Morì suicida, l’ex fidanzato condannato a 19 anni in Appello: per i giudici spinse la donna a togliersi la vita

Arianna Flagiello
Arianna Flagiello

«Niente e nessuno può restituirmi mia figlia, ma è consolatorio, per una madre e per una famiglia intera, avere avuto giustizia». Con queste parole Angiola Donadio ha commentato, tra le lacrime, la condanna a 19 anni di reclusione inflitta oggi a Napoli a Mario Perrotta per l’omicidio di Arianna Flagiello, la figlia della Donadio.

I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Napoli (presidente Rosa Romano, a latere Taddeo) hanno confermato il reato di istigazione al suicidio e maltrattamenti, con l’aggravante della morte, e di tentata estorsione (nei confronti della madre della vittime e della vittima stessa) che in primo grado era stato cancellato. Tradotto in numeri, i giudici hanno inflitto all’imputato 19 anni di reclusione contro i 22 disposti in primo grado. Lo scorso 4 marzo, il sostituto procuratore generale della Corte di Appello di Napoli Giovanni Cilenti, al termine della sua requisitoria, ha chiesto 24 anni di carcere.

Visibilmente commossi, al termine della lettura del verdetto, anche il padre e la sorella, la criminologa Antonella Formicola, che ha assistito la famiglia e gli avvocati, Pasquale Coppola e Marco Imbimbo. «Non si è fatta giustizia solo per Arianna Flagiello, ma per tutte le vittime di femminicidio», ha detto Formicola. «Questa sentenza – ha aggiunto la criminologa – deve rappresentare un monito: solo in questa maniera si possono scoraggiare queste morti assurde. Solo così un assassino comprende che la Giustizia c’è, esiste ed è severa. Dall’inizio del 2021 – ha ricordato Antonella Formicola – sono già 20 le vittime di femminicidio, e l’anno è iniziato solo tre mesi fa. Tutte donne massacrate dai compagni nel peggiore dei modi».

Arianna Flagiello si suicidò nell’agosto del 2015 lanciandosi dal balcone al quarto piano della sua abitazione, nel quartiere Arenella, che condivideva con Mario Perrotta. Secondo l’accusa, Arianna – che ave3va 33 anni – si tolse la vita perché esasperata dai maltrattamenti subiti dal compagno. La difesa di Perrotta, rappresentata dagli avvocati Sergio Pisani e Vanni Cerino, ha invece sempre sostenuto che l’evento morte non fosse prevedibile.

Per la morte di Arianna, Perrotta è stato arrestato nel maggio dello scorso anno su disposizione dei giudici della Corte d’Assise di Napoli (l’ordinanza fu spiccata a seguito della sentenza di condanna) ma nel dicembre scorso l’uomo è tornato in libertà: i giudici della dodicesima sezione penale del Tribunale del Riesame di Napoli hanno annullato l’ordinanza.

lunedì, 29 Marzo 2021 - 19:02
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