Francesco alza la voce non appena incrocia lo sguardo di Nunzio Annunziata. Non appena Nunzio Annunziata viene sistemato dagli agenti della Penitenziaria dietro la gabbia. «Devi restare in carcere a vita. Noi non ti perdoniamo», urla. E nell’aula 320 del palazzo di giustizia di Napoli la tensione sale alle stelle. I carabinieri, già presenti all’udienza segnalata come ‘sensibile’, sono costretti a intervenire e allontanano Francesco.
Tensione in aula
intervengono i carabinieri
Accade tutto in pochi secondi. Accade in un processo delicato, che si celebra in un giorno particolare, la festa delle donne, divenuto il giorno della memoria delle donne ammazzate per mano di uomini incapaci di elaborare il lutto della separazione. Enza Avino, 35 anni, venne uccisa il 14 settembre 2015 a colpi di pistola dall’ex fidanzato. Venne uccisa da Nunzio Annunziata, mai rassegnatosi all’idea di essere stato lasciato. Francesco, che di Enza è il fratello, non trattiene la rabbia. Una rabbia che esplode prima dell’inizio dell’udienza. Il processo di secondo grado a Nunzio Annunziata comincia così. Col dolore di una famiglia che non potrà mai lenirsi. Comincia, sul piano procedurale, con la relazione introduttiva letta dal presidente della quarta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli (presidente Domenico Zeuli), che riassume i passaggi principali dell’indagine e quelli del giudizio di primo grado terminato con la condanna di Annunziata a 30 anni di reclusione per omicidio, porto e detenzione illegale di arma e stalking. Poi i ‘lavori’ vengono aggiornati a fine aprile, per la requisitoria del procuratore generale, la discussione dell’avvocato Angelo Bianco costituitosi parte civile per la famiglia di Enza e l’arringa dell’avvocato Giovanni Tortora, che assiste l’imputato. (CONTINUA…)
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venerdì, 9 Marzo 2018 - 15:26
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