A Torino maltrattamenti e minacce ad alunni delle elementari, bimbi costretti a farsi la pipì addosso: arrestata maestra

Torino Scuola Leone Sinigaglia
L'istituto Leone Sinigaglia

La polizia municipale di Torino ha arrestato una maestra di 45 anni, in servizio alla scuola elementare ‘Leone Sinigaglia’ di corso Sebastopoli, accusata di avere maltrattato negli ultimi anni gli alunni, in particolare quelli più piccoli iscritti alla prima, attraverso violenze psicologiche e fisiche. La maestra, che ora si trova ai domiciliari, avrebbe inoltre intimato ai bambini di non riferire nulla a casa, minacciandoli di «gravi conseguenze».

Durante la lunga attività di indagine, gli inquirenti hanno ascoltato le piccole vittime e i genitori. Questi ultimi hanno descritto con dovizia di particolari i maltrattamenti subiti dai loro figli e le gravi conseguenze dovute alle violenze. Alcuni bambini, in particolare, hanno accusato problemi di insonnia, ripetuti incubi; altri si rifiutavano piangendo di andare a scuola nei giorni in cui era presente la maestra. E ancora, c’è chi ha manifestato disturbi di incontinenza notturna e chi addirittura, visto che la maestra vietava loro di andare in bagno, è stato costretto a farsela addosso, rimanendo bagnato per lungo tempo. In un’occasione, un bimbo è stato obbligato a pulire con carta igienica i residui di urina sul pavimento della classe, piangendo per l’umiliazione subita.

La testimonianza dei genitori
«Per rimproverare – afferma il padre in una bimba – i bambini la maestra era solita scagliare i portapenne o strapparli. A mia figlia è capitato di essere stata costretta ad andare in un bagno molto sporco, uno dei pochi agibili, perché non voleva utilizzare il bagno turco. I nostri figli erano spaventati. In due hanno dovuto cambiare scuola». L’uomo racconta di avere segnalato i comportamenti «piuttosto originali» dell’insegnante, insieme ad altri quattro genitori, già a ottobre. «Una vice dirigente – sottolinea – ci promise che la maestra non avrebbe più messo piede nella classe dei nostri bambini. Ma poi, a marzo, con la scusa della carenza di organico, è tornata».

Le indagini su chi era a conoscenza dei maltrattamenti
E’ al vaglio degli investigatori anche la posizione di chi, pur sapendo dei maltrattamenti, non è intervenuto, anche in relazione all’obbligo in capo alle direzioni scolastiche di riferirne, quali pubblici ufficiali, all’autorità giudiziaria e all’Ufficio scolastico regionale. Secondo gli inquirenti, la maestra avrebbe tenuto i medesimi comportamenti in scuole diverse. La polizia ha quindi invitato altri genitori in possesso di indizi a recarsi al reparto di polizia di prossimità di via Bologna o alla Procura della Repubblica.

La maestra si difendeva sui social già nel 2018
«L’ultimo tentativo disperato per difendermi da delle persone ignobili che mi stanno calunniando e descrivendo come un mostro, una delinquente priva di scrupoli e stanno cercando di rovinarmi la vita». Scriveva questo su Facebook nel 2018 la maestra torinese. «Dopo anni passati a cercare il bene anche a costo di pagarne le conseguenze con una bassa popolarità – era il testo – mi trovo davanti a delle calunnie a cui non riesco a fare fronte e nessuno riesce ad aiutarmi. Per questo, anche se il bene si fa in silenzio, dopo anni di sofferenza, ho deciso di pubblicare ciò che sono, che quasi sicuramente non servirà, ma non posso aspettare di morire schiacciata dalla sofferenza e dalla cattiveria della calunnia». Il post è seguito dalla pubblicazione di alcune lettere di ringraziamento dei suoi alunni.

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venerdì, 3 Maggio 2019 - 12:56
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