Genova, gli sfollati che hanno perso tutto «Fateci prendere le medicine, è difficile reperire alcuni particolari farmaci»

Il ponte Morandi dell'A10 crollato a Genova il 14 agosto 2018
di Manuela Galletta

C’è chi, in quella casa ormai sgomberata e condannata all’abbattimento, tiene conservati documenti per l’accesso a visite specialistiche prenotate da tempo e prossime ad arrivare. Chi, ancora, ha conservato nei mobili medicine costose e difficili da trovare, indispensabili per la propria salute. C’è chi, semplicemente, chiede di recuperare gli effetti personali più cari.
Quasi 48 ore dopo l’ecatombe di Genova, nei centri di fortuna allestiti per sistemare le 623 persone sgomberate a scopo precauzionale serpeggia la disperazione di aver perso ogni cosa. Serpeggia la disperazione di non poter far fronte a urgenze, anche di salute, perché non è possibile rientrare nei propri appartamenti.
E’ una storia amara quella che stamattina restituisce il viaggio nei centri che il Comune ha dovuto predisporre insieme ai centri sociali. «Mio suocero – racconta – ha necessità di medicine che sono difficili da reperire soprattutto in questo periodo festivo. E’ anziano e con gravi problemi di salute e le sue medicine sono rimaste in casa». I vigili del fuoco stanno facendo il possibile. Ci sono squadre di pompieri organizzate apposta per entrare in quei palazzi che si stagliano sotto a ciò che resta del ponte Morandi e che sono stati evacuati perché c’è il timore che il pezzo rimasto in piedi possa crollare. Annotano nomi e cognomi delle persone che hanno bisogno di medicine e di documentazione sanitaria, scrivono indirizzo e volano dentro gli stabili. Un’altra squadra, invece, sta scortando i cittadini dentro quelle abitazioni che non sono a rischio diretto crollo, allo scopo di consentire loro di ritirare gli effetti personali.
Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, intanto, ha annunciato che «già nei prossimi giorni ci saranno trenta case disponibili per gli sfollati a causa del ponte Morandi. Altre cento arriveranno più tardi ma l’impegno è di dare una casa a tutti entro la fine dell’anno». Nell’attesa, però, gli sfollati – quelli che non hanno trovato sistemazione tra amici o parenti – si sono visti aprire le porte dalla Diocesi di Genova. «La diocesi è a disposizione per più di 200 ospitalità. Siamo pronti», ha dichiarato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita di Genova, ai microfoni di ‘Unomattina estate’.

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giovedì, 16 Agosto 2018 - 15:33
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