Diciotti, due indagati dai pm di Agrigento: c’è anche Salvini. Atti trasmessi al Tribunale dei ministri

Matteo Salvini (foto Kontrolab)

L’ufficialità è arrivata poco fa: il fascicolo di inchiesta aperto dalla procura della Repubblica di Agrigento sul caso della nave Diciotti non è più contro ignoti. Bensì contro noti. E i ‘noti’ cui sono stati contestati i reati di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio sono ben due. Uno, ma era scontato, è Matteo Salvini, il ministro dell’Interno. L’altro il capo di gabinetto di Salvini, Matteo Piantedosi, già prefetto di Bologna.
Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati, la procura ha trasmesso doverosamente i relativi atti alla competente procura della Repubblica di Palermo per il successivo inoltro al cosiddetto tribunale per i ministri della stessa città. A renderlo noto è in una nota lo stesso Procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, al termine dell’attività istruttoria di oggi presso la Procura di Roma. Il magistrato ha sentito i dirigenti responsabili del servizio immigrati al Viminale. «Tale procedura, prevista e imposta dalla legge costituzionale 16/1/89 n.1, permetterà, con tutte le garanzie e le immunità previste dalla medesima legge, di sottoporre a un giudice collegiale specializzato le condotte poste in essere dagli indagati nell’esercizio delle loro funzioni – dice ancora Patronaggio -Uno dei quali appartenente ai qualificati soggetti indicati dall’articolo 4 della norma costituzionale». «Come è noto infine ogni eventuale negativa valutazione delle condotte di cui sopra, dovrà essere sottoposta alla autorizzazione della competente Camera», termina la nota.
La svolta nell’inchiesta è arrivata nel pomeriggio a seguito dell’audizione al palazzo di giustizia di Roma del capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’immigrazione, Gerarda Pantalone, e del suo vice Bruno Corda.
L’atto era atteso, tanto è vero che – quando s’era diffusa la voce che la procura di Agrigento stesse acquisendo le generalità del ministro – Salvini ha twittato:  «Se vuole interrogarmi, o magari arrestarmi perché difendo i confini e la sicurezza del mio Paese, ne sono fiero e lo aspetto a braccia aperte!». Poi un post scriptum: «Nonostante insulti, minacce, inchieste e vergogne europee, sto lavorando per chiudere la ‘pratica Diciotti’ senza che a pagare stavolta siano gli Italiani, visto che abbiamo accolto e speso abbastanza».

sabato, 25 Agosto 2018 - 21:15
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