Fondi pubblici per vacanze e spese di lusso, così crolla il “Sistema Sorrento”: 36 appalti nel mirino, imprenditore esasperato

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La conferenza stampa a Torre Annunziata
di Manuela Galletta

Si presentava come vicesindaco e, pur sapendo che la circostanza non fosse vera, nessuno aveva obiezioni a riguardo, perché a Sorrento era noto a molti che Raffaele Guida, meglio noto come “Lello il sensitivo”, fosse un uomo di fiducia del sindaco Massimo Coppola. Di più: era il suo “consigliori”, la persona con la quale il primo cittadino condivideva le scelte politiche. Scelte che, taglia corto la procura della Repubblica di Torre Annunziata che oggi ha ottenuto 16 misure cautelari (11 in carcere e 5 ai domiciliari) nell’inchiesta sul cosiddetto “Sistema Sorrento” facente capo alla “fascia tricolore”, nulla avevano a che fare con l’interesse pubblico, bensì con l’interesse privato. L’interesse di Coppola e di pochi suoi collaboratori, come Guida appunto, di arricchirsi a spese del Comune, della collettività.

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Il primo cittadino di Sorrento aveva, infatti, trovato il modo di usare i fondi pubblici per fare la bella vita: servendosi di mirate “pedine”, aveva messo in piedi un «sistema criminale» in grado di condizionare gli appalti, di pilotarne cioè l’assegnazione in favore di quegli imprenditori che non esitavano a corrispondergli la tangente richiesta. In un caso Coppola s’è spinto persino oltre, mettendo in piedi un’associazione di fatto a lui riconducibile ma intestata a una testa di legno. A questa associazione, chiamata La Fenice, venivano assegnati – dal Comune e sempre su indicazioni di Coppola – una serie di eventi da organizzarsi a Sorrento, con relativa liquidazione di importanti somme di denaro. La Fenice incassava e Coppola riscuoteva: il sindaco aveva la piena disponibilità della carta di credito dell’associazione, che strisciava per pagarsi le vacanze, fare pazze spese di lusso. «Abbiamo registrato 34mila euro di spese», osserva il procuratore di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso.

Condotte spregiudicate che hanno fatto il paio con una personalità senza scrupoli. Massimo Coppola, dice la procura, s’è imposto sugli imprenditori che accettavano di far parte del sistema replicando dinamiche tipiche delle «consorterie criminali» (per usare le parole del gip). Convocava gli imprenditori, imponeva, pressava, minacciava. «Una cosa gravissima», incalza Fragliasso. Coppola, soprattutto, minacciava per avere i soldi pattuiti. E con un imprenditore era arrivato a diventare così insistente che il suo interlocutore è scoppiato. «Questo imprenditore era esasperato. Era tanto tartassato dal sindaco di Sorrento che aveva maturato propositi omicidiari», racconta il procuratore Nunzio Fragliasso nella conferenza stampa indetta stamattina per illustrare i contenuti dell’inchiesta sul “Sistema Sorrento” che ha portato all’arresto in carcere anche di un consigliere comunale (il commercialista Vincenzo Sorrentino), di Danilo Amitrano, del tecnico Vincenzo Rescigno, di Gennaro Esposito, e degli imprenditori Mario Parlato, Luigi Todisco, Luigi Di Palo, Aniello Vanacore; nonché ai domiciliari per il capo dell’ufficio tecnico comunale Filippo Di Martino, il funzionario Luigi Desiderio, e gli altri imprenditori Alessandro Di Domenico, Michele Zambelli e Raffaele Guarino.

