Carte di credito clonate, migliaia i casi di truffe in Italia: 3 arresti e 10 indagati Acquistati orologi, auto e carburante

Guardia di Finanza

Sul ‘dark web’ o sul mercato nero, per lo più napoletano, avveniva l’acquisto di alcuni dei dati dei titolari di carte di credito; per completarli, al telefono con istituti di credito o con gli uffici anagrafe dei Comuni, si spacciavano per clienti della banca, per carabinieri o per gli intestatari dei documenti; attraverso una società finanziaria, avveniva l’hackeraggio con la conseguente creazione di carte virtuali. E’ il modus operandi di un gruppo di presunti truffatori che ha fatto migliaia di vittime in tutta Italia e che è stato portato alla luce da un’inchiesta della procura di Vallo della Lucania e delegata alla Guardia di Finanza di Salerno. In carcere, stamani, sono finite tre persone, gli avellinesi G.M. e A.L., ritenuti dagli inquirenti gli ideatori delle truffe, e il salernitano E.A.. Le accuse, a vario titolo sono di associazione per delinquere, indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito, sostituzione di persona, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e autoriciclaggio. Risultano, inoltre, indagate altre 10 persone, coinvolte nella frode, per riciclaggio.

L’origine dell’indagine
L’inchiesta è stata avviata lo scorso anno a seguito di una denuncia raccolta dai baschi verdi. Pedinamenti, analisi dei flussi finanziari, intercettazioni telefoniche e indagini dei flussi bancari hanno permesso di individuare una complessa attività di phishing telefonico e di hackeraggio compiuta, secondo l’impianto accusatorio, dagli indagati per ottenere i dati bancari e personali di ignare persone al fine di clonare le loro carte di credito. A.L., per gli investigatori, date le sue competenze informatiche, era l’incaricato di reperire i numeri delle carte. Queste ultime sarebbero state, infatti, acquistate, per circa 35 euro ciascuna, sul ‘dark web’. Per far sì, però, che con quelle carte si potessero disporre operazioni di pagamento, era necessario associare numeri di telefono a cui far inviare i messaggi con i codici della banca. Numeri che sarebbero riusciti ad ottenere, al telefono, sostituendosi ai reali intestatari o spacciandosi per maresciallo dell’Arma dei carabinieri, parlando con gli uffici anagrafe di molti comuni italiani o con i call center degli istituti di credito. I soldi raccolti con la presunta frode sono stati utilizzati, rivelano le risultanze investigative, per il pagamento di cartelle esattoriali e di bollette, per acquistare online una barca, un’auto di lusso, televisori e strumentazioni di ultima generazione, canoe e arredi per il bagno.

Carburante acquistato e rivenduto a soggetti compiacenti
Molto spesso, però, sarebbero serviti per comperare, su internet, schede carburante di diversi gestori per poi acquistare gasolio da rivendere a soggetti compiacenti alla metà del prezzo, da 1,60 euro a 0,80. Per non lasciare traccia delle transazioni, sarebbero stati acquistati anche dei bitcoin utilizzati su siti di e-commerce. Sarebbero stati simulati acquisti di pacchetti vacanze in un albergo dell’Albania. La struttura ricettiva albanese avrebbe trattenuto il 40% di quanto pattuito, un altro 20% sarebbe andato ad un mediatore, il restante 40%, nelle tasche degli autori della frode.

Il denaro ‘ripulito’ tramite numeri di telefono a pagamento
I finanzieri della compagnia di Agropoli, supportati anche dai colleghi del nucleo speciale tutela privaci e frodi tecnologiche di Roma, hanno ricostruito anche una tecnica innovativa di ripulitura del denaro attraverso l’acquisto, per migliaia di euro, di ricariche telefoniche che sarebbero servite per chiamare un numero telefonico a pagamento di quelli ‘a valore aggiunto’ intestato ad una ditta, la ‘Happy Days’ da cui prende il nome l’indagine, intestata ad un tale N.F. di Salerno. Una centralinista era incaricata, a tempo pieno, di ‘svuotare’ le carte ricaricabili stando al telefono con il numero a pagamento. «Happy Days anche perché allude alla contentezza e alla soddisfazione di poter spendere quei soldi che non erano stati guadagnati», sottolinea il comandante provinciale di Salerno della Guardia di Finanza, il generale Danilo Petrucelli, facendo riferimento alla felicità che non avrebbero nascosto, parlando al telefono mentre erano intercettati, gli indagati. I soldi non spesi online e accumulati sui conti di società ‘di comodo’ sarebbero stati prelevati agli sportelli bancomat o trasferiti a conti correnti, anche esteri, intestati agli indagati.

Sequestrati orologi preziosi, conti correnti e beni di valore
Durante le 18 perquisizioni, i militari delle Fiamme Gialle hanno sequestrato, a persone totalmente sconosciute da anni al Fisco, una Ferrari California cabrio di colore rosso del 2009 del valore di 130mila euro, conti correnti, un orologio Rolex di 10mila euro, un’imbarcazione e altre costose autovetture. Totale dei sequestri, oltre un milione di euro. Sono state rinvenute e sequestrate anche due pistole senza matricola che, secondo il procuratore capo di Vallo della Lucania, Antonio Ricci, danno la misura «del livello delinquenziale dei soggetti interessati» perché «tendevano a difendersi, forse, o anche a fare altro con le armi trovate in possesso». I truffati, spiega Ricci, «sono migliaia in Italia. Ora stiamo cercando di individuarli per consentire loro di costituirsi parte civile o comunque di contribuire alle indagini»

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giovedì, 11 Aprile 2019 - 13:41
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