricevuto un giudizio negativo. Numeri che hanno spinto la Settima Commissione a riflettere su correttivi urgenti. Le modifiche puntano a trovare un equilibrio tra la rigidità normativa e le esigenze pratiche degli uffici. Tra i punti chiave: la delega degli incarichi di collaborazione, le variazioni immediate dei progetti organizzativi, le assegnazioni e co-assegnazioni dei procedimenti, la gestione delle vacanze e delle assenze dei magistrati, fino alla delicata partita delle designazioni alla Direzione distrettuale antimafia.
Nel testo si sottolinea la volontà di condividere con i procuratori la riflessione e le prospettive di riforma, nel tentativo di salvaguardare un principio cardine: garantire speditezza, efficacia e tempestività all’azione investigativa, essenziale per l’obbligatorietà dell’azione penale. Il percorso resta aperto, con un obiettivo chiaro: evitare che le rigidità burocratiche compromettano l’efficacia della giustizia.
mercoledì, 2 Luglio 2025 - 17:37
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