Bus precipitato a Capri e conducente morto, chiesto il processo per 3 imputati: «Omessi controlli su guidatori e barriere»

Emanuele Melillo
Emanuele Melillo

Si va in aula. Chiuse le indagini preliminari, i pubblici ministeri Maurizio De Marco e Giuseppe Tittaferrante della procura di Napoli hanno chiesto il rinvio a giudizio delle tre persone indagate per la morte di Emanuele Melillo, il conducente di bus deceduto per via dell’incidente occorso al veicolo che stava guidando.

Il 22 luglio 2021 a Capri, sulla strada provinciale 66, il bus precipitò di sotto, atterrando sulla spiaggia: 23 passeggeri rimasero feriti. Secondo la procura, quell’incidente si sarebbe potuto evitare se fossero stati espletati alcuni controlli risultati manchevoli: anzitutto per i magistrati non furono eseguiti i prescritti controlli sull’autista, invalido e assuntore di droga; né furono eseguiti controlli sulle ringhiere della strada provinciale 66 sfondate dal bus. Di qui la decisione di indagare e di chiedere il rinvio a giudizio del medico a cui la società di trasporto aveva delegato la sorveglianza sanitaria dei lavoratori, del legale rappresentante della stessa società, e di un funzionario della Città Metropolitana di Napoli.

Stralciata, invece, la posizione di altri sei indagati, che pure erano stati raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari: per loro si profila un’archiviazione.

L’udienza preliminare è fissata per il 30 marzo. I tre imputati sono difesi dagli avvocati Alfonso Furgiuele, Roberto Guida e Ciro Arino. Pronti a costituirsi parte civile i familiari di Melillo, assistiti dall’avvocato Giovanna Cacciapuoti.

Il legale rappresentante della società avrebbe, secondo gli inquirenti, mutato le mansioni di Melillo, da addetto alla biglietteria a conducente, senza sottoporlo a specifiche visite che avrebbero potuto invece evidenziare la sua inidoneità: il giovane era invalido al 50% ed era anche un assuntore di cocaina. Al medico invece gli inquirenti contestano di avere omesso di richiedere al datore di lavoro di Melillo gli elenchi dei lavoratori e delle relative mansioni per sottoporli alla obbligatoria sorveglianza sanitaria. Inoltre non si sarebbe attivato per verificare se fosse stato pecedentemente visitato. Al dirigente della Città Metropolitana di Napoli, infine, responsabile della gestione tecnica strade e vialibità e della direzione tecnica dell’area strade, viene contestato di non essersi attivitato – malgrado puntuali segnalazioni – per posizionare una idonea barriera lungo la SP66 dove, invece, c’era solo un parapetto incapace di impedire che potesse reggere l’impatto di un bus.

Il mezzo condotto da Melillo, quel giorno, percorse appena 170 metri dopo essere partito dal porto di Marina Grande, alla volta del centro di Capri, prima di precipitare. Dalle analisi degli esperti è emerso che viaggiava a una velocità compresa tra i 30 e i 35 chilometri all’ora. Sempre secondo i periti, Melillo perse il controllo presumibilmente a causa di una crisi compulsiva agevolata dalla mancanza di sonno e dalla cocaina, assunta poche ore prima dell’incidente. Il bus, dopo avere preso il marciapiede alla destra è finito contro la ringhiera che non ha retto l’urto: il mezzo è quindi precipitato in una scarpata profonda 15 metri.

giovedì, 9 Marzo 2023 - 15:07
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