Giustizia, trovato l’accordo su sorteggio al Csm, stop porte girevoli e separazione carriere. Ma Iv e Lega si sfilano


Un accordo di massima è stato raggiunto. Con Italia Viva e Lega che però si mantengono a distanza e sono pronti a puntare i piedi. In Commissione Giustizia della Camera quasi tutti i capigruppo della maggioranza raggiungono l’intesa sulla riforma del Consiglio superiore della magistratura. Riforma articolata su più fronti.

C’è anzitutto la questione dell’elezione dei membri togati del Csm: ebbene, l’accordo è stato raggiunto sul sorteggio delle Corti d’appello per andare a formare i collegi elettorali, attraverso un sistema che resta maggioritario binominale con un correttivo proporzionale. Nello specifico, il sorteggio riguarderà i distretti di Corte d’Appello che appunto formeranno i singoli collegi (in tutto 4 per i magistrati giudicanti e 2 per i pm). Ciascun collegio sarà composto da quindi da diversi distretti di Corte d’Appello che saranno appunto sorteggiati (ad esempio, il distretto di Brescia a seguito del sorteggio potrebbe essere ‘abbinato’ con quello di Palermo). Resta da sciogliere un problema tecnico: alcuni distretti sono molto grandi, quindi occorrerà definire tecnicamente come procedere con gli accorpamenti per garantire omogeneità ai colleghi elettorali. Ad esempio Roma, che è il più grande distretto ha circa 1.650 giudici, Napoli ne ha 1.153, mentre tra i più piccoli ci sono Campobasso e Potenza, con rispettivamente 70 e 131 toghe. E’ chiaro che questo sistema porterà i magistrati che si presentano al Csm che vogliono fare campagna elettorale a doversi spostare nei vari distretti in cui sono candidati.

Per quanto riguarda la separazione delle funzioni di giudice e pm, l’accordo prevede che si può cambiare funzione una sola volta in dieci anni (i 18 mesi di tirocinio sono esclusi dal computo). Il limite decennale non vale, però, verso il settore civile.

Infine, quanto alle cosiddette porte girevoli, i magistrati che decideranno di ‘scendere’ in politica non potranno più tornare ad indossare la toga. Nel merito, si stabilisce l’impossibilita’ di rientrare nelle funzioni dopo aver svolto incarichi elettivi o di governo. I componenti del governo (ad esempio ministri e sottosegretari) vengono quindi assimilati agli eletti (ma le nuove regole non si applicherebbero se rimangono in carica meno di un anno). I magistrati che invece assumono incarichi apicali (come i capi di gabinetto), dovrebbero restare ‘congelati’ per un anno, tempo durante il quale non potranno assumere funzioni giurisdizionali, mentre per tre anni non potranno assumere ruoli direttivi o semidirettivi.

Punti che fanno sorridere Forza Italia: «Nell’accordo raggiunto oggi passano due obiettivi storici, ultra ventennali, di Forza Italia. Porte girevoli bloccate per i magistrati che fanno politica: non torneranno più a svolgere ruoli nella giurisdizione. Passa anche la separazione delle funzioni. Sarà consentito un solo passaggio dalla magistratura requirente a quella giudicante, e viceversa, e solo nei primi anni della carriera. Fino ad oggi era possibile effettuarne quattro. Siamo orgogliosi dei traguardi conseguiti», hanno dichiarato in una nota congiunta i deputati di Forza Italia Pierantonio Zanettin, Roberto Cassinelli, Mirella Cristina, Veronica Giannone, Pietro Pittalis e Matilde Siracusano, componenti azzurri della commissione Giustizia di Montecitorio.

Anche Azione di Carlo Calenda rivendica un ruolo ‘decisivo’. Lo fa per bocca del deputato Enrico Costa, ex responsabile della Giustizia per conto di Forza Italia, che elenca gli obiettivi raggiunti: «Valutazioni puntuali delle attività dei magistrati con il fascicolo di performance, rigoroso rispetto della presunzione d’innocenza, sospensione dalle funzioni per il pm che chiede arresti omettendo di allegare elementi rilevanti per la decisione, stop alle porte girevoli, giro di vite sui fuori ruolo, un solo passaggio di funzioni in carriera».

Da questa intesa si sono però chiamate fuori Italia Viva, che voterà le sue proposte di modifica e la Lega che non avrebbe dato garanzie sul voto di quegli emendamenti che riguardano i temi oggetto dei referendum sulla giustizia (tra cui anche la separazione delle funzioni). «Restano troppe contraddizioni nel testo, questa rischia di essere una riforma al ribasso, in cui non cambierà niente», ha commentato il deputato di Iv Cosimo Ferri. Italia Viva, però, «resta pronta a dare il suo contributo. Saremo lunedì in commissione e porteremo avanti le nostre proposte con spirito costruttivo, cercando di convincere la maggioranza ad ascoltarci non solo nella forma ma anche nella sostanza», ha aggiunto Ferri.

La posizione dei renziani e dei salviniani ha fatto storcere il naso al Partito democratico. «Siamo a un passo dal completamento del percorso per arrivare all’approvazione di un’importante riforma del Csm. E’ stata raggiunta un’intesa, ma un grande nodo politico resta ancora aperto: due forze politiche di maggioranza, Italia Viva e Lega, ancora non ritirano gli emendamenti sui quali c’è parere contrario del governo e resta ambiguità su come voteranno in commissione. Questo non e’ accettabile», ha dichiarato in una nota la responsabile Giustizia del Partito democratico (Pd), Anna Rossomando.

Punta i piedi anche LeU: «L’accordo raggiunto oggi tra la maggioranza e la ministra Cartabia è il punto di equilibrio più avanzato. Nessuno si può assumere il rischio di farlo saltare. Sarebbe da irresponsabili», ha commentato il deputato di LeU Federico Conte.

sabato, 9 Aprile 2022 - 18:52
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