Vigilante ucciso per rapina a Piscinola, il primo pensiero di un fermato: «In carcere posso fare la doccia»

Francesco Della Corte

Il primo pensiero è stato chiedere: «Ma in carcere posso fare la doccia?». Il primo pensiero è stato provare a capire cosa lo avrebbe atteso una volta varcata la soglia dell’istituto di pena minorile. Il primo pensiero non è stata la famiglia di Francesco Della Corte. Non è stato l’aver ucciso un uomo di soli 51 anni per portargli via la pistola allo scopo di rivenderla e guadagnarci al più 600 euro da dividere in tre. Le parole del primo dirigente del commissariato di Scampia Bruno Mandato fanno tremare le vene dei polsi: i tre ragazzini che sono stati arrestati per l’omicidio del vigilante «non si sono strappati i capelli per avere provocato la morte di un bravo padre di famiglia. Uno dei tre, quando ha capito che l’avrebbero rinchiuso, ha abbracciato il padre, a cui è particolarmente legato, preoccupato del fatto che non lo avrebbe rivisto per lungo tempo. Un altro era angosciato». E’ la fotografia di una storia che fa agghiacciare. Una storia che racconta di tre «lupi che aspettavano l’agnello» sul quale avventarsi, per dirla con le parole del Questore che stamattina ha convocato una conferenza stampa per illustrare i contenuti dell’indagine che ha assicurato alla giustizia i giovani aggressori di Francesco Della Corte. Una fotografia che fa venire rabbia. Rabbia alla quale si è associata l’indignazione di Vincenzo del Vicario, segretario generale del Savip, Sindacato autonomo vigilanza privata, che ha parlato di morte annunciata e ha lanciato una grave accusa: forse, dice, «sarebbe stato possibile evitare la morte di Francesco se fosse stato in coppia con un collega».

sabato, 17 Marzo 2018 - 20:52
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