Direzione Pd, soap opera infinita: Orlando torna a chiedere il Congresso «Non si capisce chi detta la linea»

Andrea Orlando
Il vice segretario nazionale del Pd Andrea Orlando

Quando senti parlare gli esponenti del Pd dei problemi in casa del Pd, sembra  di imbattersi in una puntata di Beautiful. Puoi non vedere per anni la soap più longeva degli Stati Uniti, ma una volta che decidi di sintonizzarti sulla milionesima puntata è come se non ti fossi perso nulla. C’è sempre Brooke, con qualche ruga in più a testimoniare il tempo trascorso, combattuta tra Ridge e un nuovo amore. Ci sono sempre le solite guerre interne alla Forrester, le lotte tra fratelli, padri, figli, cugini per la scalata alla casa di moda. Nel Pd è pressapoco così. E’ dal giorno delle Politiche che il tempo sembra essersi fermato. E’ dalla disfatta, per i ‘dem’, del voto che torna sempre lo stesso stanco ritornello: Congresso subito per chiarire chi detta la guida del Pd. E a intonarlo è quasi sempre l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, uno dei più accesi contestatori (interni) di Matteo Renzi, che s’è dimesso da segretario dopo la batosta elettorale ma che nei fatti continua a influenzare le scelte del partito, si veda su tutti il ‘no’ che il Pd ha dovuto oppure all’alleanza di Governo proposta dai Cinque Stelle benché una fazione, includente pure Orlando, fosse invece orientata a salire al potere coi rivali dei cinque stelle.
Questa mattina Andrea Orlando, in occasione del suo intervento a un convegno promosso dai Socialisti e democratici del Parlamento europeo, è tornato sul punto della ‘direzione’ del partito. «Abbiamo l’esigenza di aprire una fase radicalmente nuova e dobbiamo dire cambiamo le regole e andiamo subito a congresso, perché non possiamo stare in una posizione di limbo dove non si capisce chi detta la linea. Rischiamo di perdere ancora più voti». «Capiamo come far partecipare i cittadini e la nostra base a una discussione politica e come si arriva a un cambio di classe dirigente e di leadership – ha aggiunto -. Bene gli appelli dei padri nobili ma non facciamo di loro i riferimenti per il futuro. Quando diciamo di aprire una nuova fase non vuol dire tornare ad una fase precedente». Ai giornalisti che gli hanno chiesto se il Pd di Renzi non esiste più Orlando ha risposto che «quella di Renzi è stata una stagione politica della quale abbiamo fatto tutti parte, che però a mio avviso è sopravvissuta oltre il quadro generale – ha concluso – . E’ la terza via di Blair, che nel nostro Paese è arrivata tardi quando non aveva più senso».

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sabato, 9 Giugno 2018 - 16:03
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