Bonafede, nemmeno i ‘responsabili’ vogliono il ministro. La ‘minaccia’ di Sandra Lonardo: «Incerta sulla relazione»

Alfonso Bonafede

E’ un fuoco di fila quello che in queste ore, a una settimana dalla relazione sullo stato sulla giustizia, sta investendo il ministro Alfonso Bonafede. Questa mattina abbiamo raccontato il complicato retroscena dietro l’appuntamento del 27 gennaio alla Camera e al Senato; appuntamento a cui sono appese le sorti del Governo. Matteo Renzi ha fatto di quella contro Bonafede una delle sue principali battaglie, annunciando che voterà no alla relazione facendo andare sotto la maggioranza al Senato creando un’asse con il centrodestra. Ma anche nella pattuglia dei responsabili non c’è aria di ‘salvataggio’ per il titolare del delicato dicastero.

Un esempio: Sandra Lonardo Mastella, colei che ha contribuito a tenere in vita il Governo col il suo voto responsabile ed «europeista», si vuole proporre ancora come ‘ago della bilancia’ lasciando trasparire delle «perplessità» sovvertendo in pochi giorni quello che sembrava un patto non scritto con Conte. Convinzione anti-giustizialista o tentativo di alzare il ‘prezzo’ del proprio consenso? Si vedrà. Intanto sia lei che il consorte Clemente Mastella si lasciano andare a dichiarazioni contro il Guardasigilli.

«Le politiche fatte dal ministro Bonafede non mi vedono d’accordo – ha dichiarato oggi alle agenzie Lonardo –  anzi sono molto perplessa, in particolare sulla posizione tenuta sulla prescrizione. Ho vissuto sulla mia pelle 10 anni di lungaggini giudiziarie per cui ora chiedo a Conte di intervenire per garantire che i tempi vengono accorciati realmente. E faccio un appello anche a Bonafede: visto che in questo momento ci sono sensibilità diverse, ne deve tenere conto». Alla domanda se, in caso contrario, pensa di astenersi o votare contro, ha risposto: «Sicuramente dovrò leggere bene la risoluzione che verrà presentata al Senato, non posso decidere adesso». Il marito Clemente Mastella, intervenendo in radio, ha ribadito: «Mia moglie è incerta sulla relazione Bonafede. A lei non piace l’idea che ha di giustizia, il giustizialismo portato alle estreme conseguenze».

Il no a Bonafede, ha twittato invece la deputata di Forza Italia, vicepresidente della Camera, Mara Carfagna «è un dovere morale per i garantisti» mentre Enrico Costa, senatore ex forzista (oggi in Azione), dichiara:«Il 70% dei parlamentari non condivide la politica giustizialista del ministro e dei Cinquestelle, ma molti di essi hanno fatto prevalere, per un motivo o un altro, le convenienze sulle convinzioni. La Lega approvò lo Spazzacorrotti e lo stop alla prescrizione, mentre il Partito Democratico, che votò contro la riforma, una volta al Governo ne difese l’entrata in vigore; Italia Viva respinse la mozione di sfiducia al Guardasigilli e votò le norme su intercettazioni e trojan. La prossima settimana i nodi verranno al pettine e vedremo se il Pd accetterà ancora una volta di difendere una linea forcaiola ed irrispettosa dei più elementari principi di civiltà giuridica». 

Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia, tuona: «Non deve stupirsi il ministro Bonafede se le forze politiche dichiarano fin da oggi che bocceranno la sua relazione, senza averla letta. Lo sfascio della Giustizia, di cui è responsabile, è sotto gli occhi di tutti».

«Si è chiesto Conte – dice invece il deputato Osvaldo Napoli (Forza Italia) – come possa un liberale autentico votare la riforma della giustizia messa in piedi da Bonafede? Bisogna cambiare direzione di marcia e il Pd deve svincolarsi dall’abbraccio mortale dei Cinque Stelle».

Quello che pensa Italia Viva, l’ha detto già Matteo Renzi, seguito dal capogruppo Davide Faraone: «La riforma Bonafede non è nulla di buono». E darebbe voto contrario alla relazione anche Riccardo Nencini, ‘salvatore’ insieme a Lello Ciampolillo, della maggioranza martedì scorso.

Unica via di fuga per Conte e l’amico Bonafede, è soltanto lo spostamento della relazione. In base alla legge, la relazione va fatta entro venti giorni dall’inagurazione dell’anno giudiziario che quest’anno si terrà il 29 gennaio in Cassazione. La trappolona può dunque essere aggirata, dando un po’ di tempo in più al premier per trovare una maggioranza allargata a cui eventualmente far digerire Bonafede.  

venerdì, 22 Gennaio 2021 - 19:23
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