Caso Morrone, scontro Lega-magistrati: il silenzio imbarazzato di Alfonso Bonafede Le ‘correnti’ e il Pd lo accerchiano

Il sottosegretario alla Giustizia ed esponente della Lega Jacopo Morrone
di Manuela Galletta

Alfonso Bonafede si ritrova nuovamente col cerino in mano. E, come lui, Luigi Di Maio. La Lega di Salvini, l’altra metà di questa male assortita coppia di Governo, li ha messi un’altra volta in imbarazzo. Jacopo Marrone, sottosegretario alla Giustizia spedito in un incontro coi Mot in sostituzione del Guardasigilli, ha aperto una crisi ‘diplomatica’ con la magistratura dopo le sue esternazioni sulla magistratura politicizzata e il suo attacco alle toghe di sinistra. Inutile dirlo, le idee dei grillini sul punto sono diverse, soprattutto è diversa la predisposizione che i cinque stelle hanno nei confronti delle ‘toghe’.  Bonafede e Di Maio, in evidente imbarazzo, tacciono. E i loro rivali politici ne approfittano. Ne approfittano per fare ‘opposizione’, per far sentire che ci sono, e soprattutto per provare a mettere l’una contro l’altra le due anime di questo ‘matrimonio’ politico forzato. Adesso tutti chiedono che Bonafede prenda posizione. Adesso tutti chiedono la testa di Morrone. Il Pd, che non smette di perdere consensi e proprio ieri mattina si è ritrovato investito dalle macerie dell’arresto del ‘suo’ governatore in Basilicata Marcello Pittella, non perde tempo per cogliere la palla al balzo e per provare a spostare da se stesso i riflettori mediatici puntandoli sul Carroccio. Senatori e deputati dem mitragliano così coi loro duri interventi Alfonso Bonafede affinché Morrone venga rimosso. Valeria Valente, vicepresidente del Pd a Palazzo Madama e pure vicesegretario della Commissione giustizia al Senato, accusa Morrone di «essere autore di un tentativo di epurazione». E ironizza: «Il bello è che dovevano essere il governo del cambiamento, ed invece ripartono dal complotto delle toghe rosse». Per poi concludere: «Bonafede chieda le dimissioni immediate di Morrone». Ci va giù duro anche il deputato Walter Verini, della Commissione Giustizia della Camera: «La Lega e certi atteggiamenti di questo Governo sono pericolosi. Salvini non rispetta le sentenze della magistratura contro i furti di denaro pubblico da parte del suo partito e vuole intimidire i giudici. Così fanno i suoi uomini come questo sottosegretario». E su Morrone dice: «La cosa grave non è che non chieda scusa e si dimetta subito, come dovrebbe, ma che ricopra quel ruolo. Prendere i voti, come si vede, non porta automaticamente ad avere un minimo di conoscenza e di rispetto delle regole e della correttezza istituzionale. E costituzionale».
Va all’attacco il Pd, vanno all’attacco anche i magistrati. Di tutte le ‘correnti’. Inclusa ‘Autonomia&Indipendenza’, il cui leader, Piercamillo Davigo, è assai vicino ai grillini. «Le diverse sensibilità culturali sono un valore e un motivo di arricchimento in magistratura, né si può immaginare che sia coartabile la libertà di orientamento culturale e politico dei singoli magistrati intesi come cittadini elettori. Così come non è coartabile la libertà dei magistrati di organizzarsi in gruppi per confrontarsi, esprimere le proprie idee e partecipare al dibattito sulla Giustizia», scrive il gruppo dei ‘davighiani’ in una nota. (L’articolo continua, è possibile leggere il servizio integrale sul quotidiano digitale dei sabato 7 luglio disponibile solo in abbonamento….Nell’edizione digitale due pagine di approfondimenti sullo scontro Lega-magistrati)

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sabato, 7 Luglio 2018 - 14:37
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