Bimbi picchiati in classe, maestra sospesa E i docenti chiedono le telecamere in aula Da Potenza la petizione per i controlli

scuola
di Andrea Terracciano

I docenti si schierano compatti e chiedono di fermare lo stillicidio. Quelle brutte storie di violenza, quegli atti di bullismo e soprattutto quelle denunce spesso archiviate. Tutto va chiarito e c’è un unico modo per farlo: installare le telecamere nelle classi. Lo pensano quattro docenti su cinque, come emerge da un sondaggio effettuato sui social (su una platea, a dir la verità assai risicata, ma comunque sia è un’indicazione).
In realtà l’opinione pubblica sembra ormai allineata su questa strada, dopo il flop della proposta di un anno e mezzo, quando la Commissione Istruzione del Senato bloccò il Ddl già avallato dalla Camera per l’installazione obbligatoria delle telecamere nelle aule. Da allora, però, molto è cambiato: tra docenti denunciate e studenti aggressori, il problema si è rapidamente trasformato in emergenza. Venerdì l’ultimo caso: un’insegnante 54enne di Giffoni Valle Piana è stata sospesa per un anno con l’accusa di maltrattamenti nei confronti dei bimbi della scuola dell’infanzia. Un procedimento  scattato in seguito alle denunce di alcuni genitori che avevano notato segnali di malessere nei figli. La donna si rivolgeva ai piccoli – tutti tra i quattro e i cinque anni – apostrofandoli con vari epiteti, tra i quali ‘zozzosi, asini, scemi, cretini, cafoni’, schiaffeggiandoli, tirando i capelli e le orecchie, strattonandoli e trascinandoli a terra. In un clima di sospetti e paure, la soluzione sembra essere quella di affidarsi alla tecnologia e riprovare a portare la proposta di legge all’attenzione del nuovo Parlamento. Da pochi giorni il sindacato di Polizia penitenziaria (Spp) ha avviato una raccolta di firme in tutta Italia a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per introdurre la videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, oltre che nelle strutture socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in situazioni di disagio, e per l’inasprimento delle pene per quanti hanno commesso i reati. I dati sono preoccupanti: gli episodi sono in vertiginoso aumento e le vittime nell’80% dei casi hanno meno di sei anni, come evidenziato anche dal segretario generale del sindacato Aldo Di Giacomo nel giorno in cui è stata presentata l’iniziativa: «I maltrattamenti sui piccoli degli asili nido e della scuola dell’infanzia. Sono proprio i più piccoli, i più indifesi ad aver incontrato al nido o nella scuola materna chi, invece di proteggerli, ha alzato le mani, ha strillato oltre ogni limite, li ha puniti. E questo proprio non va giù alla comunità dei genitori delle vittime degli abusi nelle scuole. La nostra iniziativa prevede l’installazione, a nostre spese, di un sistema di videosorveglianza in una scuola o in un centro della provincia di Potenza quale segnale che si può fare assicurando la massima privacy». Sul sito internet di Sindacato di polizia penitenziaria c’è tutta la documentazione per aderire all’iniziativa che sta già riscuotendo consensi anche nel mondo della scuola. All’ipotesi delle videosorveglianza sono favorevoli soprattutto gli insegnanti: basta dare uno sguardo al gruppo Facebook ‘Professioneinsegnante.it’ che nei giorni scorsi ha lanciato un sondaggio sull’uso delle telecamere nelle scuole. Lo scenario prospettato è quello che il contenuto dei filmati possa essere visionato dalla sola magistratura e qualora ci siano pesanti denunce dopo fatti gravi. Al sondaggio hanno risposto circa mille docenti. Di essi oltre l’82% si è dichiarato favorevole all’uso delle telecamere mentre il 18% si è professato contrario. I sostenitori lo ritengono una garanzia per i casi di  maltrattamenti che spesso vengono denunciati e che spesso si risolvono con esiti negativi. I contrari temono che l’uso dello strumento tecnologico possa simunire l’autorevolezza della figura dell’insegnante. Contemporaneamente è stata lanciata una petizione, che ha già raggiunto le 82mila firme, nella quale si chiede una norma che rafforzi la figura dell’insegnante quale pubblico ufficiale e che inasprisca le pene laddove ci sono episodi di violenza conclamati, restituendo ai docenti un ruolo di primo piano e soprattutto creando un collegamento immediato con le autorità. Gli insegnanti, insomma, sembrano quasi sposare il ‘modello Var’: come avviene da settembre nel massimo campionato di calcio, infatti, le immagini registrate dalle telecamere servirebbero soltanto a chiarire episodi contestati. Il dibattito tra salvaguardia dell’incolumità di docenti e studenti e salvaguardia della privacy però continua a tenere banco. La soluzione delle telecamere in classe, infatti, non convince del tutto i sindacati. «La scuola è un ambiente educativo, pensare a telecamere in classe fa venire in mente un riformatorio, ad un carcere o al ‘Grande Fratello’: la scuola deve essere invece una comunità educante» hanno replicato concordi i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Gilda di fronte all’ipotesi di classi coperte da ‘occhi elettronici’. Il Codacons, dal canto suo, ha già fatto sapere che si tratterebbe di uno strumento fondamentale per combattere gli abusi. Il dibattito, dunque, è aperto ma è evidente che le telecamere potranno immortalare ma non arginare le azioni violente.

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domenica, 13 Maggio 2018 - 08:15
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