Camorra: addio a Raffaele Cutolo, ex boss della Nco. Una vita in carcere senza pentirsi mai, ‘o professore aveva 79 anni

Raffaele Cutolo
Raffaele Cutolo in un filmato Rai

La notizia si è diffusa intorno alle 20,30: dopo lunghi anni di malattia e una vita trascorsa dietro le sbarre, è morto l’ex boss della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo. Un personaggio diventato negli anni, per le proprie imprese e per il racconto che ne è stato fatto al cinema, una sorta di simbolo. Un simbolo negativo, ovviamente.

Raffaele Cutolo è spirato alle 20.21 all’ospedale Maggiore di Parma, aveva 79 anni, era il detenuto in regime di 41 bis più anziano e  da tempo era malato. Proprio a causa delle precarie condizioni di salute, con il diffondersi del Covid finì al centro di una polemica per la mancata concessione degli arresti domiciliari.

Nell’ultimo periodo era stato più volte trasferito dal carcere al reparto ospedaliero. Nel respingere l’ultima istanza di differimento della pena, fatta dalla difesa del boss per le condizioni di salute, il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva sottolineato, a giugno 2020, come le sue condizioni fossero compatibili con la detenzione. Ma soprattutto come, nonostante l’età, Cutolo fosse ancora un simbolo. «Si puo’ ritenere che la presenza di Raffaele Cutolo potrebbe rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo ha mantenuto pienamente il carisma – scrivevano i giudici – Nonostante l’età e la perdurante detenzione rappresenta un ‘simbolo’ per tutti quei gruppi criminali» che continuano a richiamarsi al suo nome.

L’ultima polemica legata al suo nome era scoppiata a metà 2020, per la vicenda legata alla sua malattia e alla circolare del Dap di marzo che consentiva a detenuti anche al 41 bis di andare ai domiciliari se anziani e con patologie. E il boss entrato nella leggenda già da vivo come ‘o professore era anziano, 80 anni molti dei quali passati in molti istituti di pena italiani, e malato. Il 19 febbraio 2020 infatti era già stato ricoverato all’ospedale civile di Parma per una crisi respiratoria e aveva anche rifiutato cure e tac. Dimesso a inizio aprile, e tornato nel carcere di Parma, il suo avvocato, Gaetano Aufiero, aveva chiesto i domiciliari al tribunale di Reggio Emilia a causa delle condizioni di salute, ma l’istanza venne respinta poiché poteva essere curato in cella, le sue patologie non erano esposte a rischio aggiuntiv”, dato che il regime di 41 bis gli permetteva «di fruire di stanza singola, dotata dei necessari presidi sanitari». Cutolo riprova a reiterare la richiesta e il 10 giugno il tribunale di Sorveglianza di Bologna la rigetta di nuovo per il pericolo, riportato dai giudici, che la presenza di Cutolo finisse per rafforzare i gruppi criminali che si rifanno tuttora alla Nco, gruppi rispetto ai quali Cutolo «ha mantenuto pienamente il carisma».

Cutolo era stato condannato a quattro ergastoli da scontare a partire dal 1995 in regime di 41 bis. Il boss aveva più volte criticato tale regime che, a suo parere, viola i diritti umani. Per il primo omicidio, Cutolo ebbe una condanna a 22 anni in Appello, che comincia a scontare nel carcere di Napoli-Poggioreale. Ed è in questo istituto di pena che emergono la sua personalità e il suo carisma, quando, nelle dinamiche di relazione dei detenuti, sfida a duello il boss Antonio Spavone, una sfida con il coltello a scatto, la molletta, alla quale questi non si presentò. Cutolo diventa il protettore di tutti i detenuti. Nel 1970 torna libero per decorrenza termini e si occupa di contrabbando di sigarette, un business lucroso che lo mette in contatto con la mala pugliese e poi con le ‘ndrine dei Mamolito, dei Cangemi e dei De Stefano. Viene di nuovo arrestato nel 1971, ed è di nuovo a Poggioreale che medita la nascita della Nuova camorra organizzata. Un modello nuovo di clan, basato sui meccanismi piramidali (picciotto, camorrista, sgarrista, capozona e santista) della mafia siciliana e della ‘ndrangheta, con affiliazione attraverso rituali di ispirazione massonica e culto della personalità del capo; ma soprattutto una concezione della criminalità organizzata ideologizzata, con una ispirazione meridionalista e ribellista, dotata pero’ anche di una capacita’ economica, tanto che Cutolo vuole accanto a se’ un imprenditore, Alfonso Rosanova, capace di moltiplicare il denaro che proviene dagli affari illeciti. E poi c’e’ l’organizzazione paramilitare, la base di picciotti giovani e spietati reclutati nel sottoproletariato desideroso di riscatto e di denaro facile. E’ stato anche coinvolto nelle trattative per la liberazione di Ciro Cirillo, uomo della Dc campana della corrente di Antonio Gava rapito dalle Brigate rosse nell’aprile 1981, vicenda complessa sulla quale non c’e’ ancora chiarezza. 

giovedì, 18 Febbraio 2021 - 08:20
© RIPRODUZIONE RISERVATA