Ponticelli, la rivolta delle vittime del pizzo: tre esattori rischiano 32 anni Volevano sostituirsi ai De Micco

Procura Napoli
di Dario Striano

Salvatore Coppola, Vincenzo Tabasco e Luigi Crisai erano diventati durante le scorse festività natalizie il terrore di 10 commercianti di Ponticelli. «Approfittando del vuoto di potere criminale sul territorio» avevano riorganizzato il giro delle estorsioni nella periferia orientale di Napoli, proprio a ridosso del Natale, periodo generalmente preferito dalle famiglie criminali per vessare gli esercenti. Un modo per «imporre e dimostrare la superiorità malavitosa nel quartiere residenziale del capoluogo campano», per anni scenario di una cruenta guerra di camorra, oltreché per finanziare le casse della cosca. Per i tre ‘esattori’ del clan, accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, i pubblici ministeri antimafia Alessandra Converso e Antonella Fratello hanno chiesto in totale 32 anni di reclusione e 30 mila euro di multa. Dodici gli anni di carcere invocati per Luigi Crisai; 10 anni, invece, quelli sollecitati sia per Salvatore Coppola che oer Vincenzo Tabasco. Quest’ultimo è parente di Giovanni Tabasco, accusato – assieme a Gaetano Formicola, figlio del boss Ciro – di aver ucciso e gettato in una fossa l’amico Vincenzo Amendola.

Il rito abbreviato
Le condanne sono state invocate la scorsa settimana dai pubblici ministeri dinanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli, Chiara Bardi. Contributo fondamentale per le indagini – che a gennaio scorso portarono all’arresto dei 3 presunti estorsioni – e per le richieste di pena – pronunciate dalla procura napoletana – sono state le dichiarazioni rese dalle vittime, alcune tra queste costituitesi parte civile nel processo – che si svolge con rito abbreviato – unitamente all’associazione Fai antiracket di Ponticelli. La difesa degli 8 commercianti è infatti affidata all’ufficio legale della Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura Italiane.

Le indagini della polizia
In particolare gli esercenti, tutti di Ponticelli, interrogati dai poliziotti del commissariato locale, hanno collaborato con gli inquirenti, permettendo così di ricostruire i tentativi di estorsione di cui erano vittime. Il 36enne Salvatore Coppola, il ventenne Vincenzo Tabasco e il 34enne Luigi Crisai lo scorso Natale avrebbero imposto ai commercianti somme «che oscillavano tra i duecentocinquanta e i mille euro», evocando l’appartenenza a un gruppo criminale che, seppur «di nuova costituzione», avrebbe avuto l’obiettivo di «favorire la supremazia del clan a Ponticelli». I proventi del racket sarebbero infatti «serviti oltreché al sostentamento dei detenuti, anche alla costituzione di una nuova organizzazione camorristica che cercava l’egemonia sul territorio», per «soppiantare un altro sodalizio criminale già operante in zona», il decimato clan De Micco, protagonisti negli scorsi anni della faida con i D’Amico nella periferia est di Napoli.

La soddisfazione espressa dalla FAI
In attesa della sentenza, attesa per il prossimo 22 luglio, il presidente della FAI, Tanto Grasso, ricordando «il modello vincente della denuncia collettiva dei commercianti sperimentato nella vicina Ercolano negli anni della faida tra i Birra e gli Ascione», ha espresso soddisfazione per le pene invocate dalla procura partenopea. «Questo processo è il risultato diretto dell’azione dell’associazione antiracket di Ponticelli e parte della rete FAI, che ha coordinato la collaborazione degli operatori economici con la polizia giudiziaria. Un ringraziamento a questi commercianti coraggiosi, così come alle donne e gli uomini del Commissariato della Polizia di Stato di Ponticelli, credo sia doveroso».

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mercoledì, 30 Maggio 2018 - 10:01
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