Camorra, ‘paranza dei bimbi’ di Forcella: 41 condanne e 14 assoluzioni in Appello Diversi imputati tornano in libertà

Pasquale Sibillo nel giorno dell'arresto avvenuto nel 2015
di Manuela Galletta

Quarantuno condanne, 14 assoluzioni. E pure qualche scarcerazione. E’ l’epilogo del processo di secondo grado a carico della «paranza dei bambini», i clan Giuliano-Brunetti-Sibillo per intenderci, quelli – composti da giovanissimi – che hanno fatto cartello per controllare Forcella e scalzare dalla scena criminale gli storici Mazzarella.
La sentenza è stata letta oggi pomeriggio dai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Napoli. Cinque pagine di provvedimento, con le quali si conferma in buona sostanza l’assunto di fondo dell’inchiesta che il 9 giugno del 2015 sfociò in 60 arresti. Quarantuno le condanne emesse, a fronte delle 55 disposte nel precedente grado di giudizio che si definì con la modalità del rito abbreviato. E 18 di queste condanne sono risultate più basse di quelle stabilite dal gip: la Corte ha concesso lo sconto di pena gli imputati vuoi perché qualche capo di imputazione è stato cancellato, vuoi perché c’è stato un ricalcolo dell’entità del vecchio verdetto. Tra i beneficiari dello ‘sconto’ c’è anche Pasquale Sibillo, da sempre indicato dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli a capo dell’omonimo gruppo criminale insieme al fratello Emanuele, il leader naturale del gruppo rimasto ammazzato in via Oronzio Costa, a Forcella, mentre stava per compiere una ‘stesa’ (insieme a Pasquale) nel regno dei rivali, i Buonerba. Sibillo è stato condannato a 13 anni e 4 mesi.
Sconto di pena anche per Manuel Brunetti (16 anni), che già scontando una condanna definitiva a 16 anni per aver ucciso la guardia giurata Umberto Concilio nel tentativo di portargli via la pistola d’ordinanza. Sconto di pena anche per Alessandro Riccio (13 anni), che lo scorso marzo ha incassato una condanna (in primo grado) all’ergastolo per l’omicidio di Massimiliano Di Franco, ex uomo del clan Misso che s’era rifiutato di affiliarsi ai Sibillo-Amirante-Brunetti-Giuliano e per questa ragione venne ucciso. Altri 23 imputati, invece, si sono visti confermare le condanne disposte in primo grado: tra questi spiccano Luigi Vicorito del clan Giuliano (20 anni), mezza famiglia Giuliano (16 anni per Antonio Giuliano; 9 anni per Daniele Giuliano, 11 anni per Guglielmo Giuliano classe 1994; 14 anni per Luigi Giuliano jr e Manuel Giuliano). Condanna confermata anche per un esponente del clan Mazzarella: 18 anni al ras Salvatore Del Prete. Condanne ma anche assoluzioni: i giudici della Corte d’Appello hanno rivisitato la sentenza emessa nel giugno 2016 dal giudice per le indagini preliminari Nicola Quatrano disponendo 14 assoluzioni. Tra gli scagionati ci sono Ciro Catino (difeso dagli Antonio Del Vecchio e Sergio Simpatico), Giovanni D’Alpino (difeso dall’avvocato Del Vecchio) e Salvatore Marino (difeso dall’avvocato Leopoldo Perone). Catino e D’Alpino furono condannati in primo grado, rispettivamente, a 6 anni e 8 anni di reclusione per l’appartenenza al clan Giuliano; Salvatore Marino, invece, venne condannato a 14 anni per la militanza nel clan Mazzarella. Tutti e tre (Catino, D’Alpino e Marino) sono stati anche scarcerati non essendo detenuti per altri procedimenti.

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mercoledì, 16 Maggio 2018 - 20:27
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