Torre Annunziata, l’omertà della camorra: la vittima dell’agguato saluta l’imputato e tace sul raid. Il ras manda baci al pubblico

Tribunale Giustizia
di Dario Striano

Hanno rischiato di perdere la vita durante un agguato ma hanno scelto di non costituirsi parte civile nel processo contro i loro presunto aggressori, finendoli addirittura per ‘scagionare’ con la loro testimonianza show in tribunale. Salvatore Iovene, 31enne, e Vittorio Nappi, 20enne, vittime di un raid nel gennaio 2017, quando la loro auto fu crivellata da 8 colpi di arma da fuoco in via Cuparella a Torre Annunziata, hanno scelto la via della ‘sceneggiata’ nel testimoniare in aula. Linguaggi coloriti, toni forti e contraddizioni che, nel caso di Iovene, hanno anche finito per innervosire il presidente del collegio giudicante Ferdinanda Iannone che al testimone ha più volte ricordato «la possibilità di esser accusati per false testimonianze dichiarando il falso od omettendo la verità».
E ancora: silenzi, saluti plateali e stranezze che, nel caso di Nappi, hanno indotto i giudici a pensare che vi potesse essere stata «un’intimidazione o un avvicinamento sospetto prima dell’udienza». Il tutto mentre i due giovanissimi imputati per tentato omicidio, Vincenzo Falanga e Raffaele Gallo, figlio del boss Franco ‘o pesiello, si sono resi anche loro autori di un piccolo teatrino con saluti e baci alla platea lanciati dalla piccola cella dell’aula Giancarlo Siani del tribunale di Torre Annunziata. Un comportamento che è costato ai due giovani – all’epoca dei fatti contestati appena 18enni – un richiamo da parte delle guardie giurate. (CONTINUA…)

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sabato, 10 Marzo 2018 - 16:02
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