Maltempo nelle Marche: quegli interventi sul fiume Misa previsti e mai effettuati, specchio della solita superficialità italica


Si cerca, e lo si fa con la forza della disperazione. Si cercano i due dispersi dell’alluvione che ha messo in ginocchio l’Anconetano con la speranza, di ora in ora più flebile, di ritrovarli. Si cercano Mattia, appena 8 anni, strappato dalle braccia della mamma dall’onda melmosa che li ha travolti dopo essere usciti dall’auto a Castelleone di Suasa, e la 56enne Brunella Chiù. Restano 11 le vittime accertate sinora, tra Pianello di Ostra, Senigallia, Barbara, Trecastelli, Serra de’ Conti, Rosora.

Ieri il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio ha effettuato sopralluoghi nelle zone colpite, partendo dalla provincia di Pesaro (Cantiano, Serra Sant’Abbondio, Frontone, Pergola), per poi passare in quella di Ancona.

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Intanto, come spesso accade dopo eventi catastrofici in Italia, la polemica infuria. Lavori finanziati e non eseguiti, opere di messa in sicurezza fantasma. Forse una tragedia annunciata ma che poteva, con largo anticipo sui fatti del 15 settembre, essere evitata.

«Risulta evidente che siano necessari diversi interventi per potere mettere in sicurezza il Fiume Misa in particolar modo all’interno dell’abitato di Senigallia e poco a monte dello stesso» si legge ad esempio nell’ ‘Assetto di progetto per la media e bassa valle del Misa’, un documento della Regione Marche del 2016 dove si sosteneva chiaramente la necessità di effettuare i lavori che, invece, non sono stati fatti. Per ridurre «il più possibile la portata di picco che attraversa il centro di Senigallia» si aggiungeva, bisogna intervenire mediante «laminazione e aumentare il più possibile la capacità di deflusso» in città.

Le opere necessarie, proseguiva il documento, «consistono in prima battuta nella manutenzione ordinaria e straordinaria dell’alveo e nel dragaggio della parte terminale», ma si ha «la necessità di riuscire a laminare, lungo tutto il bacino con opportuna gestione presidiata, circa 7.31 milioni di metri cubi per arrivare ad una portata transitante nel centro di Senigallia di 240 m3/sec».

Parole chiarissime, nero su bianco, da cui è difficile sfuggire. La tragedia delle Marche non è solo conseguenza estrema della crisi climatica, ma soprattutto della solita imperdonabile leggerezza umana.

lunedì, 19 Settembre 2022 - 08:01
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