Villa Mascolo, quei sei milioni spesi invano Il gioiello del ’700 è in mano ai vandali
Il declino della storica dimora di Portici

Villa Mascolo a Portici
di Dario Striano

Depredata, vandalizzata, razziata e devastata come uno dei tanti beni archeologico-culturali rasi al suolo in Siria, Iraq e Libia dalle milizie jihadiste dell’Isis. Solo che non siamo a Raqqa e neppure Kabul. Ma Portici, città del Miglio d’Oro e delle sue ville settecentesche. E precisamente a Villa Mascolo, complesso settecentesco, sito al civico 32 di via Scalea, in piena periferia porticese, abbandonato da anni all’incuria e al degrado, dimenticato dalle istituzioni, e oggetto di furti ed atti vandalici.

L’ultimo furto
L’ultimo, quello avvenuto giovedì quando un giovane ercolanese è stato sorpreso mentre cercava di asportare rubinetteria e centraline idrauliche e per questo è stato arrestato in flagranza di reato dagli uomini del nucleo investigativo di sicurezza sociale della polizia municipale di Portici. Il 33enne Antonio Sorrentino, dopo esser stato identificato, ha dovuto affrontare il processo per direttissima ed è stato dunque condannato ad un anno di arresto ai domiciliari.

Il degrado di Villa Mascolo
All’interno della struttura sono stati riportati danni ingenti per diverse migliaia di euro a tutti i servizi igienici. Ma già prima dell’ultimo episodio vandalico gli interni e gli esterni della villa versavano in condizioni di totale degrado. Il parco esterno sembra una “giungla”, la cui vegetazione alta e non curata nasconde l’anfiteatro da mille posti, le installazioni ludiche e le opere d’arti contemporanea che avrebbero dovuto attrarre visitatori e scolaresche. Le stanze dell’edificio sono ormai vuote da anni, devastate da raid vandalici, razziate e depredate delle opere d’arte e delle attrezzature installate per rendere il complesso architettonico un importante museo archeologico scientifico interattivo dell’area vesuviana, con mostre temporanee, eventi culturali e comunicativi e tutte le attività connesse ad un polo museale.

I soldi spesi per la riqualificazione
Insomma Villa Mascolo è tornata ad essere ciò che era prima del 30 gennaio 2006, uno dei tanti “ecomostri” presenti sul territorio porticese, nonostante gli all’incirca 6,5 milioni di euro spesi fino ad agosto 2013 per il restauro del bene. Di questi, 3milioni 700mila euro ottenuti tramite fondi comunitari, a cui sono stati aggiunti circa 2milioni, stanziati per la direzione dei lavori, e la variante in corso d’opera di 700mila euro del maggio 2009, per la «prosecuzione dei lavori a causa di fatti imprevisti ed imprevedibili al momento della progettazione».

L’inchiesta sugli ‘ecomostri’
Cifre da capogiro, se si pensa alle attuali condizioni del bene, di proprietà comunale dal 1997, a cui va aggiunta quella di 783mila euro prevista per la costruzione di un immenso anfiteatro e attenzionata dalla magistratura in un’inchiesta – su presunti appalti truccati – del 2009, denominata “Operazione Miglio d’Oro”, diretta dal pubblico ministero del tribunale di Napoli, Graziella Arlomede, che ha portato alla sbarra 23 tra imprenditori, politici e amministratori comunali – durante il secondo mandato del sindaco Enzo Cuomo, oggi tornato a governare la città -, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. Tra i bandi pubblici nel mirino del pm, il restyling di altri due beni, il cui accesso risulta ancora impedito alla cittadinanza, Villa Fernandez e Palazzo Caposele. Cifre da capogiro se si pensa alla solo temporanea apertura del bene, durata pochi mesi, nonostante un affidamento esterno ventennale della struttura alla Cooperativa GepaGroup scarl per circa 80mila euro annuali, – pari a 6mila 500 euro mensili – a problemi di inagibilità a cui la sfiduciata amministrazione diretta dall’ex sindaco Nicola Marrone non ha saputo porre rimedio nel corso dei suoi tre anni di mandato. Anni di incuria e degrado.

domenica, 13 Maggio 2018 - 08:30
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