Non appena tornò in libertà, il boss (oggi pentito) Carlo Lo Russo inaugurò una stagione di epurazione interna alla cosca a colpi di piombo. Raffaele Stravato venne ucciso in questo contesto. Era il 23 ottobre del 2015 quando un killer lo inseguì tra i palazzi per cinque metri e lo freddò a colpi di pistola (cinque di cui uno alla testa) in via Battaglia, una stradina di periferia tra Piscinola e Marianella. Poco più di due anni dopo quell’agguato, arrivano gli arresti. Arresti resi possibili proprio dal pentimento di Carlo Lo Russo che si è intestato il mandato omicidiario e ha fatto i nomi e cognomi di chi eseguì l’ordine di morte. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite stamattina dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli recano in calce i nomi di Luigi Cutarelli (già condannato in primo grado, e attualmente sotto processo in Appello, per l’omicidio di Pasquale Izzi), e Vincenzo Carrino. Stravato, in particolare, finì nel mirino del boss Lo Russo perché aveva sposato la causa di un gruppo di affiliati al clan che rivendicavano maggiore autonomia e avevano messo in discussione la leadership dei Lo Russo, ed in particolare dell’allora ras Antonio Lo Russo (figlio del boss pentito Salvatore): il gruppo era guidato da Salvatore Scognamiglio, ucciso il 5 agosto del 2011 proprio per le sue ambizioni di comando. Per l’omicidio Scoangmiglio, nel giugno dello scorso anno, sono state eseguite due ordinanze cautelari a carico di Vincenzo Bonavolta ‘o censore e Luciano Pompei, mentre Antonio Lo Russo è indagato come mandante.
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venerdì, 6 Aprile 2018 - 12:32
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