Striano, processo per violenza sessuale: giovane vittima piange in aula al racconto di un poliziotto su quella notte da incubo

Tribunale di Torre Annunziata
di Dario Striano

Maria si strofina gli occhi lucidi mentre l’agente del commissariato di San Giuseppe Vesuviano racconta ciò che vide, la sera del 18 aprile del 2016, quando raggiunse quell’appartamento a Striano in cui venne segnalata una lite in corso. Cerca di trattenere le lacrime, singhiozza. Quella sera, in quell’appartamento, Maria è stata violentata – ha poi raccontato – da un uomo che conosceva.
Il poliziotto che siede al banco dei testimoni dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Torre Annunziata (presidente Fernanda Iannone) ricostruisce in modo fermo il momento del ‘sopralluogo’, sollecitato dalla telefonata di alcuni condomini che s’erano spaventati per via di lunghe urla: «Sono stato chiamato per intervenire a Striano. Poco prima di me era intervenuta anche un’altra volante sul posto. Quando sono entrato nell’appartamento c’erano già polizia scientifica e ambulanza. Ho visto subito una donna seduta su un letto che piangeva. Mi ha detto di esser stata violentata. Accanto a lei, su quel letto vi erano gli elementi probanti di quell’abuso sessuale». Una mutandina strappata su entrambi i lati, un orecchino di perle e due bottoni di camicia erano le «prove», per dirla con le parole del testimone, anche di un tentativo di resistenza della donna nei confronti del suo presunto aggressore. «Quando sono arrivato sul posto mi ha colpito quell’orecchino di perla trovato sul pavimento. Era ancora chiuso con la vite. Per cadere a terra deve essere stato per forza strappato dall’orecchio – prosegue il poliziotto, ascoltato nell’udienza tenutasi venerdì 9 febbraio -. Sul letto invece c’erano una mutandina in tinta azzurra strappata e due bottoni di una camicia maschile. Tutto lasciava intendere che la donna avesse tentato di opporsi all’aggressione». Al momento dell’intervento degli uomini del commissariato di San Giuseppe Vesuviano la donna sarebbe stata in compagnia di due condomine che avrebbero sentito urlare la giovane dal loro appartamento. Nessuna traccia invece del presunto aggressore. «Due donne mi hanno detto di aver sentito urlare la donna. Dell’uomo invece non vi era alcuna traccia. Dopo due tentativi a vuoto, prima presso la sua pompa di benzina, poi presso casa sua, siamo riusciti a metterci in contatto con lui telefonicamente. Così lo abbiamo prelevato a San Giuseppe Vesuviano e condotto in commissariato. Dopo la denuncia della donna lo abbiamo tratto in arresto. Indossava un’altra camicia. Ci ha consegnato lui stesso quella con i bottoni strappati». L’uomo verrà ascoltato il prossimo 3 aprile dai giudici del tribunale oplontino che hanno già calendarizzato le altre udienze. Per luglio è attesa la sentenza.

sabato, 10 Febbraio 2018 - 05:01
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