Antonia è in coma farmacologico, ieri sera è stata sottoposta a un delicato intervento di neurochirurgia per un trauma cranico come conseguenza dei colpi inferti all’altezza della testa. Le sue condizioni di salute sono ancora critiche. E, allora, si prega. Si prega affinché questa ragazzina di 16 anni ridotta in fin di vita dal padre, che ha ucciso la mamma e il fratello più piccolo, possa sopravvivere all’inferno che martedì mattina ha avvinghiato la villetta in contrada Frasso a Paupisi, piccolo comune di 1400 persone nel Beneventano, dove gli Ocone hanno vissuto in un contesto di apparente tranquillità.
Suo fratello Mario, l’unico scampato alla furia cieca del padre perché vive a Rimini dove lavora come cameriere, oggi ha raggiunto la clinica Neuromed a Pozzilli, in Molise, dove Antonia è ricoverata. Ha guardato la sorella attraverso un vetro. Poi è andato via. Ha incrociato i giornalisti, ma ha scelto di non fermarsi a parlare limitandosi a dire «Spero che mia sorella si riprenda, sembra che ci siano buone speranze», e aggiungendo, a domanda di qualche cronista, che «non credo di perdonare mai mio padre».
Il padre, Salvatore Ocone, è ora detenuto in carcere con le accuse di duplice omicidio, tentato omicidio e sequestro di persona. Ha ucciso la moglie Elisa Polcino e il figlio Cosimo, e li ha uccisi in circostanze che gli inquirenti devono compiutamente definire. L’uomo, nel primo interrogatorio agli inquirenti, ha ammesso le proprie responsabilità, ha fornito qualche dettaglio su quanto accaduto nella casa, ma restano ancora aspetti da chiarire.
Sulla dinamica dell’aggressione, ad esempio, ci sono dei tasselli da sistemare. Si parte da un dato certo: «Tutti i componenti della famiglia sono stati colpiti all’interno della casa», ha affermato questa mattina in conferenza stampa il procuratore facente funzioni di Benevento Gianfranco Scarfò. Salvatore Ocone, in particolare, ha confessato agli inquirenti di avere colpito la moglie Elisa Polcino «nel sonno» e di avere fatto altrettanto con la figlia Antonia. Un’ammissione che combacia con la scena del crimine. Elisa è stata trovata, senza vita, a letto: era girata su un fianco, con le mani sotto la guancia. «Sembrava stesse dormendo», ha detto una delle donne che è accorsa in casa alle urla della suocera che ha trovato il corpo. La testa e il volto di Elisa erano però ricoperti di sangue perché Ocone l’ha colpita con una pietra. È possibile, ma questo lo dirà con certezza l’autopsia, che sia stato fatale già il primo colpo inferto. Anche Antonia dormiva quando Ocone l’ha aggredita: il letto della giovane era sporco di sangue, ma è verosimile pensare che la ragazza si sia svegliata, magari ha urlato. E proprio qualcosa che è accaduto in camera di Antonia può avere “spostato” Cosimo in un’altra stanza della casa. Gli inquirenti hanno motivo di ritenere che il figlio più piccolo della coppia non sia stato aggredito nella sua camera da letto, ma nel soggiorno dove la Scientifica ha rinvenuto una grossa macchia di sangue e la pietra usata per le aggressione.
Quindi Ocone ha preso i figli e li ha caricati in macchina. A supporto, gli investigatori hanno rinvenuto «tracce ematiche e segni di trascinamento di corpi verso l’esterno», a dimostrazione che i due ragazzi sarebbero stati caricati in auto già feriti. Nell’interrogatorio Ocone ha parlato di «dinamiche familiari conflittuali» e descritto la moglie come una donna dal comportamento «aggressivo» e «dominante».
La fuga e l’arresto
Dopo il massacro, Ocone ha caricato in macchina Antonia e Cosimo e si è diretto verso il Molise, lasciando a casa il telefono cellulare. Una circostanza che ha reso più difficile rintracciarlo, insieme al fatto che non fosse nota la targa del veicolo né il modello della macchina del 58enne. «È stata una ricerca al buio», ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Benevento, Enrico Calandro. La svolta è arrivata con l’analisi capillare delle telecamere di videosorveglianza da parte delle stazioni dell’Arma nei territori di Benevento e Campobasso. «Abbiamo rilevato una prima immagine compatibile con l’auto del fuggitivo – ha spiegato Calandro – e ci siamo concentrati sulle direttrici verso Caianello e Campobasso». In cielo, intanto, volava l’elicottero del Settimo nucleo carabinieri di Pontecagnano. «Abbiamo sorvolato per cinque ore, con tre rifornimenti», ha raccontato il capitano Salvatore Staiano. «L’auto è stata individuata poco dopo le 18, nascosta tra balle di fieno in un uliveto isolato». Vista l’impervietà della zona, l’equipaggio ha deciso per un atterraggio di emergenza. «Ci siamo avvicinati a piedi e abbiamo intimato l’alt a Ocone, che non ha opposto resistenza. Era confuso, ma collaborativo», ha detto Staiano. Dentro l’auto il corpo senza vita di Cosimo sul sedile posteriore e Antonia in condizioni gravissime.
Le indagini e i precedenti psichiatrici
Il procuratore Scarfò ha confermato che Salvatore Ocone «ha avuto un vissuto psichiatrico», con una diagnosi specialistica e un Tso risalente al 2011. «Non ci sono però elementi di segnalazione di violenza domestica in passato», ha sottolineato il magistrato. Nelle prossime ore sarà fissata l’udienza di convalida del fermo. Non è escluso che la difesa chieda una perizia psichiatrica.
mercoledì, 1 Ottobre 2025 - 19:27
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