Il voto scuote l’Europa, Macron in Francia si dimette. Lascia il premier del Belgio, Scholz in Germania va male ma non molla

Foto tratta dal sito del ministero degli Esteri

Il voto per le Europee ridisegna l’Europa politica e determina il crollo di Macron. Nessuna conseguenza per l’Italia, dove il Governo in carica conferma il suo gradimento popolare e scongiura qualsiasi attacco dalle opposizioni o messe in discussione. In Francia, invece, è successo di tutto. Qui ha stravinto il partito di estrema destra di Marine Le Pen: Rassemblement National ha preso il 32%, più del doppio del partito Renaissance del presidente Emmanuel Macron che si è fermato intorno al 15%. Una sonora sconfitta, che ha spinto Macron ad annunciare lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di nuove elezioni il 30 giugno e il 7 luglio. «La Francia ha bisogno di una maggioranza chiara per agire nella serenità e nella concordia», sono le parole di Emmanuel Macron, dopo aver annunciato a sorpresa lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale.

È capitolato, a causa del voto europeo, anche il premier del Belgio Alexander De Croo, che ha ammesso in lacrime la sconfitta dei suoi Liberali e Democratici Fiamminghi (Open Vld) e ha annunciato le dimissioni, assumendosi la responsabilità della batosta. Oggi Re Filippo le ha accettate ma De Croo rimarrà in carica ad interim fino a che non si sarà insediato un nuovo esecutivo.

È andata male anche per il governo tedesco, sconfessato alle urne, ma Olaf Scholz non ha alcuna intenzione di andare al voto anticipato dopo il disastro elettorale del 9 giugno. «Non ci abbiamo pensato neppure per un secondo», ha risposto sul punto il suo portavoce. «È andata male», ma ora «si lavora per le prossime politiche», dice il Kanzler. Il voto per le Europee ha visto l’affermazione dell’Afd, un partito di destra apertamente di sinistra, che ha preso quasi il 16% ed è arrivato secondo nella scala del gradimento popolare. La Cdu di Friedrich Merz è di nuovo in sella con un 30%, conquistato assieme ai cristiano-sociali bavaresi. I partiti al governo sono miserevolmente franati (l’Spd al 13,9%, peggior risultato dal 1887, si sfogano alla Willy Brandt Haus; i verdi si sono dimezzati all’11,9 e i liberali galleggiano al 5,2). Tanti voti sono andati dispersi fra oltre una dozzina di partiti (erano 14), molti dei quali davvero piccoli. I giovanissimi hanno abbandonato i Verdi, e preferito i radicali di destra e sinistra. E Sara Wagenknecht, la moglie di Oskar Lafontaine, col suo movimento praticamente “in fasce”, che ha preso il 6,2%, annuncia di poter cambiare la politica del Paese, a partire dai Laender dell’est.

In Spagna si registra il sorpasso del Partido Popular sui socialisti del Premier Sanchez, ma il governo di Madrid sostanzialmente tiene anche se avanza la destra di Vox all’8% circa. Battuta d’arresto per l’anti europeista Victor Orban in Ungheria, il suo partito pur confermandosi primo ha perso molti consensi ed è tallonato da Tisza una nuova formazione politica. In Slovacchia il partito del premier Fico arriva secondo, superato dall’opposizione progressista. In Polonia tiene la Piattaforma civica del primo ministro europeista Donald Tusk che si conferma primo partito davanti al PiS guidato da Kaczinsky. In Portogallo vittoria socialista davanti all’alleanza di governo conservatrice, mentre Chega non sfonda. Nonostante tutto i socialisti reggono in quasi tutti i 27 e la spaccatura tra destra moderata ed estrema destra, rende più probabile una riconferma dell’attuale maggioranza guidata da Ursula Von der Leyen. Infine da segnalare il caso della Danimarca dove vincono i Verdi, che invece arretrano nel resto d’Europa.

lunedì, 10 Giugno 2024 - 20:34
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