Morto James Senese, l’anima jazz di Napoli: nella sua musica il ritmo di John Coltrane e la malinconia del Vesuvio

James senese foto da profilo instagram official
James Senese (foto da profilo instagram official)

Era il suono di Napoli quando la città cercava una voce nuova, ruvida e vera.
Con James Senese – morto a 80 anni all’ospedale Cardarelli, dove era ricoverato da fine settembre per una grave infezione polmonare – se ne va l’anima jazz partenopea, il musicista che più di ogni altro ha saputo fondere il ritmo di John Coltrane con la malinconia del Vesuvio.
Sassofonista, cantante, compositore e fondatore dei Napoli Centrale, Senese era molto più di un artista: era un simbolo di libertà, un ponte tra Africa e Mediterraneo, tra le periferie di Napoli e i grandi palchi del mondo.

Le origini: figlio della guerra e del riscatto

Nato a Napoli il 6 gennaio 1945, nel quartiere di Miano, James – all’anagrafe Luigi Senese – portava nel sangue due mondi: quello della madre italiana, Anna, e quello del padre afroamericano, un soldato della 92ª Divisione che, sbarcato a Salerno nel 1943, tornò negli Stati Uniti lasciando dietro di sé una storia interrotta.
Cresciuto in una Napoli ferita dalla guerra, Senese trovò nella musica la sua via di riscatto. “Mamma mi mostrò la copertina di un disco di Coltrane e mi disse: guarda, è come tuo padre”, raccontava spesso. Da quel momento il sax divenne la sua voce, uno strumento per raccontare gioia e dolore, rabbia e orgoglio.

Dagli Showmen ai Napoli Centrale

Nel 1961, con l’amico Mario Musella, fondò il gruppo Gigi e i suoi Aster, poi Vito Russo e i 4 Conny.
Ma la svolta arrivò nel 1965 con The Showmen, tra le prime band italiane a portare in scena soul e rhythm & blues.
Con “Un’ora sola ti vorrei”, vinsero il Cantagiro 1968 e conquistarono il pubblico. Dopo lo scioglimento, nacquero gli Showmen 2 e nel 1974 i Napoli Centrale, insieme al batterista Franco Del Prete.
Fu lì che Senese diede vita a un linguaggio nuovo, mescolando jazz, funk e dialetto napoletano. Brani come “Campagna”, “Simme iute e simme venute”, “’O nonno mio” diventarono manifesti sociali: “La nostra musica era politica senza volerlo – diceva – perché parlava di chi non aveva voce”.

Il sodalizio con Pino Daniele e il Neapolitan Power

Negli stessi anni nasceva il Neapolitan Power, la rivoluzione musicale che univa il soul americano con la tradizione napoletana.
Con Pino Daniele, Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo ed Ernesto Vitolo, Senese formò il leggendario supergruppo che accompagnò Daniele nei suoi primi successi.
La loro amicizia fu profonda e duratura. Quando Pino morì, nel 2025, Senese disse: «Con lui se n’è andata metà della mia anima».
Non era solo un modo di dire: insieme avevano costruito un suono che raccontava la città intera, la sua rabbia e la sua poesia.

Una carriera lunga sessant’anni

Nel 1983, dopo lo scioglimento dei Napoli Centrale, Senese intraprese la carriera solista.
Tra i suoi lavori più significativi “Hey James” (dedicato al padre) e “Zitte! Sta arrivanne ’o mammone”, con ospiti come Lucio Dalla, Enzo Gragnaniello e Raiz.
Negli anni ’90 tornò con i Napoli Centrale e nel 2016 pubblicò “’O Sanghe”, vincitore della Targa Tenco come miglior album in dialetto.
Nel 2018 celebrò i cinquant’anni di carriera con un doppio live registrato a Sorrento e nel 2021 presentò all’Auditorium Parco della Musica di Roma “James is Back”.

Nel 1990 aveva calcato il palco dell’Apollo Theater di New York, dove il pubblico lo acclamò come “Brother in Soul”.
Tra le sue collaborazioni internazionali figurano Gil Evans, Bob Marley, Ornette Coleman, l’Art Ensemble of Chicago, Lester Bowie e Don Moye.

Cinema e riconoscimenti

James Senese ha attraversato anche il cinema, apparendo in “No grazie, il caffè mi rende nervoso” con Massimo Troisi, in “Passione” di John Turturro, e in “Una festa esagerata” di Vincenzo Salemme.
Nel 2011 ha ricevuto il Premio Armando Gill alla carriera.

Il ricordo degli amici

A dare per primo la notizia della morte è stato Enzo Avitabile, che sui social ha scritto:
«Non bastano parole per un dolore così grande, ma solo un grazie. Grazie per il tuo talento, la dedizione, la passione, la ricerca. Sei stato un esempio di musica e di vita. Un amico per fratello, un fratello per amico. Per sempre».

L’eredità di un suono

Con James Senese scompare non solo un grande sassofonista, ma un linguaggio musicale.
Il suo sax raccontava una Napoli che non cercava consolazioni ma verità.
Era la voce dei vicoli e del mare, del dolore e del riscatto.
Era, in fondo, la voce di chi non si è mai arreso.

mercoledì, 29 Ottobre 2025 - 09:54
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