Con timidezza si è avvicinata al banchetto dei testimoni e con timore ha cominciato a raccontare la sua storia. La storia di un amore ‘malato’. Cinque anni di botte e di scenate di gelosia che avrebbe subito dal suo ex compagno, con cui ha convissuto parte della sua giovane vita a Milano, prima della denuncia per stalking, avvenuta nel 2014. «Mi menava dottoressa, mi menava continuamente e l’ho lasciato. Non stavamo più bene insieme. Dopo mi ha perseguitato ma non ha mai provveduto al mantenimento di nostra figlia. Diceva che se l’avessi lasciato, si sarebbe buttato giù».
Così ha raccontato la ragazzina stabiese poco più che maggiorenne al giudice monocratico del tribunale di Torre Annunziata Luisa Crasta, prima di lasciarsi andare ad una risata nervosa. Prima che la sua testimonianza si interrompesse bruscamente. «Non me la sento dottoressa, – ha detto la ragazza – non riesco a ricordare niente. Non mi sento bene. La settimana scorsa sono stata anche in ospedale. Ho anche con me le carte del referto medico. Ora vorrei ritirare la denuncia. Si può fare?». La giovane donna ha chiesto la remissione della querela nonostante le insistenze del tribunale, del pubblico ministero, del suo avvocato e quelle della sorella che l’ha accompagnata nella deserta aula 3 del palazzo di giustizia oplontino. «Signor giudice non so se ho facoltà di parola – è intervenuta in aula il familiare – ma io non sono d’accordo. Questo qui non è che quando scende da Milano la torna di nuovo a tormentare?». Il giudice Crasta ha così provato con un ultimo tentativo a far ritornare la presunta vittima di violenze e stalking sui suoi passi. «Signorina è sicura? Lei si è costituita anche parte civile – ha provato ad insistere il giudice – Aveva iniziato bene la sua testimonianza. Possiamo fare una pausa se vuole oppure rimandare l’udienza se crede possa servire. Solo se crede possa servire». Non c’è stato nulla da fare. La ragazzina, ridendo sempre nervosamente, ha confermato le sue volontà al tribunale, sostenendo di non aver più «la salute per portare avanti questa storia», e così il giudice monocratico Luisa Crasta, dopo aver approfondito con una rilettura veloce gli articoli che nel codice di procedura penale disciplinano il reato di violenza privata e stalking, «vista l’assenza dell’aggravante delle minacce», non ha potuto che prendere atto della richiesta della parte civile e rinviare il processo in estate. «C’era la violazione del domicilio dei genitori della parte civile tra i capi di imputazione, ma non vedo l’aggravante delle minacce. Rinviamo l’udienza a inizi luglio 2018 – ha deciso il giudice Luisa Crasta – Non possiamo far altro, visto che per oggi non abbiamo altri testimoni in aula». Una chiacchierata veloce all’esterno dell’aula penale col suo avvocato che ha spiegato alla sorella cosa fosse accaduto, quali fossero i prossimi step processuali. Dopo la ragazzina è andata via, ridendo sempre nervosamente. Allontanandosi stavolta con passo sicuro dal palazzo di giustizia oplontino.
sabato, 24 Marzo 2018 - 13:31
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