«Pur avendo pagato la tangente e avendo ottenuto appalti – aggiunge Fragliasso -, questo imprenditore era diventato disperato. Non ce la faceva più. E questo dà la cifra della pervicacia criminale del sindaco di Sorrento». Proprio grazie a questo imprenditore è saltato il tappo su questo «sistema ben collaudato da anni» (parole del gip), che «rinviene il suo fulcro e la sua mente operativa nel sindaco Coppola» ma che riesce a reggere e a resistere grazie al ruolo, insiste il gip, «assunto dai funzionari del Comune lapalissianamente coinvolti nella gran parte dei procedimenti amministrativi». L’imprenditore, infatti, ha raccontato ogni cosa alla procura mettendo gli inquirenti oplontini e la Finanza nelle condizioni di organizzare la ormai famosa trappola che il 21 maggio ha portato all’arresto di Coppola mentre intascava dall’imprenditore la tranche, concordata, di una tangente più cospicua. Da lì c’è stata l’accelerazione a una inchiesta di malaffare nella gestione della cosa pubblica di Sorrento che restituito un quadro avvilente. Un quadro che, per il sempre prudente procuratore Fragliasso, è più che granitico: «Ho letto che Coppola, dopo l’arresto di maggio, avrebbe dichiarato di essere sereno e che la storia lo avrebbe giudicato. Non so se queste parole siano davvero sue, ma se così fosse, posso dire che il giudizio affidato alla storia non sarebbe un giudizio che gli renderebbe onore, alla luce di queste emergenze».

Le “emergenze” di cui parla il procuratore Fragliasso sono – ad esempio – il contenuto di decine e decine di intercettazioni, telefoniche e ambientali. Eppure Coppola credeva di essere al “riparo” dalle microspie. Lui e Guida “il sensitivo”, racconta in conferenza stampa il procuratore Fragliasso, «usavano telefoni dedicati, che loro stessi chiamavano “canarini”, per parlare in modo esplicito, chiaro, disinvolto». Sui telefoni “normali”, invece, erano prudenti. I “canarini” erano intestati a extracomunitari inesistenti, parevano imprendibili. Invece il Gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata è riuscito a individuare le utenze e a intercettarle. Ne è venuto fuori un materiale probatorio di grande mole. Un materiale che ha consentito di raccogliere non soltanto la viva voce di Coppola ma pure quella degli imprenditori addentro a queste logiche. «Gli imprenditori si parlavano tra loro – racconta Fragliasso – e qualcuno diceva a un collega: ti conviene entrare nel sistema, perché una volta che sei entrato e ne trai benefici non esci più». Invece adesso da questo “sistema” sono tutti fuori, perché è saltato. Fermato da un’inchiesta che oggi fa segnare 11 persone in carcere e cinque ai domiciliari, per accuse che vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti passando per il peculato. In particolare sono 14 i reati contestati, e Coppola risponde di tutti. Nello specifico 9 reati sono di corruzione, tre di turbata libertà degli incanti, uno di istigazione alla corruzione e uno di peculato. Quanto agli appalti contestati, in questa ordinanza si fa riferimento a undici procedure: tra questi la fornitura di 342 poltroncine per il Teatro comunale Tasso; l’affidamento dell’appalto dei lavori di riqualificazione dell’intera area del complesso eliportuale “Le Tore” nel 2024; lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade comunali per un importo di un milione di euro.

Ma la rosa degli appalti «contaminati», per dirla con le parole del procuratore Fragliasso, è più ampia. La procura ritiene alterate le procedure di ben 36 appalti – tra il 2022 e il 2024 – per un importo di oltre 35 milioni di euro, di cui 15 milioni finanziati con fondi Fesr e 4,5 milioni finanziati con fondi del Pnrr. Perché, dunque, non sono oggetto della misura cautelare? Lo spiega il procuratore Fragliasso: «Dopo l’arresto del sindaco, c’era la necessità di procedere speditamente per evitare la compromissione dell’indagine perché ormai era chiaro cosa stesse accadendo. Quindi abbiamo avanzato richiesta cautelare per una prima parte di appalti» allo scopo di ottenere il via libera agli arresti senza “appesantire”, e quindi ritardare, le valutazioni del gip. Ciò significa che ci sarà una seconda inchiesta sul “Sistema Sorrento”, un secondo filone che conterrà la ricostruzione accusatoria degli appalti già individuati e probabilmente la ricostruzione di cinque appalti sui quali la procura nutre forti sospetti di condizionamento e sui quali sono ancora in corso verifiche.

martedì, 15 Luglio 2025 - 22:15
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