«Un rapporto malsano». Il pm Silvio Pavia ha definito così il legame tra l’ex sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello, e gli imprenditori Ciro, Antonio e Massimo Balsamo, titolari di una ditta subentrata due volte, dal 2010 al 2015, nell’appalto di nettezza urbana cittadina. Un legame «malsano portato alla luce tramite un lungo lavoro di appostamenti, riprese, intercettazioni ambientali e telefoniche» che costerà un processo all’ex primo cittadino Borriello, ai tre titolari della ditta Balsamo, e ai fratelli Virgilio e Francesco Poeti, proprietari di un autolavaggio. Giovedì primo febbraio, il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Torre Annunziata, Luisa Crasta, dopo aver accolto la richiesta del comune di Torre del Greco di costituirsi parte civile, ha dato il via alla discussione tra le parti e soltanto alle 17 del pomeriggio, dopo due ore di camera di consiglio, ha disposto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati coinvolti nell’inchiesta che ha scosso il territorio di Torre del Greco, causando anche il commissariamento dell’ente comunale la scorsa estate.
L’accusa: «Un intreccio malsano tra imprenditoria e politica a Torre del Greco»
Le accuse – contestate a vario titolo – vanno dalla corruzione di pubblico ufficiale per atti contrari ai doveri d’ufficio alla truffa aggravata, passando per la frode in fornitura di pubblico servizio e le false fatturazioni. Il gup, dopo 6 ore di discussione, ha rinviato a giudizio il prossimo 21 marzo l’ex sindaco Borriello e i fratelli Poeti e Balsamo, accogliendo così la richiesta del pubblico ministero. In particolare secondo il pm Pavia le numerosi indagini difensive presentate dai legali degli imputati «non avrebbero fatto ancora luce» sul rapporto considerato malsano tra l’allora sindaco e la ditta Balsamo srl che emergerebbe dai numerosi appostamenti, riprese e intercettazioni ambientali e telefoniche durante numerosi incontri carbonari in luoghi appartati di Trecase. Durante uno di questi incontri uno strano strofinio di carte, registrato dalla guardia di finanza, sarebbe stato considerato dagli uomini dei caschi verdi come «la prova di uno scambio di mazzette avvenuto nell’auto dei Balsamo». I tre fratelli imprenditori, grazie alle fatturazioni false emesse dai fratelli Poeti, avrebbero corrotto con circa 20mila euro al mese il sindaco Ciro Borriello, spingendolo a compiere «atti contrari ai doveri di ufficio». Tra cui, la revoca degli appalti di nettezza urbana prima alla Buttol srl, poi alla Ego.Eco, in favore della Balsamo srl. Quindi, l’allontanamento dal settore rifiuti di una funzionaria comunale scomoda ai fratelli imprenditori. Infine, la mancata sanzione di alcune inadempienze nei riguardi della Balsamo srl nel servizio di raccolta rifiuti. «Atteggiamento sospetto – ha chiarito il pubblico ministero – rispetto ai controlli a tappeto chiesti più volte per sorvegliare sul lavoro di EgoEco e Buttol».
La difesa degli imputati: «Siamo passati dall’essere vittime a carnefici»
Accuse pesanti come macigni, quelle della procura, che il collegio difensivo aveva provato a smontare in aula in fase di discussione chiedendo al giudice «un atto di coraggio per una sentenza di proscioglimento». Se per gli avvocati Maurizio Paniz e Giancarlo Panariello, legali di Borriello, la revoca dell’appalto alla Ego.Eco sarebbe stato dichiarato legittimo, prima, da una sentenza del tribunale amministrativo regionale della Campania, poi, da quella del consiglio di Stato, l’annullamento di quello della Buttol srl sarebbe dipeso, invece, da «gravi inadempienze da parte della ditta che operava a Torre del Greco nel settore della nettezza urbana». «Siamo passati dall’essere vittime a carnefici – ha sostenuto l’avvocato Panariello – per il solo fatto di avere a cuore la pulizia della città». Quanto al rumore di carte interpretato come passaggio di soldi a modi tangente, l’avvocato Balzano – in difesa assieme a Massimo Loffredo dei fratelli Balsamo – ha dichiarato vergognoso il fatto che «in Italia si possa mandare qualcuno in galera per un semplice fruscio di carte». «Perché – ha aggiunto, ironizzando, il legale Loffredo – durante i 14 incontri ‘carbonari’ la guardia di finanza non ha provveduto ad arrestare in flagranza gli imputati?». L’allontanamento di una funzionaria comunale sarebbe poi dipeso, secondo gli avvocati, «da una richiesta da parte della stessa di essere trasferita ad altro ufficio». Infine, secondo l’avvocato Pasquale Striano, difensore dei fratelli Francesco e Virgilio Poeti, alcuna fattura falsa che «avrebbe consentito alla ditta Balsamo srl di mettere da parte i soldi per pagare le tangenti al sindaco» sarebbe stata emessa da parte dei suoi assistiti. A dimostrazione di ciò la corposa documentazione «comprensiva di fatture reali e di tanti documenti contabili» portata all’attenzione del giudice durante le fase delle indagini preliminari.
Il 21 marzo al via il processo.
Tesi e discussioni che, così come le dichiarazioni spontanee da parte degli imputati nelle scorse udienze, non hanno evitato il processo all’ex sindaco e agli imprenditori. Il dibattimento inizierà 21 marzo. Gli imputati, compreso il sindaco Ciro Borriello, assente alla lettura del dispositivo per «un viaggio all’estero progettato da tempo», sono tutti liberi. L’ex primo cittadino è tornato in libertà soltanto il 3 novembre scorso dopo 15 giorni di carcere a Poggioreale, convertiti, in sede di Riesame, in due mesi di domiciliari prima della scarcerazione decisa dal giudice per le udienze preliminari Luisa Crasta.
domenica, 4 Febbraio 2018 - 20:32
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