Tra bancarelle, mercatini ed e-commerce: così si compra il kit del piccolo aggressore La legge sui coltelli risale al 1940

Baby aggressore
Ragazzi armati (foto Kontrolab)
di Danio Gaeta

«Per questo coltellino dammi 3 euro, per la noccoliera invece sono 5. E’ quella buona, è di ferro. Non si rompe». Otto euro. Tanto costa oggi il kit del piccolo aggressore. Non è ingombrante, è facile da nascondere nella tasca di un giubbotto e soprattutto non è illegale. O quasi. Ciro (il personaggio è di fantasia) ha appena 15 anni ed anche lui può facilmente procurarsi un kit: gli basta fare un giro nella zona di corso Meridionale, lungo i marciapiedi che costeggiano piazza Garibaldi o alle spalle di Porta Nolana. Tra mercatini in cui si vende di tutto e sbirciando tra le bancarelle su cui sono esposte sigarette di contrabbando, si possono vedere – in bella mostra – anche coltellini butterly, lame a molla o a serramanico e anche pericolose noccoliere (alcune anche ben fatte). E’ semplice: basta sganciare un po’ di euro. Così Ciro sceglie il kit che più gli piace, magari quello più pericoloso, e lo mette a disposizione della baby gang di cui fa parte. Tutto alla luce del sole. Anche perché vendere coltelli non è illegale. Le forze dell’ordine che operano sul territorio non hanno possibilità di intervento: se la bancarella è in regola e se ci sono tutte le autorizzazioni amministrative, i coltellini possono essere venduti. Poco importa se diventano pericolosissime armi per per mettere a segno una rapina o, come purtroppo sempre più spesso capita, per aggredire il prossimo. Il problema, per lo Stato italiano, non riguarda la vendita dei coltelli, ma l’uso che se ne fa. «Noi sequestriamo le bancarelle se sono illegali a prescindere da ciò che vendono – ha spiegato il comandante della polizia municipale di Napoli Ciro Esposito – se hanno tutte le autorizzazioni possiamo fare ben poco. E’ legale. Non ci resta che intensificare i controlli, individuare soggetti pericolosi e sequestrare i coltellini quando li troviamo addosso ai ragazzini».  Ma le bancarelle non sono l’unico problema. Sì, perché il kit del piccolo aggressore può essere acquistato anche nei negozi di souvenir o nelle edicole. «Ci sono collezioni di coltelli messi in vendita ogni settimana – ha aggiunto il comandante Esposito – è chiaro che non si tratta di armi. Ma se finiscono nelle mani sbagliate, allora il rischio cresce». Infine c’è l’ultimo problema. Forse quello che più spaventa e riguarda l’e-commerce. Su internet, e non c’è bisogno di smanettare su siti specializzati, si può comprare facilmente una lama. Basta andare sul motore di ricerca, digitare «coltello a serramanico» o «tirapugni da collezione» ed ecco un’infinità di annunci. Forse sul web il kit costa un po’ in più, ma chi vende certamente non chiede documenti di riconoscimento e non guarda il compratore in faccia. Non può sapere se è un minorenne o ancora peggio un delinquente. «Bisognerebbe rivedere la legge in materia – ha denunciato il comandante della Municipale di Napoli Esposito – solo in questo modo avremmo veri strumenti per affrontare il problema».
La legge. Ecco il problema. Nell’era delle baby gang, in un momento in cui la pressione della microcriminalità si avverte così forte sulla società civile, la norma che regola la circolazione con armi da taglio è inserita nel Regio Decreto del 6 maggio del 1940: “Regolamento per l’esecuzione del Testo Unico 18 giugno 1931, n. 773 delle Leggi di Pubblica Sicurezza”. «Sono fra gli strumenti da punta e da taglio atti ad offendere, che non possono portarsi senza giustificato motivo i coltelli e le forbici con lama eccedente in lunghezza i quattro centimetri». Dunque se sono un po’ più piccolini si possono tranquillamente portare dietro. Anche se sono altrettanto pericolosi. Inoltre «non sono considerati armi gli strumenti da punta e da taglio che, pur potendo occasionalmente servire all’offesa, hanno una specifica e diversa destinazione, come gli strumenti da lavoro, e quelli destinati ad uso domestico, agricolo, scientifico, sportivo, industriale e simili», si legge ancora nel Tulps. Ed anche in questo caso l’elenco di oggetti pericolosi è infinita.  Sembra paradossale che nel 2018, il riferimento normativo per il possesso di coltellini o altri oggetti atti ad offendere, sia regolamentato da un Regio Decreto che risale a 78 anni fa. 

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martedì, 17 Aprile 2018 - 07:30
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