Un omicidio commesso per «consentire ai Formicola di conservare il proprio potere criminale» offuscato dal gossip che voleva la moglie del boss impegnata in una relazione clandestina con un diciottenne mentre il marito era in carcere. Un omicidio commesso con la convinzione che la «forza dell’omertà» avrebbe protetto i responsabili. «Cosa che purtroppo è accaduta». Il pubblico ministero antimafia Antonella Fratello legge con queste parole l’assurda morte di Vincenzo Amendola, il 18enne trovato ucciso undici giorni dopo la sua scomparsa, trovato sepolto in una zona di campagna del quartiere San Giovanni a Teduccio. In poco più di mezz’ora di requisitoria, il magistrato inquirente tira le somme dell’indagine, soffermandosi sul prezioso contributo offerto da Gaetano Nunziato (che partecipò al delitto e si pentì pochi giorni dopo) e sui vani tentativi posti in essere dai due imputati di oggi di intimidire, silenziare le persone che avrebbero potuto incastrarli. Al termine della requisitoria, la richiesta di condanna è inevitabile: ergastolo per Gaetano Formicola (figlio del boss detenuto e della donna ‘accusata’ di aver avuto la relazione con Amendola) e per Giovanni Tabasco. I due sono accusati di omicidio e di soppressione di cadavere, con l’aggravante della premeditazione e della matrice camorristica. Chiesta la condanna anche di Raffaele Morra solo per la soppressione di cadavere. Nella prossima udienza, fissata per giugno, concluderanno gli avvocati dei tre imputati, Leopoldo Perone, Antonio Sorbilli e Mauro Zollo. Nel processo si è costituita parte civile la famiglia di Vincenzo Amendola, rappresentata dagli avvocati Volpe, Gambale e Lauri.
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lunedì, 9 Aprile 2018 - 15:10
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