Camorra, la verità sugli spari alla Sanità Raid contro i parenti di un pentito

di Giancarlo Maria Palombi

«Correte, fate presto. Degli uomini stanno litigando in strada, sono armati». Napoli, ore 18.50. La voce preoccupata di una donna contatta il centralino del 113. Dall’altra parte del telefono un operatore della polizia è pronto a inviare gli agenti, a «smistare la nota» come si dice in gergo. Il luogo della segnalazione è vicoletto Canale ai Cristallini, una stradina larga appena due metri che si arrampica sulla collina del Rione Sanità. Gli equipaggi di due pattuglie dell’Ufficio prevenzione generale (Nibbio9 e Nibbio7) raggiungono in pochi minuti via Cristallini. È qui che fermano le auto, troppo grandi per infilarsi nel dedalo di vicoli. A piedi gli agenti raggiungono vicoletto Canale. Pochi passi e il silenzio della strada viene interrotto da tre esplosioni. Tre colpi d’arma da fuoco che risuonano tra i palazzi. I poliziotti impugnano la Beretta di ordinanza, ancora pochi passi e nuovi colpi vengono uditi. Ancora tre e poi una raffica. Gli agenti chiedono rinforzi via radio, «Centro, fate avvicinare altre auto c’è una sparatoria in corso» urlano mentre irrompono nel vicoletto. L’aria è densa del fumo sospeso lasciato dalla polvere da sparo, in lontananza i poliziotti scorgono la figura di un uomo che si allontana di corsa. «Alt Polizia!» intimano, ma l’ordine viene ignorato. L’uomo si dilegua lungo vico Carrette per poi svoltare in direzione di via Santa Maria Antesaecula. Indossa un giubbotto di colore rosso e forse un cappello di lana, così verrà descritto nelle successive note di rintraccio e ricerca diffuse dalla sala operativa della Questura di Napoli. Vicoletto Canale ai Cristallini viene blindato dalle pattuglie dell’Ufficio prevenzione generale. Gli equipaggi Nibbio9 e Nibbio7 raccolgono sul selciato quel che resta della sparatoria. Sette bossoli esplosi calibro 9×21 (chi ha sparato ha utilizzato una pistola semiautomatica) e un’ogiva deformata. Successivamente giunge una squadra tecnica del Gabinetto interregionale di polizia scientifica per il sopralluogo e i rilievi di rito. Dieci minuti dopo il raid inizia l’attività investigativa degli uomini del primo dirigente Michele Spina. Stando ad una prima ricostruzione, chi ha sparato l’ha fatto puntando l’arma in direzione di un fabbricato al civico 3 di vicoletto Canale ai Cristallini. Al balcone dell’appartamento al primo piano del palazzo c’è gente affacciata che si sbraccia e attira l’attenzione degli agenti. I poliziotti raggiungono l’abitazione per escutere a sommarie informazioni le persone che vi risiedono. Vengono identificati in quattro, tre uomini e una donna. Poco dopo sull’annotazione trasmessa agli atti dagli investigatori verrà scritto «I soggetti riferivano che i colpi di pistola erano sicuramente stati esplosi per intimidire la loro famiglia, molto probabilmente perché un loro parente Maurizio Frenna era diventato un collaboratore di giustizia». Quanto accaduto martedì pomeriggio nel cuore del Rione Sanità non può essere dunque inquadrato sotto la voce «stesa». È così che vengono definite le sfilate in armi di uomini in sella a motociclette o scooter. Dimostrazioni di potenza, azioni portate a termine per «marcare il territorio» e porre un sigillo di piombo che ha il valore della conquista. No, il raid di vicoletto Canale ai Cristallini sembra inquadrarsi più in una strategia del terrore, un’azione intimidatoria ai danni di una famiglia conosciuta nel quartiere e legata da vincoli di parentela con un collaboratore di giustizia un tempo vicino al clan Misso. È questa la traccia che i poliziotti della Questura di Napoli stanno seguendo. Sul caso sono al lavoro anche gli investigatori della Squadra Mobile e gli uomini della sezione di polizia giudiziaria del commissariato “San Carlo Arena”, distretto di polizia competente territorialmente.  Per tutta la notte tra martedì e mercoledì, le forze dell’ordine hanno presidiato il rione intensificando le attività di monitoraggio e pattugliamento per prevenire il rischio di eventuali «risposte» armate all’attentato intimidatorio. Alla Sanità da settimane si registra un clima di forte tensione tra i gruppi criminali che si contendono un fazzoletto di città. Una delle aree più popolose e popolari del capoluogo campano, da troppo tempo stretta in una morsa di illegalità e camorra che pesa sul futuro dei napoletani.

giovedì, 22 Febbraio 2018 - 08:32
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