Accusati di collusione coi Casalesi, assolti i fratelli Diana: il padre ucciso dalla camorra perché respinse estorsioni

aula tribunale

La procura di Napoli li aveva accusati di essere scesi a patti con la criminalità organizzata, in modo particolare con la fazione Zagaria del clan dei Casalesi. Una contestazione pesante, soprattutto da un punto di vista morale perché loro, Antonio e Nicola Diana, sono i figli di quel Mario Diana ucciso dalla camorra a Casapesenna (il 26 giugno del 1985) per avere difeso la sua società di trasporti dalla malavita che voleva imporre il pizzo. Antonio e Nicola Diana il 15 gennaio del 2019 furono pure arrestati e le loro aziende, attive nel settore del riciclo della plastica, sequestrate. Ebbene, martedì 21 maggio, quell’accusa è stata spazzata via: i giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Luciana Crisci) hanno assolto i due fratelli Diana dall’accusa di concorso esterno in associazione di stampo mafioso con la formula perché il fatto non sussiste.

L’accusa mossa ai fratelli Diana poggiava sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Un’accusa che la procura riteneva solida, tanto che all’inizio dello scorso mese di aprile la procura aveva chiesto 7 anni e mezzo di reclusione per ciascun imputato. In particolare i pm contestavano il versamento di una somma di denaro da parte dei Diana al clan, sostenendo che essa fosse frutto di un accordo in base al quale i Diana si assicuravano la protezione della cosca. Dal canto loro i fratelli Diana hanno sempre professato la loro innocenza, rivendicando la loro storia familiare e quella personale: Antonio e Nicola Diana, figli di Mario Diana, vittima innocente della criminalità organizzata, si sono adoperati nella lotta alle mafie. E sulla somma di denaro contestata dalla procura, i due hanno invece spiegato che quella somma era un’estorsione pagata per paura di ritorsioni.

«Nonostante la Cassazione avesse annullato questi provvedimenti cautelari – hanno spiegato gli avvocati Claudio Botti e Carlo De Stavola, difensori dei fratelli Diana – gli imprenditori sono stati costretti a subire questa odissea giudiziaria durata cinque anni». Le motivazioni alla base della sentenza saranno depositate entro novanta giorni, passaggio necessario per capire le ragioni che hanno spinto il Tribunale a prendere le distanze dai racconti dei pentiti e dunque dalle conclusioni della magistratura inquirente.

giovedì, 23 Maggio 2024 - 12:28
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