L’addio di Eleonora De Majo sfascia la rivoluzione arancione: deMa più solo che mai. E Napoli attende la sua ‘liberazione’

Eleonora De Majo
di Bianca Bianco

Un lunghissimo post su Facebook. Settemila battute per spiegare e per sfogarsi. Così l’assessore Eleonora De Majo ha deciso di dire addio all’esperienza nel Consiglio comunale di Napoli, e il suo è un addio che fa rumore, non indolore, soprattutto per ciò che resta della rivoluzione arancione. Altre macerie sulla strada di DeMa e del suo sindaco, impegnato a fare anche il candidato alle Regionali in Calabria (slittate da aprile ad ottobre).

Scelta presa con «rammarico», spiega De Majo, dopo una lunga riflessione, e ad un anno e mezzo dall’ingresso in Giunta. Un ingresso già allora avvenuto tra le critiche, perché la giovane esponente di Insurgencia sostituiva alla Cultura lo stimato Nino Daniele. Un percorso iniziato già tra gli ostacoli, dunque, per la giovane amministratrice che, in ogni caso, tra gaffe istituzionali e dichiarazioni ardite, era comunque riuscita a ritagliarsi un ruolo quantomeno riconoscibile nell’esecutivo. Poi le ‘mazzate’, giudiziarie e politiche: l’inchiesta in cui è incappata quando nella sua abitazione sono stati rinvenuti dei fumogeni, custoditi per conto di alcuni gruppi organizzati degli ultrà del Napoli. I gruppi che dovevano decidere attraverso una commissione popolare, sulla realizzazione della statua dedicata a Maradona. E ancora la candidatura di Alessandra Clemente, quanto di più lontano dal modello dei centri sociali possa esistere e l’autonoma discesa in campo in Calabria del sindaco.

Indagata e isolata
«Oramai da tempo non mi riconosco più in questo progetto politico e amministrativo – scrive De Majo –  devo ammettere che le ultime vicende, quelle che riguardano la composizione della commissione tecnico-popolare per la scelta della statua di Maradona, stanno assumendo la piega di un pesantissimo accanimento personale, che è arrivato alla perquisizione in casa con il sequestro di telefoni e computer ( motivo per cui sono irreperibile da qualche settimana) e dalla pubblicazione sui giornali cittadini di atti che mi riguardano relativi ad indagini ancora in corso di cui a stento io stessa avevo avuto conoscenza».  Un mix tra politica e inchieste, dunque, come un fardello troppo pesante sulle spalle di un assessore giovane e alle prima armi. De Majo si difende. Le sue scelte sono «state fatte nella massima trasparenza e correttezza».

«Certo fa sorridere – aggiunge sarcastica –  che in un territorio dove spessissimo proprio la politica va a braccetto con la criminalità organizzata, dove su ogni grande appalto appare l’ombra tetra della camorra, dove il voto di scambio è prassi consolidata, si discuta e si lavori da mesi sulla scelta di aprire la commissione di valutazione del monumento a Maradona alle tifoserie. Commissione che per altro non prevede alcuna remunerazione.  Ma il tempo è galantuomo e questa vicenda alla fine verrà fuori per quella che è. Di questo ne sono convinta».

Un mix di politiche e inchieste, ribadisce ancora, in cui però si è sentita sola: sottoposta alla «invasione di campo della magistratura nel terreno della politica» e lasciata sola dallìamministrazione, da parte della quale «avrebbe potuto esserci una maggiore esposizione», «a tutela di scelte che sono stata fin dal primo istante condivise».

Le scelte di DeMa
Ma a motivare Eleonora De Majo nella scelta di dire addio all’incarico, anche ragioni squisitamente politiche. Come la scelta del sindaco di lanciare la candidatura di Alessandra Clemente: «Non ho mai fatto mistero – scrive – dell’enorme scetticismo nei confronti dell’indicazione di un candidato sindaco per le prossime amministrative, calata dall’ alto e senza confronto con la città. Nessun pregiudizio. Piuttosto la convinzione da principio che quella candidatura non sarebbe riuscita ad interpretare né a farsi portavoce delle battaglie, delle rivendicazioni e delle scelte più radicali, innovative e progressiste che hanno caratterizzato le fasi migliori di questo decennio ne’ a costruire una visione di città inclusiva, capace di guardare innanzitutto alle fragilità e di sfidare l’asfittico dibattito tra ceto politico che si sta sviluppando alla viglia del voto.  Ho atteso, cercando di comprendere se nonostante questa scelta così lontana dai miei auspici, si sarebbero potuti creare i presupposti per costruire una strada di condivisione, di dibattito, di confronto sul presente e sul futuro della città.  A distanza di sei mesi però non solo tutto questo non è accaduto e la candidata lavora esclusivamente per se stessa, ma l’amministrazione appare in larga parte, anche a chi non vive il “palazzo”, sempre più distante dalla città reale, dai suoi problemi, dalle sue contraddizioni, e sempre più concentrata nella costruzione di partite interne che hanno il consenso elettorale come unico obiettivo».

Un epilogo annunciato, quasi. Troppi tasselli storti nel mosaico della rivoluzione arancione. Eleonora De Majo dice addio a De Magistris «senza rancore e con molta delusione», ma c’è da aspettarsi che la sua uscita di scena non sia indolore per Luigi de Magistris e per la città, da mesi sul filo del rasoio per la precarietà della sua amministrazione. Il primo cittadino si è lanciato nella campagna elettorale calabrese lasciando sola la sua Giunta, in Consiglio si consumano ultimi scampoli di assemblee (l’ultima sciolta per mancanza di numero legale). Si è salvato a dicembre sul bilancio, ma non ci sarebbe da sorprendersi se de Magistris al prossimo appuntamento venisse mandato a casa, stavolta sul serio, e direttamente dai ‘suoi’. Lasciando libera finalmente la città.

martedì, 9 Marzo 2021 - 08:53
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