Napoli, penalisti al voto: Campora e i suoi verso il bis lanciano un ‘laboratorio’ per coinvolgere la società

Toghe
di maga

In un contesto sociale e politico in cui la «logica vendicativa del diritto e della sanzione penale» è divenuta ormai dilagante, occorre dare vita a un «movimento di opinione che abbia come stella polare il garantismo e la libertà». Un movimento capace di sia di dialogare e coinvolgere «porzioni sempre più ampie di popolazione», sia di dare battaglia sui temi più caldi dell’amministrazione della giustizia.

Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo della Camera penale di Napoli, la squadra uscente capitanata dall’avvocato Marco Campora presenta il suo programma. Trentasei pagine di idee, obiettivi e orizzonti che si pongono come proseguimento e ampliamento del lavoro sin qui svolto. Un lavoro che, alle urne, non avrà rivali.

A dispetto dell’ultima tornata elettorale che vide la classe dei penalisti assai frammentata tanto che si presentarono ben tre liste, stavolta corre una lista soltanto. Quella guidata da Campora che schiera in campo gli stessi uomini della giunta uscente, rimanendo fedele al motto secondo il quale ‘squadra che vince non si cambia’. Una parte degli oppositori ha deciso di deporre le armi, un’altra parte invece ha più di recente manifestato pubblico apprezzamento per la linea tenuta dalla Camera penale uscente. In occasione dell’ultima assemblea della Camera penale non solo si è assistiti ad una massiccia partecipazione, ma diversi avvocati che alle scorse elezioni avevano votato altri candidati hanno preso la parola per evidenziare la condivisione del percorso politico della Camera penale e la volontà di sostenere questo cammino pur essendo partiti da una posizione di vedute diversa. Un attestato di stima che spinge Campora e la sua squadra ad alzare il livello dell’impegno politico sia in rappresentanza dei penalisti affinché essi possano svolgere al meglio la professione senza venire marginalizzati, sia in nome di quel ‘giusto processo’ che a parere dell’avvocatura non è realizzato ma semmai troppo spesso calpestato.

Così il programma con il quale il direttivo uscente si presenta alla riconferma si divide in tre parti. La prima ruota intorno all’obiettivo di portare i penalisti e le battaglie dei penalisti al di fuori delle aule di Tribunale affinché esse non restino materia per gli addetti ai lavori e peggio ancora esse non vengano oscurate «dal populismo giudiziario mediatico»: «Il nostro proposito e impegno è dare vita a un laboratorio permanente di idee, di progetti e di formazione culturale che ci consenta di partecipare e di fornire un contributo ai mutamenti della società e del diritto che si avranno nei prossimi anni». Un laboratorio aperto. «Partendo da Napoli, dal nostro Tribunale, noi proveremo in ogni modo a creare, con chiunque ci sta, un fronte comune per la difesa quotidiana delle garanzie e delle libertà dei cittadini», si legge nel programma. E si strizza l’occhio, per cominciare, a uno dei «settori più attenti e colti della Magistratura, in particolare quella giudicante». La parola d’ordine, dunque, è «aprirsi alla società».

Il secondo punto del programma guarda all’interno dei penalisti: «Ineludibile risulta continuare a recuperare la più ampia e coesa unità. Vogliamo un’associazione quanto più inclusiva possibile, aperta a chiunque risulti interessato alle nostre idee ed alle nostre battaglie; un’associazione che possa essere continuamente ventilata da nuovi entusiasmi e nuove esperienze».

Il terzo punto, infine, guarda «alle lotte fondanti dell’avvocatura penale: la separazione delle carriere dei magistrati, la ragionevole durate dei processi attraverso il ripristino di altrettanto ragionevoli termini di prescrizione, la limitazione degli incarichi fuori ruolo dei magistrati e l’uso costituzionalmente orientato della custodia cautelare, limitato solo a casi eccezionali». E ancora: «Altro snodo cruciale del lavoro della Camera Penale dovrà essere l’effettivo miglioramento delle condizioni di detenzione tanto in relazione alla custodia quanto alla sorveglianza». Il carcere, si legge nel programma, «dovrebbe essere una istituzione sociale, mentre rischia di trasformarsi soltanto in un’istituzione di Polizia». A questi punti si aggiungono poi una serie di temi, che stanno a cuore a tutti i penalisti, sui quali la Camera penale intende compulsare il nuovo Parlamento: «seria e profonda depenalizzazione; provvedimento di amnistia e indulto; revisione del catalogo dei reati previsti dal codice penale e dalle leggi penali e delle relative pene; abrogazione della improcedibilità e ritorno alla prescrizione sostanziale ante-riforma; modifica dell’art. 495 comma 4 ter c.p.p. che sancisca, con chiarezza ed impedendo interpretazioni distorsive, la necessità che vi sia identità tra il giudice che ha assunto le prove ed il giudice che emette la sentenza; abolizione della norma che impone, a pena di inammissibilità dell’impugnazione, il rilascio di una nuova nomina al fine di proporre appello in caso di imputato dichiarato assente nel corso del giudizio di primo grado; abolizione della norma che impone, a pena di inammissibilità dell’impugnazione, di allegare all’atto una nuova dichiarazione/elezione di domicilio dell’imputato; ritorno al vecchio testo dell’art. 270 c.p.p. in tema di intercettazioni, considerato che la nuova formulazione – approvata frettolosamente per porre nel nulla il dictum dalle SS.UU. della Corte di Cassazione – appare palesemente in contrasto con i principi reiteratamente sanciti dalla Corte Costituzionale; ampliamento dei casi in cui è possibile accedere al patteggiamento; reintroduzione della possibilità di accedere al rito abbreviato per i delitti punibili con la pena dell’ergastolo; modifica delle disposizioni in tema di custodia cautelare sulla base della proposta contenuta nel recente quesito referendario; riforma dell’Ordinamento Penitenziario accogliendo ed approvando le proposte della “Commissione Giostra”; eliminazione dell’ergastolo tout court o quantomeno dell’ergastolo ostativo.

Il manifesto programmatico è corposo. A dargli voce ci saranno Marco Campora che si ripresenta come presidente, e gli uscenti Angelo Mastrocola (segretario), Marco Bello (tesoriere), Valerio Esposito, Errico Frojo, Guido Furgiuele, Claudia Milone, Raffaele Minieri e Leopoldo Perone.

Candidati al collegio dei probiviri ci sono: Pasquale Coppola, Domenico Di Criscio e Giovanni Battista Vignola.

lunedì, 28 Novembre 2022 - 08:00
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