Un nuovo disastro sismico ha colpito l’Afghanistan. Nella notte di domenica un terremoto di magnitudo 6.0 ha scosso la provincia di Kunar, al confine con il Pakistan, causando oltre 800 morti e più di 2.500 feriti. L’epicentro è stato localizzato a 27 chilometri da Jalalabad, a soli otto chilometri di profondità: un evento superficiale, quindi particolarmente distruttivo.
Le case di fango e pietra, tipiche dei villaggi nelle valli scoscese, non hanno retto alla violenza della scossa. Intere famiglie sono rimaste sepolte sotto le macerie. All’alba, i superstiti hanno allineato decine di corpi, molti dei quali di bambini, avvolti in sudari bianchi. Gli elicotteri hanno iniziato a trasportare i feriti negli ospedali di Nangarhar e Kabul.
Il portavoce talebano Zabihullah Mujahid ha confermato che «molte persone sono ancora intrappolate sotto le macerie» e che il bilancio delle vittime è destinato a crescere. Nella vicina provincia di Nangarhar sono stati registrati 12 morti e 255 feriti, mentre a Laghman si contano 58 feriti. Le comunicazioni restano difficili e diversi villaggi rimangono irraggiungibili a causa delle frane e dei blocchi stradali.
Le agenzie umanitarie avvertono che l’impatto del sisma potrebbe superare quello che nel 2023 devastò la provincia di Herat, causando oltre 1.500 morti. L’International Rescue Committee e la Croce Rossa segnalano carenze di mezzi di soccorso, forniture mediche e acqua potabile. L’Unicef e altre agenzie Onu hanno già avviato interventi di emergenza, ma le difficoltà logistiche rallentano i soccorsi.
Messaggi di cordoglio e offerte di aiuto sono arrivati da tutto il mondo. «Tragiche notizie dall’Afghanistan. Condoglianze alle famiglie delle vittime e a tutte le persone colpite», ha scritto la commissaria europea per la gestione delle crisi Hadja Lahbib. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha assicurato «il pieno sostegno delle agenzie internazionali», mentre l’Iran e la Cina hanno annunciato aiuti umanitari.
Dal Vaticano, un telegramma del cardinale Pietro Parolin ha trasmesso il cordoglio di Papa Leone XIV, «profondamente rattristato per le gravi perdite di vite umane». Il pontefice ha assicurato preghiere e solidarietà ai soccorritori e ai familiari delle vittime.
Il sisma è stato avvertito anche in Pakistan, fino a Islamabad, senza vittime o danni. Il premier pakistano Shehbaz Sharif ha dichiarato che «i nostri cuori sono vicini alle vittime e alle loro famiglie. Siamo pronti a fornire tutto il sostegno possibile».
L’Afghanistan è uno dei Paesi più vulnerabili ai terremoti per la sua posizione lungo la catena montuosa dell’Hindu Kush, alla giunzione tra la placca indiana e quella eurasiatica. Dal 1900, la regione ha registrato almeno 12 scosse superiori a magnitudo 7. Ma l’elemento più letale resta la fragilità delle abitazioni, spesso costruite con mattoni di fango, incapaci di resistere anche a sismi di media intensità.
Oggi, di nuovo, questa fragilità si è trasformata in tragedia.
martedì, 2 Settembre 2025 - 00:11
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