L’Italia in crisi rottama i partiti tradizionali Sfonda il Movimento dei Cinque Stelle Salvini è la vera sorpresa

Luigi Di Maio
di Manuela Galletta

I seggi sono stati scrutinati. I dati delle urne, dopo una lunga notte di spoglio e di passione (per alcuni), sono certi. L’Italia in crisi ha rottamato i partiti tradizionali, ritenuti evidentemente incapaci di dare risposte concrete al crollo della spesa pubblica, la vera piaga che ha attraversato il Paese da nord a sud. I cittadini hanno scelto il voto di protesta e di speranza. Hanno infilato nell’urna la repulsione verso un ‘sistema’ in cui nessuno si riconosce più, verso categorie ideologiche – destra e sinistra – che sono ormai svuotate di significato, lontane anni luce da una nuova e cospicua generazione che di destra e sinistra, quelle vere, ha sentito parlare solo sui libri storia e a cui basterebbe invece avere risposte concrete e di buon senso sul proprio futuro. Stravincono i grillini, al Sud in particolare, dove l’insediamento clientelare si pensava indistruttibile. Stravince la forza che negli ultimi cinque anni non s’è posta sotto alcuna bandiera ideologica ma ha parlato di idee e di progetti più vicini al sentire comune, condivisibili o meno, realizzabili o meno, populistici o meno. Stravincono i pentastellati, e non c’è da restare sorpresi: il Paese ha lanciato segnali ripetuti contro i partiti tradizionali, segnali di malcontento che, per snobberia e saccenteria, sono stati puntualmente ignorati. Stravincono nonostante gli inciampi dell’ultimissima parte del loro percorsi: dalla storia dei rimborsi, a quella dei candidati ‘incandidabili’ rispetto alle rigide regole dei pentastellati. Dunque, i Cinque Stelle sono la prima forza di Governo. Anche se i numeri delle urne non spianano un’autostrada davanti ai pentastellati: per governare ci sarà bisogno di un accordo. Si vedrà.

Di certo c’è che l’Italia  questa volta ha espresso tutta la sua indignazione in maniera forte. Votando i grillini, ma soprattutto votando la Lega, la vera novità di queste Politiche. Sì, perché la cavalcata verso il traguardo dei grillini era prevedibile, annunciata dai risultati più che positivi ottenuti in tutte le competizioni elettorali locali che si sono svolte in questi ultimi cinque anni. Quello di Matteo Salvini, invece, è stato un exploit sorprendente, che certifica la riuscita della strategia del leader leghista: ha disancorato il suo partito dalle logiche territoriali del Nord portando al primo posto uno dei problemi che l’Italia schiacciata dal crollo della spesa pubblica, l’Italia affamata, disperata sente più vivo che mai: la convivenza con l’immigrato, l’obbligo di dover dividere il tozzo di pane, che è già poco, con lo straniero; la paura, ancora, di vedersi portare via i risparmi – in tentativi di rapina – da parte di qualche immigrato che per campare si dà ai reati. Sarà stata una strategia populista pure quella di Salvini, come dicono in tanti. Al pari dei Cinque Stelle. Fatto sta che le urne li hanno premiati entrambi. E, forse li hanno premiati non tanto per i loro programmi quanto più per la necessità di mandare a casa dei partiti tradizionali che in questi ultimi venti anni sono stati ritenuti incapaci di parlare alla gente.

lunedì, 5 Marzo 2018 - 09:12
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