Gratuito patrocinio, ecco la proposta di legge elaborata da 2 penalisti di Napoli. Campora: tante criticità, non ci fermiamo

di Manuela Galletta

«E’ una vergogna che in uno stato democratico gli avvocati debbano attendere in media tre anni per ottenere la liquidazione dell’onorario per il gratuito patrocinio». Ecco perché «da oggi comincia una battaglia che porteremo avanti anche sul piano politico affinché trovi attuazione una proposta di legge» in grado di cambiare lo stato di cose. E «non ci fermeremo fino a quando non raggiungeremo l’obiettivo». «Non ci fermeremo fino a quando non verranno risolte tutte le criticità connesse a un istituto che davvero dà attuazione ai principi 3 e 24 della Costituzione». 

Con queste parole il presidente della Camera penale di Napoli Marco Campora ha annunciato la mobilitazione dei penalisti partenopei per ottenere una rivisitazione della normativa sul gratuito patrocinio. Una rivisitazione già immaginata dagli avvocati Raffaele De Cicco e Alessandro Amodio, che hanno scritto una proposta di legge sposata dal Fratelli d’Italia e sostenuta, appunto, dalla Camera penale. La proposta di legge è stata presentata questa mattina nel corso del convegno, tenutosi nella sede dei penalisti partenopei, dal titolo «Gratuito patrocinio: il tradimento del patto etico tra Stato e avvocato». 

«Attualmente un avvocato deve attendere in media 3 anni, dalla fine del processo, per vedere riconosciuta la sua prestazione – spiega l’avvocato Raffaele De Cicco, illustrando le motivazioni alla base della proposta di legge – In uno Stato democratico questo è inaccettabile. Non solo: questa riforma è molto importante e ce lo dice una relazione Censis sui redditi degli avvocati. Quelli sotto i 45 anni hanno reddito di 35mila euro. Gli avvocati del Sud hanno redditi molto più bassi, quasi la metà di quelli di Milano. Il gratuito patrocinio diventa un ammortizzatore sociale. Diventa un modo, per il giovane avvocato, di garantirsi un aumento di fatturato in attesa di creare un proprio portfolio di cliente. E’ un modo per gli studi legali per sostenere i costi dei giovani praticanti».

Ma, allo stato, il gratuito patrocinio non riesce a soddisfare queste pretese per via dei ritardi biblici nella liquidazione degli onorari. «Con il gratuito patrocinio – incalza il penalista De Cicco – l’avvocato accetta di svolgere una funzione sociale, la difesa di persone non abbienti che è sancita dalla Costituzione, e lo fa a condizione che sia lo Stato ad accollarsi gli oneri professionali». Ma se lo Stato non liquida in tempi accettabili i pagamenti, il ‘patto’ viene tradito.

Così la proposta di legge elaborata dagli avvocati De Cicco e Amodio punta ad intervenire proprio sui tempi di pagamento e, al tempo stesso, si propone di equiparare il trattamento riservato agli ausiliari del magistrato e all’avvocato. Trattamento che ad oggi è sbilanciato in favore degli ausiliari. «La soluzione è intervenire sugli strumenti di tutela del credito», dice l’avvocato De Cicco. «Un ausiliario del magistrato è attualmente destinatario di un titolo di credito esecutivo, l’avvocato invece è destinatario di un titolo di pagamento – aggiunge il penalista – La differenza è sostanziale. Il titolo esecutivo obbliga la pubblica amministrazione al pagamento in favore dell’ausiliario entro 120 giorni, altrimenti scattano anche interessi moratori. Inoltre l’ausiliario ha la possibilità di intimare alla Pa il pagamento forzato. Il titolo di pagamento, invece, non prevede obblighi per la pubblica amministrazione e questo dilata i tempi a dismisura. Nè gli avvocati hanno alcun potere di rivalersi sul Ministero per i ritardi nei pagamenti». «E’ necessario – conclude il penalista – conferire lo status di esecutivo al titolo di pagamento in favore dell’avvocato». 

