Amendola, ucciso e sepolto dagli amici: genitori della vittima contro i 2 imputati Ma l’udienza salta alla fine del mese

Nella foto Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco, imputati per l'omicidio di Vincenzo Amendola
di Manuela Galletta

I genitori di Vincenzo Amendola si sono costituiti parte civile al processo che punta a stabilire ruoli e responsabilità nell’omicidio di Vincenzo. Un gesto di coraggio per chi, come gli Amendola, sono nati e cresciuti a San Giovanni a Teduccio. Un gesto di coraggio per chi, con quella costituzione di parte civile, si schiera di fatto, mettendoci la faccia, contro imputati che portano cognomi pesanti, contro imputati che sono collegati dagli inquirenti direttamente ai vertici del clan Formicola del ‘Bronx’. L’hanno fatto perché chiedono giustizia. Giustizia per Vincenzo, che è stato ucciso a soli 19 anni in modo barbaro da quelli che – accusa la Dda – credeva essere i suoi amici. Ma la Giustizia tarda ad arrivare. L’udienza in programma nella giornata di ieri, mercoledì 6 giugno, è saltata per astensione degli avvocati: avrebbero dovuto discutere i legali degli imputati. Invece se ne parlerà a fine mese, e stando ai rumors neppure in quella data arriverà la sentenza. Neppure in quella data si saprà quale destino riserverà il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli a Gaetano Formicola, figlio del boss ergastolano Antonio, e al cugino Giovanni Tabasco. I due sono imputati per omicidio e occultamento di cadavere: hanno attirato Vincenzo in trappola e Gaetano Formicola gli ha sparato a sangue freddo mentre Vincenzo lo implorava di risparmiarlo. A differenza di Formicola, che sta scontando una condanna definitiva per un agguato fallito a uno dei D’Amico, Vincenzo Amendola non era un camorrista, né ha avuto mai a che fare con gli affari della mala. Era un ragazzino normale, con qualche difficoltà nell’apprendimento. Viveva a San Giovanni, frequentava la zona del Bronx e nella sua ingenuità si era affezionato, diventandone amico, di Formicola. Lo seguiva ovunque, per diverso tempo era andato anche a vivere a casa sua. E proprio questa convivenza aveva iniziato a far circolare voci strane nel quartiere: la gente raccontava di una relazione tra lui e la mamma di Formicola. Raccontava, dunque, di un tradimento subito dal boss detenuto. Un affronto alla ‘famiglia’ Formicola. Che Gaetano Formicola ha lavato col sangue. La storia, orribile, l’ha raccontata un pentito Gaetano Nunziato, pure lui amico di Formicola e Tabasco. Pure lui addentro al ‘sistema’, anche se con un ruolo da piccolo delinquente. Era presente all’omicidio, e aiutò i compagni a sotterrare Vincenzo in una zona di campagna di viale 2 Giugno. S’è pentito poche settimane dopo perché temeva che Formicola e Tabasco si sarebbero liberati di lui nel timore che potesse collaborare e rovinarli. E grazie al suo racconto, grazie al lavoro della procura e delle forze dell’ordine che hanno trovato i dovuti riscontri a quelle dichiarazioni, il pm antimafia Antonella Fratello (titolare delle indagini) ha chiesto l’ergastolo per Formicola e Tabasco. Ma per la sentenza bisognerà attendere ancora.

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giovedì, 7 Giugno 2018 - 12:15
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