Chiusa dal Comune, il Tar la “riabilita” Azienda anticamorra riapre i battenti: nessuna responsabilità per abusi edilizi

La decisione del Tar

Una vecchia storia di abusivismo. Problemi legati ad autorizzazioni che, al termine di accertamenti, sono risultati non essere legati all’azienda. Eppure la Cleprin era stata costretta a chiudere. Da domani la fabbrica di detersivi degli imprenditori anticamorra Antonio Picascia e Franco Beneduce che il Comune di Carinola aver fatto chiudere, riaprirà i battenti. Lo ha deciso il Tar Campania, che ha accolto il ricorso d’urgenza presentato dai due titolari che richiedeva la sospensione dell’ordinanza di chiusura emessa dall’ente comunale. Esulta Antonio Picascia, sebbene sa che si tratti di «una vittoria parziale, ma almeno oggi, nonostante la pioggia, mi sembra sia arrivata la primavera». La notizia della riapertura arriva come un «raggio di sole» a Casal di Principe, nel bel mezzo degli Stati Generali delle Terre di Don Peppe Diana, evento tenuto per commemorare l’omicidio del sacerdote che si opponeva allo strapotere del clan avvenuto il 19 marzo di 24 anni fa nella sagrestia della Parrocchia di San Nicola di Bari a Casal di Principe. La manifestazione è stata realizzata nel bene confiscato di via Urano, denominato Casa Don Diana, dove ancora campeggiano le foto delle decine di vittime innocenti della camorra. «Anche noi siamo delle vittime – dice Picascia – noi imprenditori che abbiamo denunciato il pizzo (Picascia e Beneduce hanno più volte denunciato e fatto condannare i camorristi del clan Esposito di Sessa Aurunca, ndr) e che dopo questo sacrificio ci ritroviamo a dover combattere con la burocrazia insensibile. Noi non abbiamo fatto alcun crimine abbiamo comprato nel settembre 2016, dal tribunale, lo stabilimento dove oggi sorge la Cleprin, abbiamo richiesto il condono per un abuso risalente probabilmente a 30 anni fa, così come suggeritoci dalla stessa autorità giudiziaria, essendo stati riaperti i termini; in un paese civile la nostra pratica sarebbe stata chiusa in 18 giorni, invece sono 18 mesi e siamo ancora qui»

lunedì, 19 Marzo 2018 - 16:27
© RIPRODUZIONE RISERVATA