Il testo c’è e c’è anche una parte politica che intende portare in Parlamento la proposta di legge e dare battaglia. Si tratta di Fratelli d’Italia, presente al convegno – moderato dalla giornalista Gabriella Peluso – nelle persone di Sergio Rastrelli, coordinatore FdI di Napoli, di Michele Schiano di Visconti, capogruppo regionale di Fratelli d’Italia», di Salvatore Ronghi, e del deputato Andrea Delmastro Delle Vedove. L’onorevole, bloccato a Roma per la votazione sul ‘Dl aiuti’, ha ricordato – durante il video-collegamento – di avere già tentato di sensibilizzare il governo sul tema mediante interrogazioni parlamentari e si è impegnato per ‘sponsorizzare’ la proposta di legge elaborata a Napoli. «Questa è una battaglia che non ha nulla di corporativo», dice il parlamentare, che poi mette sul tavolo anche un altro tema, quello del reddito della persona che chiede l’accesso al gratuito patrocinio. «Quando si chiede l’accesso al gratuito patrocinio si tiene conto del reddito calcolato ovviamente nell’anno precedente, ma una persona potrebbe aver avuto un buon reddito e poi invece ritrovarsi disoccupato nel momento in cui vorrebbe chiedere il gratuito patrocinio. Questa è una circostanza di cui bisogna tenere conto», spiega il deputato, aprendo un nuovo fronte di discussione. 

Le criticità connesse al gratuito patrocinio sono tante e il convegno diventa l’occasione per metterle sul tavolo e dare il via a una più ampia presa di posizione dell’avvocatura partenopea. Tra i nodi da sciogliere c’è quello della revoca dell’accesso al gratuito patrocinio che interviene a processo già iniziato e, dunque, quando il legale ha già svolto in parte, o del tutto, il proprio incarico. L’avvocato Elena De Rosa, componente del Consiglio dell’Ordine partenopeo, prende spunto da una sentenza di Firenze che ha revocato il gratuito patrocinio a un cittadino perché non aveva comunicato la variazione reddituale di appena 100 euro: «E’ evidente che la variazione è così ininfluente che non avrebbe inciso sui requisiti del cittadino per il gratuito patrocinio. Eppure la sola omissione ha spinto dei giudici a far perdere al cittadino un diritto con la conseguente penalizzazione dell’avvocato che ha espletato il suo lavoro e non è stato pagato. Non ha pagato lo Stato e ovviamente non ha pagato il cittadino, che nulla aveva e perciò aveva chiesto il gratuito patrocinio». «Questo è un paradosso», rileva l’avvocato De Rosa.  

Altro punto spinoso, la connessione tra difensori d’ufficio e gratuito patrocinio. «Molto spesso noi avvocati difensori d’ufficio ci ritroviamo a che fare con clienti che poi chiedono il gratuito patrocinio, ma il gratuito patrocinio non è un istituto cui noi abbiamo deciso di aderire. Quindi ci ritroviamo nella situazione di difendere una persona dovendo però sottostare ai tariffari del gratuito patrocinio», lamenta l’avvocato Riccardo Rossi, presidente Adu Napoli. Già, il tariffario: altra spina nel fianco dell’avvocatura. Ai legali impegnati con il gratuito patrocinio vengono corrisposti compensi irrisori: si parte dai minimi tabellari con la riduzione di un terzo, viene spiegato durante il convegno. Troppo poco.

Ma perché ciò accade? Per gli avvocati non vi è dubbio che la responsabilità sia dei magistrati cui spetta il compito di ‘pesare’ il lavoro di un legale. «I magistrati non possono comprendere il nostro ruolo, la nostra attività. I magistrati vogliono spendere poco per spending review e tutelare le casse dello Stato. Non sono soggetti adeguati a stabilire le nostri liquidazioni – spiega l’avvocato Marco Campora – Dobbiamo fare battaglie affinché le liquidazioni tornino in capo ai Consiglio dell’Ordine». Non solo: per Campora l’altra urgente battaglia da portare avanti è quella dell’accelerazione delle liquidazioni dei pagamenti. «Oggi c’è un problema serio e reale. Non è possibile che l’erogazione arrivi 3 anni dopo e questo è dovuto ad inerzia del personale amministrativo e della magistratura. Nessuna delle persone assunte per l’ufficio del giusto processo è stata destinata alle spese di giustizia. Dicono che per legge non è possibile. Ma il vero nodo è proprio qui. Ecco perché io ritengo che bisogna dare seguito a ciò che abbiamo detto anche con azioni politiche e per questa ragione ci sarà spazio per discutere ancora di questi temi». 

giovedì, 7 Luglio 2022 - 19:34
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